giovedì 30 luglio 2009

Tutti fermi...n.2

Continuano i problemi della distribuzione di combustibile in Mozambico, anche se fortunatamente qui a Beira i disagi sembrano essersi ridotti. Non si vedono piu' le lunghe code di macchine e chapa alle pompe di benzina. Si legge invece di problemi di code infinite di macchine a Maputo e dintorni, dove molte stazioni di servizio hanno interrotto la vendita di carburante. Il governo assicura che non siamo di fronte ad una rottura di stock e che il paese ha riserve suffcienti di combustibile. Sembra invece che il problema derivi da un braccio di ferro tra il governo e le aziende private distributrici di combustibile nel paese. Le aziende private, riunite nell’associazione nazionale Amepetrol, sostengono che i prezzi ribassati imposti dallo stato hanno causato l’anno scorso perdite per l’equivalente di circa 141 milioni di euro, considerando il rialzo dei prezzi del petrolio sui mercati internazionali. Amepetrol sostiene che il governo non stia facendo abbastanza per arginare il problema. Da una parte le aziende private si lamentano pubblicamente, dall'altra il ministro per l'Energia Salvador Namburete si stupisce di come Amepetrol possa attaccare pubblicamente il governo, mentre gia' sono in atto colloqui tra le parti per risolvere la situazione. Di recente il ministro per l’Energia aveva gia' affermato che le aziende potranno contare su sovvenzionamenti pubblici, riuscendo così a mantenere bassi i prezzi e alti i profitti. In attesa di un accordo sull’entità delle sovvenzioni, però, Amepetrol ha tagliato le vendite del 40%. Oggi il quotidiano Noticias sottolinea che i colloqui tra governo e aziende continuano. Secondo il giornale O Pais, la società statale Petromoc garantirebbe, da sola, il rifornimento in tutto il paese, impegnandosi ad aumentare la vendita per sopperire ai tagli dei privati (Petromoc sta gia' distribuendo circa 20 milioni di litri in piu' al giorno). Alcuni osservatori sostengono che il governo non intende aumentare i prezzi dei carburanti al pubblico anche in previsione delle elezioni presidenziali, in programma in Ottobre.
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Come a Milano... n.2


Pazzesco!!
Questa mattina sono uscito di casa e non riuscivo a vedere al di la' del cancello. Una fitta nebbia ha avvolto completamente la citta'. Pare che addirittura sia bloccato il traffico aereo... manco fossimo a Linate!!
Forse lo stanno facendo apposta per prepararmi pian piano al ritorno in patria...

mercoledì 29 luglio 2009

Associazione Sokos

La paura di vivere
Intervista alla dott.ssa Ciccarello, direttrice sanitaria dell'associazione Sokos, che garantisce assistenza medica ai migranti anche in tempi di pacchetto sicurezza.
[leggi l'intervista su peacereporter]

Mestre John Djembe

Mestre John Djembe da settembre sara' in Italia, a Genova.
Per chi fosse interessato a lezioni di djembe o danze africane:
joaochoneca04@yahoo.com.br



martedì 28 luglio 2009

20 miliardi? No grazie!

Intervista a Mamadou Cissokho
20 miliardi? No grazie!
I soldi promessi dai G8 nell’ultimo vertice non favoriranno lo sviluppo dell’agricoltura in Africa, il cui futuro deve essere invece nelle mani delle istituzioni del continente. A dirlo è il presidente onorario della Rete delle organizzazioni contadine e dei produttori agricoli dell’Africa Occidentale (Roppa), il senegalese Mamadou Cissokho
[continua a leggere su nigrizia]

Nobel per la Pace 2010 alle donne africane

L’assegnazione del premio Nobel per la pace 2010 alle donne africane: è l’obiettivo di una campagna di raccolta firme del Cipsi, un “ombrello” che riunisce 42 organizzazioni non governative (ONG) italiane operative nel continente. Per inviare la candidatura alla Commissione Nobel e sensibilizzare “sul protagonismo delle donne africane in tutti i settori della vita e del loro impegno costante nella costruzione della pace” gli organizzatori della campagna contano di raggiungere almeno due milioni di firme.
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Maggiori informazioni su www.noppaw.org

AIDS: promesse non mantenute

SIDA/AIDS: promesse non mantenute, il Nord si tira indietro.
Non verrà rispettata la scadenza del 2010 per un accesso universale ai trattamenti della sindrome da immunodeficienza acquisita (sida/aids) e sarà ancora una volta il Sud del mondo, in particolare l’Africa, a subire le conseguenze dell’ennesima promessa non mantenuta. L’amara costatazione è stata espressa da Michel Kazatchkine, direttore esecutivo del Fondo globale per la lotta all’Aids, la tubercolosi e la malaria, durante una visita di tre giorni in Etiopia. Pur sottolineando “straordinari progressi” nella lotta contro il Viu/Hiv nel continente nero – il più colpito dalla malattia – Kazatchkine ha ricordato che a oggi soltanto il 35% degli africani ha accesso alle cure antiretrovirali, un tasso che potrebbe aumentare fino al 75% nel 2010. L’impegno a garantire un accesso universale ai trattamenti era stato preso dai governi dei paesi del G8 nel 2005 ma la crisi economica mondiale ha fatto passare le politiche sanitarie in fondo alla scala delle priorità. Sembra così caduto nel vuoto anche l’appello dei partecipanti alla recente conferenza mondiale sulla sida/aids che si è tenuta in Sudafrica, secondo i quali non bisogna ridurre fondi già insufficienti ma al contrario correggere squilibri inaccettabili tra Nord e Sud del mondo. In un’intervista di pochi giorni fa al quotidiano francese ‘Liberation’, Kazatchkine si era detto “angosciato” dai ripensamenti sugli aiuti e “molto deluso” dall’ultimo G8 dell’Aquila, caratterizzato da un “silenzio assoluto” sulla sida/aids, la tubercolosi e la malaria. “C’è da temere che il divario tra Nord e Sud si allarghi di nuovo” aveva aggiunto il medico francese, evidenziando che il decollo dei programma di lotta alla malattia in Africa si trova ora minacciato dalle incertezze sugli aiuti finanziari a breve scadenza. E ancora, aveva ipotizzato il dirigente del Fondo globale, “qualora una pandemia di febbre suina esplodesse in autunno – e sarebbe una catastrofe – vedremmo i paesi sviluppati sbloccare miliardi di euro o dollari per sradicare la minaccia nel Nord. Ma per il Sud? Senza contare che sono somme ridicole se paragonate a quelle inghiottite dal mondo della finanza. C’è qualcosa che non va in questo mondo – aveva concluso – si trova denaro quando si vuole, ma non per salvare le vite di milioni di ammalati”.
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26 Luglio 2009

Compleanno in spiaggia!!







Foto by J

lunedì 27 luglio 2009

Mozambico: sovvenzioni a petrolieri

Sovvenzioni a petrolieri per sostenere consumi popolari.
Le aziende fornitrici di prodotti petroliferi potranno contare su sovvenzionamenti pubblici: lo ha annunciato il ministro per l’Energia, Jaime Himede, secondo il quale il governo vuole scongiurare una penuria di carburante nelle città. All’origine della decisione c’è il timore che i prezzi bassi della benzina, imposti dallo stato a sostegno delle categorie popolari, spingano i fornitori a ritirarare i prodotti dal mercato. In Mozambico, un paese che dipende dall’estero per soddisfare il fabbisogno nazionale di carburante, il prezzo della benzina è più basso che in molti altri paesi dell’Africa australe. L’intervento del governo precede di alcuni mesi le elezioni presidenziali, in programma il 28 Ottobre. Oggi è stata formalizzata la candidatura di Afondo Dhlakama, storico dirigente del Renamo, il principale partito di opposizione. A esser favorito è però il capo di stato Armando Guebuza, dirigente del Frelimo, sempre al governo durante e dopo il conflitto civile concluso nel 1992.
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giovedì 23 luglio 2009

Foto in universita'

...girando per i corridoi...


Cortile interno dell'universita'
(visuale dal nostro ufficio, il Dipartimento di Medicina)


Parte del giardino botanico dell'universita'
(sullo sfondo il campo da calcio dello Sporting Club)


Dettaglio del murales realizzato dagli
studenti all'ingresso dell'universita'


Almeno in universita' un tentativo di
ridurre le barriere architettoniche


A Beira una serratura non basta!


Estacionamento das bicicletas
(in primo piano La Ponderosa)


All'ingresso del nostro ufficio


Dettaglio della facciata dell'universita'
(in molti edifici a Beira e' utilizzata la stessa tecnica, con
lastre per riparare l'interno dai forti raggi solari)

mercoledì 22 luglio 2009

Tutti fermi...

E io che volevo andare in giro con il mio gippone a fare il maranza per le strade di Beira. E invece niente. Macchina ferma a casa. Non c'e' diesel in citta'. Sembra che gia' da alcune settimane ci siano problemi nel rifornimento di diesel e benzina in Mozambico.

Leggendo un articolo del 7 luglio del giornale Noticias sembra che la ditta che importa diesel e benzina in Mozambico, la IMOPETRO, abbia garantito una quantita' sufficiente di combustibile per il paese (era previsto per il 7 luglio l'arrivo di una nave nel porto di Beira con 7.000 tonnellate di diesel). Sempre secondo Noticias, il problema sembrerebbe legato ad un problema nella rete di distribuzione interna al paese:
“Não sabemos ao certo o que se terá passado, mas é preciso dizer que existe diesel e não havia razões para se ter gerado o problema que se gerou. Hão-de ter falhado certamente alguns procedimentos na distribuição a partir da cidade da Beira, mas nunca houve ruptura de stocks."
Sul sito Canal de Mocambique si legge, in un articolo del 15 luglio, che i problemi relativi alla distribuzione di combustibili sono lontani dall'essere risolti. La responsabilita' sarebbe dei problemi nel canale di accesso al porto di Beira, con conseguente difficolta' per le navi di grandi dimensioni di attraccare per scaricare il combustibile trasportato. Questa spiegazione e' gia' stata usata in passato, anche se molti fanno notare come sia poco credibile, visto che il porto e' dotato di macchine per dragare il canale e regolarne la profondita'.
Comunque c'e' gia' l'indicazione per le pompe di benzina di non vendere combustibile alle persone che si presentano con enormi quantita' di taniche, come e' gia' successo settimana scorsa a Chimoio. Esiste infatti un mercato parallelo che sfrutta la situazione rivendendo benzina e diesel a prezzi aumentati una volta finite le riserve nelle pompe. E l'effetto della crisi ha gia' provocato difficolta' nei trasporti pubblici: i trasporti semi-collettivi (chapa-100) hanno gia' alzato i prezzi e ridotto le abituali rotte.

Hai voluto la bicicletta!?...

Cidade da Beira

Ho trovato alcuni filmati che mostrano la Beira del passato.
In un mio vecchio post Buon compleanno Beira! si possono trovare foto della citta' di ieri e di oggi.





Riso mozambicano

Aumenta produzione di riso, si conferma tendenza regionale
In Mozambico la produzione di riso è aumentata quest'anno in modo significativo: lo documenta un rapporto diffuso dal ministero dell’Agricoltura, secondo il quale il raccolto del 2009 ha superato del 34% quello del 2008. Secondo le stime, pubblicate oggi con grande evidenza dal quotidiano Noticias, la produzione ha raggiunto quota 260.000 tonnellate a fronte delle 190.000 dello scorso anno. Di recente il ministro dell’Agricoltura Soares Nhaca aveva sostenuto che i raccolti più abbondanti sono stati possibili anche grazie a un programma di investimenti del governo, fondato su incentivi fiscali e sulla distribuzione di sementi e macchinari. In Mozambico l’aumento della produzione di riso si inserisce nel contesto di un anno positivo per la “sicurezza alimentare”. Sulla base dei dati del governo, tra il 2008 e il 2009 la produzione nazionale di generi alimentari è aumentata del 14%. Progressi, questi, in linea con una tendenza regionale: in uno studio della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (Sadc), si sostiene che nella stagione 2008-2009 il deficit cerealicolo dell’area si è ridotto da tre milioni e 680.000 tonnellate a un milione e 600.000 tonnellate.
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martedì 21 luglio 2009

Djembe!!

Tutto e' cominciato qualche mese fa, quando ho deciso di cambiare la pelle del mio djembe perche' troppo spessa...
Sabato mattina. Ore 6. La mia sveglia abituale nel fine settimana (!?!?). Con ancora la cispa sugli occhi salgo in macchina. Neanche il tempo per la colazione. Io Joao e Jongue andiamo in cerca di pelle. Pelle di cabrito (capretto) per l'esattezza. E dove trovi pelle di cabrito a Beira? Al mercato del Maquinino. Ma non proprio al mercato. Con la macchina entriamo in un vicolo. Strada sterrata piena di pozze d'acqua, piccoli laghetti nel centro citta'. Salgo sul marciapiede per aggirare gli ostacoli. Ovviamente braccio penzolante fuori dalla macchina e strombazzata per far saltare la vecchia. Insomma tamarro beirense (Baggio style! nda).
Arriviamo sul posto. Mi dicono di rimanere in macchina. E' meglio che non vedano il muzungu, potrebbero cambiare il prezzo. Aspetto. Esce Joao. Ok puoi entrare. Lo seguo attraverso una porticina. Corridoio stretto. Buio. Pozze di fango per terra. Odore forte indefinito. Alla fine del tunnel vedo ... la luce!!! Mi si apre davanti un cortiletto sul retro della casa. Gruppetto di persone in piedi. All'istante si girano tutti e mi fissano. Che ci fa qua un muzungu? Imbarazzo. Sorriso di circostanza. Ola bom dia. Nessuna risposta. Si girano dall'altra parte. Ma che posto e' questo? Penso. Pochi secondi e capisco. Qua la gente porta ad ammazzare il proprio cabrito o a comprare pezzi di cabrito (la carne di capretto e' molto saporita, e la testa di cabrito qui e' una prelibatezza!). Lo spettacolo e' abbastanza cruento. Da una parte tutti gli animali ammassati che si agitano. Dall'altra gente che litiga e si contende questo o quest'altro cabrito - Il mio era quello nero! - No!! Il tuo c'aveva una macchia bianca sul culo! - E cosi' via. Nel mezzo tre ragazzetti continuano senza sosta il lavoro. Come in una catena di montaggio. Prendi il capretto. Tieni il capretto. Sgozza il capretto. Appendi il capretto. Scuoia il capretto. Taglia il capretto. E via un altro capretto. Una sosta ogni tanto per affilare i coltellacci. Con i ragazzetti che saltellano a piedi nudi in una pozza rossastra. La classica scena Pulp...sanguemmerda! L'ideale per le sei di mattina con il nulla nello stomaco. Tra un cabrito e l'altro uno dei ragazzi litiga con Jongue per un vecchio debito. Io non alzerei la voce con uno che comincia la giornata decapitando animali con la mannaia! Penso. Poi le cose si sitemano. E inizia la contrattazione per le pelli. Ce ne servono tre. Ci sara' il 3x2? Alla fine la spuntiamo per 20 Meticais ogni pelle. Scopro che a me una pelle sarebbe costata 150 Meticais! Bastardi. Mettiamo il bottino in un sacchetto nel baule. Un profumo inebriante invade lentamente la macchina. Torniamo a casa.


Sono le 8 di mattina e io sono gia' distrutto. E ancora non abbiamo fatto nulla. Adesso ci tocca pulire la pelle dai brandelli di carne. Lavarla. Smontare i djembe togliendo tutte le corde. Montare la pelle ancora bagnata sulla base del djembe (a me e' toccato il capretto nero!). Tagliare la pelle che avanza. Cambiare tutte le corde. Finiamo verso mezzogiorno. Io non ce la faccio piu'. Anche se in realta' non ho fatto un granche'. Hanno lavorato di piu' gli amici esperti. Adesso dobbiamo lasciare il djembe al sole per due settimane per far seccare bene la pelle prima di tenderla.







Dopo quasi tre settimane io e Joao non vediamo l'ora di finire l'opera. Recuperiamo il djembe dal tetto. Tutto e' pronto. Iniziamo a tirare le corde. Alla terza corda. TAC! Si rompe. Nooo!!! Niente panico. La sistemiamo con un bel nodone. Continuamo. TAC! Si spezza un'altra corda. Uno stormo di santi si alza in volo. Non ci possiamo credere. Rivivo il momento esatto in cui il venditore mi ha assicurato sulla resistenza della corda. Lo maledico. Non c'e' niente da fare. Bisogna smontare tutto e ricominciare. A me viene da piangere. Joao mi vede atterrito. Decide di fare da solo. Nelle settimane seguenti si procura un'altra pelle (non voglio sapere come!), compra una nuova corda e ricomincia. Ma sul piu' bello...SBAM! Cede l'anello di metallo che serve a tendere la pelle. Madonne in lingua locale. Ma Joao non e' uomo che si arrende facilmente. Sistema l'anello, uccide a morsi la nonna dei vicini, e ne usa la pelle. Ricomincia. Corda nuova. Anello a posto. Tira di qua, tira di la'. STRAP! Squarcio nel bel mezzo della pelle. Quando Joao me lo racconta rimango immobile, una maschera di cera. Rinuncio. Non suonero' mai piu' un djembe in vita mia. Piuttosto mi tamburello sui coglioni!! Ma Joao continua. Imperterrito.
E dopo settimane e settimane di attesa...finalmente ho riabbracciato la creatura! E domenica scorsa lo abbiamo accordato. E io che ero abituato con la chitarra, dieci minuti e via. Per accordare stu cazz'e'ggembe c'ho lasciato il sangue sulle corde. Letteralmente! Mani devastate. Ma soddisfazione enorme!!

Caffe'

Apre a Kampala la prima industria di caffe' di tutta l'Africa
È il primo paese produttore di caffè in Africa ad aver costruito una torrefazione e una fabbrica per inscatolare il prodotto finito ed esportarlo in Europa: l’Uganda ha accolto con soddisfazione la notizia che 40 operai lavorano da Lunedì in una fabbrica gestita da “Good African Coffee”, società a capitale ugandese. Con una capacità annuale pari a tre milioni di tonnellate di caffè, l’impianto è il primo esempio in Africa di un ciclo di produzione completo per un prodotto lavorato ed esportabile sui mercati occidentali. “Grazie alla fabbrica – ha detto Andrew Rugasira, amministratore delegato della società – possiamo dimostrare che anche in Africa sappiamo produrre articoli di qualità, da poter vendere sui mercati europei”. Nata nel 2003, la Good African Coffee è impegnata in un dettagliato processo di produzione che va dalla coltivazione del caffè, grazie ad accordi con 14.000 piccoli agricoltori, alla torrefazione e all’imballaggio per l’esportazione. “Questo – ha detto il presidente Yoweri Museveni, partecipando all’inaugurazione della fabbrica – è un piccolo passo nel processo di liberazione dal lavoro degli altri”. Secondo i dati forniti dalla società, il caffè non lavorato viene venduto sui mercati internazionali al prezzo di poco meno di un euro al chilogrammo, mentre dopo essere torrefatto e lavorato il suo prezzo è di 12 euro al chilo. In Uganda, sono più di un milione le persone impiegate nella coltivazione del caffè.
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venerdì 17 luglio 2009

La Timbila Chopi


Mbila (plurale Timbila) e' uno strumento musicale a percussione, del tipo xilofono, tradizionale della comunita' Chope nel sud del Mozambico (Chope o XiChope: piccolo gruppo di lingue del nord della provincia di Gaza e della provincia di Inhambane: lingua bantu, della famiglia Niger-Congo).
Viene generalmente suonato in orchestre composte da cinque a trenta Timbila, di varie dimensioni e tonalita'.
La Timbila e' fatta con un legno altamente risonante dell'albero mwenje (sneezewort tree = Achillea ptarmica). Sotto ogni tavoletta (tasto) di legno, e' legata una cassa di risonanza fatta di calabashes (in portoghese Cabaça o porongo).

La cassa di risonanza e' pressata con cera d'api, e ricoperta con l'olio del frutto nkuso, che dona alla Timbila il tipico suono nasale e le caratteristiche vibrazioni.
Le orchestre sono composte da maestri e apprendisti di differenti eta', con i bambini che suonano insieme agli anziani. Ogni anno vengono composti nuovi brani suonati ai matrimoni o in altri eventi comunitari.
I ritmi di ogni tema sono complessi, il suonatore deve eseguire differenti ritmi con le due mani. Strettamente legate alla musica sono le danze timbila, eseguite da due a dodici ballerini davanti all'orchestra. Ogni concerto include la solenne musica m'zeno, ballata e suonata lentamente e dolcemente.
I testi, pieni di umorismo e sarcasmo, parlano di temi sociali contemporanei e fungono da cronaca degli eventi comunitari.
La maggior parte dei suonatori di Timbila e' ormai anziana. Nonostante molti maestri abbiano iniziato a trasmettere quest'arte a giovani musicisti, includendo anche ragazze nell'orchestra o nel gruppo di danza, i giovani stanno pian piano perdendo i contatti con questa eredita' culturale. In aggiunta, la deforestazione ha ridotto la disponibilita' del legno necessario per produrre la particolare sonorita' della Timbila.

Nel 2005 la Timbila mozambicana e' stata dichiarata dall'UNESCO patrimonio culturale dell'umanita'.




Uno dei piu' grandi suonatori di Timbila e' Venancio Mbande


Un altro famoso gruppo mozambicano: Timbila Muzimba


Timbila Festival (bello!!)

www.pt.wikipedia.org
www.unesco.org

Un giorno in Uganda

Oggi sul sito di Repubblica ho trovato il video "Un giorno in Uganda al reparto maternita'", che parla del lavoro della ONG Medici con l'Africa CUAMM.

[guarda il video su Repubblica]

giovedì 16 luglio 2009

Beira, Mozambique!

3 video che ho trovato su youtube. Beira ripresa dall'auto. Strade familiari, che percorriamo tutti i giorni...


(Macuti e' la zona dove abitiamo noi!)



Rwanda, un paese che vive

Dal 3 al 26 luglio 2009, durante la "Festa in Comune", presso il Giardino Palazzo Esposizioni (piazza Calzolaio d'Italia) a Vigevano, sara' possibile visitare dalle 19 alle 24 la mostra fotografica "Rwanda, un paese che vive".
La mostra raccoglie 45 fotografie, tutti scorci di vita quotidiana, scattate dai volontari di UMUDUFU che negli ultimi anni sono andati in Rwanda a seguire l'andamento dei progetti realizzati dall'associazione.

Progetto NIRVA

“La scelta del migrante o della migrante di ritornare nel proprio paese d’origine come possibile opzione del processo migratorio è l’imprescindibile premessa dello strumento del ritorno volontario assistito”: con queste parole è stata presentata da un gruppo di organizzazioni l’iniziativa ‘Ritornare, volontariamente. Per ricominciare’ destinata ad aiutare quanti tra i migranti residenti in Italia hanno il desiderio di tornare nei paesi di origine per avviare lì proprie attività. Il progetto rappresenta la fase d’avvio di Networking italiano per il rimpatrio volontario assistito (Nirva) ed è stato promosso da Consiglio italiano rifugiati (Cir), Caritas italiana, Associazioni cristiane lavoratori italiani (Acli), Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), Associazione italiana per il consiglio dei comuni e regioni d’Europa (Aiccre). Responsabili di queste organizzazioni presenteranno l’iniziativa questo Venerdì alle ore 11 presso la sede dell’Aiccre, piazza di Trevi 86, Roma.
www.misna.org

I dubbi di Napolitano

Il Presidente della Repubblica non può invece restare indifferente dinanzi a dubbi di irragionevolezza e di insostenibilità che un provvedimento di rilevante complessità ed evidente delicatezza solleva per taluni aspetti, specie sul piano giuridico. Di qui le preoccupazioni e sollecitazioni contenute nella mia presente lettera, e rivolte all’attenzione di questo governo nello stesso spirito in cui mi sono rivolto – dinanzi a distorsioni nel modo di legiferare, ad esempio in materia di bilancio dello Stato – al precedente governo, e nello stesso spirito in cui auspico ne tengano conto tutte le forze politiche che si candidino a governare il paese”.
[leggi su www.misna.org]
[leggi su www.repubblica.it]

Non Refoulement

Immigrazione: inderogabile il principio di "NON REFOULEMENT"

"L'ASGI, Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, esprime profonda preoccupazione in merito a quanto emerso nel corso dei colloqui che l'Alto Commissariato ha potuto avere con le 82 persone respinte in Libia dalle autorità italiane lo scorso primo luglio . Secondo quanto diffuso dall’UNHCR, il gruppo di cittadini stranieri, tra cui 6 bambini, intercettato dalla Marina Militare Italiana in acque internazionali, è stato respinto in Libia attraverso trasbordo su una motovedetta libica con un’operazione durata 12 ore, durante le quali non é stato fornito loro cibo, ne’ sono state accertate la nazionalità e le motivazioni della loro fuga. L'ASGI sottolinea come il principio di non refoulement di cui all'art. 33 della Convenzione di Ginevra del 1951 sia norma avente carattere assoluto ed inderogabile e deve essere applicata sia sul territorio dello Stato sia in ambito extraterritoriale. L’obbligo di non respingimento grava infatti sugli Stati, ovunque essi esercitino in modo effettivo la propria giurisdizione, anche al di fuori del proprio territorio. Avere trasbordato i migranti su unità della marina militare italiana ha altresì radicato la piena giurisdizione dell'Italia essendo tali unità navali a tutti gli effetti territorio italiano e pertanto in ogni caso le autorità italiane erano tenute al rispetto del diritto interno, comunitario e derivante dalle norme internazionali. Il fatto, ora accertato dall'UNHCR, che il gruppo era composto di 76 eritrei in fuga dalla grave situazione in atto in Eritrea e che tra essi ci fossero anche donne e minori, rende evidente come un numero rilevante di persone erano bisognose di protezione internazionale e vi sia stato un impedimento all'accesso alla procedura di asilo. Si ricorda che l'ASGI, insieme a numerose associazioni ed enti, italiani ed europei, in relazione ai recenti respingimenti in acque internazionali verso la Libia, ha presentato una circostanziata nota alla Commissione Europea al Comitato ONU per i diritti umani e al Commissario Europeo per i Diritti Umani presso il Consiglio d'Europa chiedendo di accertare i fatti e di condannare l’Italia per le gravissime violazioni dei diritti umani, del diritto comunitario, delle Convenzioni internazionali ed in particolare di intraprendere una procedura di infrazione dell’Italia per violazione delle norme comunitarie. In relazione alle testimonianze raccolte dall'UNHCR riguardanti un pesante uso della forza da parte dei militari italiani durante il trasbordo sulla motovedetta libica, sulla sottrazione degli effetti personali e sul mancato soccorso, considerata la gravità dei fatti che stanno emergendo dalle testimonianze, appare inderogabile che il governo italiano fornisca in Parlamento ed in ogni sede opportuna, tutti i chiarimenti su quanto accaduto, rispondendo ai quesiti che vengono posti e non si limiti a generiche e vaghe smentite prive di qualunque contenuto informativo. L'ASGI sottolinea altresì la necessità che il governo rispetti l'operato e il ruolo della Nazioni Unite e dell'UNHCR che ha operato con dedizione e grande senso di responsabilità nell'esercitare il proprio ruolo di agenzia preposta alla vigilanza sul rispetto delle normative internazionali sui rifugiati".
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mercoledì 15 luglio 2009

The Mozambique

Cercando su youtube "Mozambique and Drums", ho scoperto che The Mozambique e' un famoso tema per batteria suonato dal batterista Steve Gadd nel brano Late in the Evening di Paul Simon.
Ecco alcuni video:









lunedì 13 luglio 2009

Forum dei popoli

Forum dei popoli, nelle conclusioni economia ma soprattutto diritti.
Le crisi intrecciate dell’economia e della società, alimentare ed ecologica sono il prodotto di un sistema insostenibile, del quale sono responsabili i paesi del Nord del mondo: è il messaggio che arriva dal Mali, dove il Forum dei popoli ha riunito oltre 600 delegati provenienti da quasi tutti i paesi sub-sahariani. Gli incontri, nell’antica città di Bandiagara, sono coincisi tra Mercoledì e Venerdì con lo svolgimento del G8 in Italia. “Il G8 – si sottolinea nel documento finale del Forum – è un direttorio illegittimo e anti-democratico, che pretende di fornire soluzioni quando sono proprio questi otto paesi ad aver condotto il mondo in una situazione drammatica”. Secondo i delegati africani, il vertice del G8 simboleggia molti degli aspetti peggiori della globalizzazione: da una liberalizzazione dei mercati che non tiene in conto le esigenze dei poveri a politiche migratorie che nel Nord del mondo e soprattutto nell’Europa “fortezza” violano i diritti fondamentali dell’uomo. Il Forum ha evidenziato la necessità di sostenere con decisione lo sviluppo dell’agricoltura, nella prospettiva non tanto della crescita economica ma della difesa dei diritti. Netta la posizione sull’acqua, con il “no” a qualsiasi tipo di privatizzazione, e sui mutamenti climatici, con la richiesta che i paesi ricchi riconoscano il loro debito ecologico verso il Sud del mondo. Nato nei deserti del Sahel nel 2002, il Forum dei popoli è giunto quest’anno alla nona edizione. L’idea è sempre la stessa, “costruire alternative” contro le “politiche disastrose” decise lontano dall’Africa, nel Nord del mondo, secondo le ricette del “neo-liberismo” e il dogma del mercato.

domenica 12 luglio 2009

sabato 11 luglio 2009

Ancora sul G8...

G8 de L'Aquila: quasi la solita minestra
Quella del G8 dell'Aquila è stata la solita musica: nessun impegno concreto da parte dei grandi della terra. Qualche nota nuova c'è: partecipazione del G5, una giornata dedicata all'Africa, nuovi temi in agenda. Ma per ora si tratta di risultati solo politici.
[leggi l'articolo su nigrizia.it]

Perché il G8 è un fallimento
Per Berlusconi sarà stato forse un successo (mediatico), ma per l’Africa, il nostro pianeta e le persone in carne ed ossa che subiscono il peso della crisi il G8 dell’Aquila è stato un clamoroso fallimento.
[...]
il G8 si dimentica di dirci che ogni anno si spendono oltre 1.200 miliardi di dollari per le armi (l’80% a carico dei paesi del G8) e basterebbe ridurre del 4% la spesa militare mondiale per avere a disposizione il doppio dei soldi stanziati per l’Africa.
Per l’Africa di soldi ne sono stati stanziati in questi anni. A parole. Infatti gli obiettivi del Millennio – per mancanza di risorse - sono nel frattempo falliti e Berlusconi di promessa in promessa è arrivato a ridurre del 56% i fondi per la cooperazione allo sviluppo nell’ultima finanziaria, portando allo 0,11% la percentuale del PIL destinata ai paesi poveri. Rivendicare il “successo”del G8 è un’ipocrisia assoluta di fronte a tante migliaia di persone che muoiono di fame e di malattia nel continente africano – e ai milioni di lavoratori che perdono il posto - alle quali si fanno continue promesse che non vengono mantenute. Il G8 è ormai un vecchio arnese degli anni del neoliberismo. E’ ora di cambiare rotta, di tornare alle Nazioni unite e ad un’idea di mondo diversa, fondata sulla pace, la democrazia, un’economia di giustizia. Ovviamente di questo al G8 non si è parlato.
[leggi l'articolo su ilmanifesto.it]

venerdì 10 luglio 2009

L'Italia, i poveri e le promesse mancate

Mi hanno segnalato questo breve articolo scritto da Giovanni Putoto (Medici con l'Africa CUAMM) per saluteinternazionale.info.

G8. L'Italia, i poveri e le promesse mancate.
Al vertice del G8 di Gleneagles (2005) era stato sottoscritto l’impegno ad investire in aiuti allo sviluppo lo 0,51% del Prodotto Interno Lordo entro il 2010 e lo 0,7% entro il 2015. L’Italia, al momento, ha mantenuto solo il 3% di questa promessa.
[continua a leggere]

Esclusiva!!

Incredibile! Abbiamo una testimonianza della disavventura che ci e' capitata l'altra sera. Mi hanno inviato una foto scattata da un passante con il telefonino...

Forum dei popoli di Bandiagara

Una selezione di articoli da MISNA
Questa e' l'informazione di cui abbiamo bisogno, quella che mi aspetterei da quotidiani on line tipo Repubblica o Corriere. Che invece parlano di come Carla e Sarkozy abbiano stregato gli aquilani, di Obama e Michelle in visita al Papa, delle first lady tra le macerie o in visita al Pam (Programma alimentare mondiale). E poi distraggono l'attenzione del lettore enfatizzando i timori per il corteo "no global", parlando di "citta' blindata" ed "esercito mobilitato". Mentre gli stessi organizzatori assicurano che non ci saranno disordini, che non vogliono alcun incidente ma una manifestazione pacifica. Bisognerebbe ricordare alla gente che i veri "cattivi"non sono fuori per le strade, ma sono seduti dentro, tra grandi strette di mano e sorrisi, facendo promesse che non manterrano mai. Questi si' che sono pericolosi, visto che hanno il potere di decidere del nostro futuro, e di solito sbagliano!!

Il “Forum dei popoli” di Bandiagara è l’ottava edizione di un appuntamento che attraversa il Mali anno dopo anno, da Siby nel 2002 a Kitibougou nel 2008. L’idea è sempre la stessa, “costruire alternative” contro le “politiche disastrose” decise lontano dall’Africa, nel Nord del mondo, secondo le ricette del “neo-liberismo” e il dogma del mercato. Aiutano a capire le parole di Barry Aminata Touré, la presidente della sezione del Mali di Coalizione africana debito e sviluppo (Cad). “I movimenti sociali – ha detto - dimostrano con grande determinazione la loro capacità di resistenza (…) con la volontà di concorrere alla realizzazione di un altro mondo possibile, dove la giustizia sociale ed economica diventi la sola forza di legge per i popoli e i governi”. A Bandiagara, 700 chilometri da Bamako e molti di meno dal fiume Niger, “giustizia” è la parola chiave. Giustizia vuol dire mettere da parte le ricette del G8, un vertice che – sottolinea la Touré - non ha avuto “alcun mandato per elaborare programmi e strategie per l’Africa”. Oltre 600 delegati, rappresentanti di organizzazioni non governative del Mali e di quasi tutti i paesi dell’area sub-sahariana, parlano dei problemi veri del continente: “I conflitti e le guerre – spiegano gli organizzatori - un indebitamento soffocante, le politiche commerciali squilibrate del mercato mondiale, le politiche migratorie repressive e selettive, le false promesse di aumento degli aiuti pubblici allo sviluppo e lo spettro di una povertà che si diffonde”. Riflessioni difficili, dunque, segnate dalle nuove paure della crisi economica ma soprattutto dalla voglia di un confronto sud-sud.

Prove di forza e scontro fra interessi di parte, lontani anni luce dal bene comune e dalla democrazia dei popoli: è il vertice del G8 visto da Bandiagara.
Barry Aminata Touré, presidente della sezione di Bamako della Coalizione africana debito e sviluppo (Cad): “Il mondo è in crisi, una crisi strutturale del capitalismo che non può essere curata con riforme di facciata; purtroppo il G8, che in Italia dovrebbe discutere i problemi del mondo, prescriverà solo false ricette”. Secondo i partecipanti al “Forum” il G8 non rappresenta in alcun modo la popolazione e gli equilibri globali. La Touré ha sottolineato che solo le Nazioni Unite possono garantire dibattiti e scelte “democratiche”. In questo senso anche l’invito all’Aquila dei presidenti dei cinque maggiori paesi “emergenti”, il cosiddetto gruppo dei G5, è “una scelta arbitraria, che porta con sé un fallimento annunciato”. In apertura di lavori, Mercoledì, il sindaco di Bandiagara aveva evidenziato che il “Forum” nasce dalla “consapevolezza di uomini e donne di non voler essere complici di decisioni che compromettono il loro futuro”. Il pensiero rivolto ai proclami e alle strette di mano dell’Aquila, la Touré ha sottolineato che la questione migratoria rivela la vera natura dei rapporti tra Nord e Sud del mondo. “Approvando il 18 giugno 2008 il progetto di legge sulla ‘direttiva rimpatri’ il parlamento europeo ha fatto un passo ulteriore nel coordinamento e nella messa in opera di una politica di repressione e criminalizzazione degli immigrati in Europa”.
“Ancora false promesse all’Africa?”: titola così uno dei più seguiti portali informativi sull’Africa, Afrik.com, un’editoriale che introduce l’ultima giornata del vertice del G8 in corso da Mercoledì a L’Aquila. La giornata conclusiva, dedicata all’Africa, prevede discussioni e dibattiti sulla sicurezza alimentare e sugli aiuti al continente; almeno a giudicare dai titoli dei quotidiani sub-sahariani, però, le aspettative sono praticamente nulle. Da ‘L’Observateur’ del Burkina Faso a l’‘Avenir’ della Repubblica del Congo, si moltiplicano le critiche per una giornata africana relegata alla fine dell’agenda dei lavori del G8 dopo le discussioni degli ‘otto grandi’ di Mercoledì e quelle di un improvvisato G14 (allargato dalle potenze emergenti del Sud del mondo, Cina, India Sudafrica, Brasile e Messico) di ieri. Nell’agenda di oggi, secondo le anticipazioni, figura una bozza di comunicato con cui il G8 preannuncia l’aumento di investimenti agricoli nei paesi poveri, ma anche un “codice di buona condotta” sull’acquisto di grandi quantitativi di terra nel continente africano da parte di paesi stranieri o grandi multinazionali (senza però fare alcun riferimento a quei paesi del G8 che detengono ancora vastissimi appezzamenti di terreno africano sulla base di diritti di proprietà che risalgono all’epoca coloniale). Oggi i partecipanti al vertice, che per l’occasione dovrebbero superare la quarantina, studieranno inoltre la detassazione delle rimesse dei migranti (i veri aiuti all’Africa, se si conta che nel 2006 a fronte di 140 miliardi di dollari di rimesse i paesi ricchi stanziarono per il continente meno di 4 miliardi di dollari) e discuteranno contributi finanziari per 10 miliardi di dollari. “Le promesse vincolano solo quelli che ci credono” titola il principale quotidiano del Burkina Faso, sottolineando a più riprese come ormai la maggior parte degli africani guardi con ironia ai roboanti annunci di impegni che arrivano dai consessi annuali del G8. “I dirigenti dei paesi ricchi sanno bene che l’aiuto finanziario che accordano ai paesi poveri tornerà nelle loro tasche con gli interessi” dice un lettore nello spazio dei commenti a un editoriale dell’‘Observateur’, citando i costosissimi studi di fattibilità e un’infinita varietà di strumenti burocratici che finiscono per riassorbire gran parte dei fondi stanziati in aiuto. “I nostri dirigenti – protesta un anonimo commentatore sul sito online del quotidiano burkinabé – si riempiono le tasche e poi depositano il loro contenuto nelle banche di quegli stessi paesi che si dicono donatori”. Restando in Africa occidentale, cambia la testata ma non cambia il tono. Su ‘Le Republicain’ di Bamako in un fondo intitolato “Il G20 ieri e il G8 oggi, ma in tutto questo dov’è l’Africa?” non solo si ribadisce la strumentalità delle promesse dei paesi ricchi (tutt’altro che interessati a un vero sviluppo africano) ma si invitano i lettori e gli africani in genere a guardare al ‘controforum’ organizzato dalle associazioni della società civile africana a Bandiagara in Mali. “La consolazione per l’Africa - scrive Adam Thiam nel suo editoriale - non arriverà dall’Italia, ma da Bandiagara. È li che si trova il mondo di domani, solidale piuttosto che solitario. Certo il forum sociale dovrebbe evitare di restare impigliato nella logorrea marxista, ma, a conti fatti, la verità e la speranza verranno soprattutto da Bandiagara. Peccato che i capi di Stato africani non potranno ascoltare. Saranno a L’Aquila”.

giovedì 9 luglio 2009

Milano ad Agosto

Siamo rimasti in pochi. Universita' chiusa per ferie. Professori in giro per l'Africa o tornati a casa. Studenti a casa per ritrovare amici e parenti (la maggior parte degli studenti non e' di Beira), o chiusi in biblioteca a secchiare: i primi di agosto ci saranno le recorrencias, una sessione di esami di recupero. I trabalhadores fanno piccoli lavoretti per cercare di sistemare al meglio l'universita' in vista del nuovo semestre. I giardinieri sistemano le aiuole e il piccolo giardino botanico in cui vengono coltivate anche piante medicinali. Purtroppo anche la mensa e' quasi deserta, con poche cose da mangiare e, soprattutto, senza i bolos (dolci) con cui mi strafogavo dopo pranzo.
E quindi eccomi qua. Niente piu' studenti da seguire in ospedale (una pausa dalla tubercolosi per i miei polmoncini). Nessuna lezione da preparare. Posso organizzarmi come voglio il lavoro, che ormai consiste nel preparare tutto il materiale da lasciare a chi verra' dopo di me (manca poco ormai!). Pure il Direttore Pedagocico e' volato via per le ferie, lasciandomi qui come suo sostituto, a risolvere eventuali problemi (tipo Wolf di Pulp Fiction). Per cui, tra un lavoro e un altro, mi aggiro per i corridoi deserti. Braccia incrociate dietro la schiena (tipo vecchietto con i lavori stradali). Sguardo assonnato. Scarpa strisciante sul pavimento. Una cifosi leggermente accentuata. Poi, stanco di tutto questo impegno, vado a trovare J nel suo ufficio, non lontano dal mio. Quattro chiacchere. Un cafferino. Pranzo al sacco...
...dura la vita del cooperante...

mercoledì 8 luglio 2009

Come a Milano...

Miii che du'palle!!
Ormai e' da una settimana che continua a piovere. Ma mica una bella tempesta tropicale che ti allaga tutto in due minuti e poi sole della maronna. Qui continua una pioggerella del cazzo che dura tutto il giorno. Cielo grigissimo e chiusissimo. Freddo del codue. Insomma Milano!!
E ovviamente siamo venuti al lavoro in bici, cosi' ci faremo una bella nuotata fino a casa!!

martedì 7 luglio 2009

Ancora Pacchetto Sicurezza e immigrazione

Oggi ho ricevuto la Newsletter di FORTRESS EUROPE, l'osservatorio sulle vittime dell'emigrazione (fortresseurope.blogspot.com).
Ho trovato dei link interessanti...

A sud di Lampedusa
Girato da Andrea Segre nel deserto del Sahara, in Niger, nel maggio 2006 e realizzato in collaborazione con Stefano Liberti e Ferruccio Pastore, "A Sud di Lampedusa" documenta le difficoltà dei viaggi nel deserto e raccoglie le testimonianze dei migranti stagionali arrestati in Libia e abbandonati alla frontiera nigerina. Catturati durante retate della polizia e detenuti in condizioni degradanti per poi essere deportati. Uno di loro racconta che i detenuti del campo di Sabha sono costretti ai lavori forzati per costruire il nuovo commissariato della polizia.
[guarda una selezione di 8 minuti del documentario]

Ddl 733-B - Il pacchetto sicurezza. I principali punti
[alcune tra le principali disposizioni introdotte]

Respinti in Libia. Le foto esclusive di Paris Match
Il 13 maggio 2009 a bordo della motovedetta italiana Bovienzo, che riportò a Tripoli 80 naufraghi salvati in alto mare, c'era anche il giornalista François de Labarre e il fotografo Enrico Dagnino, della rivista francese Paris Match. Il loro articolo, tradotto in italiano da Internazionale: Immigrati: il sogno infranto
[guarda le foto]
[leggi l'articolo]

Campagna Io non Respingo
[bilancio della campagna]
[le foto del corteo a Milano]

"L'Orda. Quando gli albanesi eravamo noi", scritto da Gian Antonio Stella e pubblicato dalla Rizzoli nel 2002.
Ecco alcuni estratti:
"Non c'è mai stata da quando New York è stata fondata una classe così bassa e ignorante tra gli immigrati che si sono riversati qui come gli italiani" scriveva il New York Times del 5 marzo 1882. E continuava: "Rovistano tra i rifiuti nelle nostre strade, i loro bambini crescono in luridi scantinati, pieni di stracci e ossa, o in soffitte affollate, dove molte famiglie vivono insieme, e poi vengono spediti nelle strade a fare soldi nel commercio di strada"
"E piovevano davvero, a grappoli, dal passo della Morte, un altro punto di transito appena al di là di Ventimiglia, alle spalle di Mentone. L'ultimo angelo clandestino italiano, prima che in quello stesso punto cominciassero a schiantarsi slavi e rumeni, curdi e cinesi per un totale di oltre 250 vittime, fu trovato dal cane al guinzaglio del signor Fernand Delrue, che stava passeggiando nel giardino della sua villa ai piedi della spaventosa parete di roccia. Era la mattina del primo gennaio 1962. Ieri mattina, coi tempi della storia. Il morto si chiamava Mario Trambusti, aveva 26 anni, era un fiorentino, faceva il panettiere, ma il negozietto che aveva a Bagno a Ripoli non gli permetteva di tirare decorosamente avanti".

Per approfondimenti sull'emigrazione italiana: ODISSEE

Cerca i tuoi familiari tra gli italiani emigrati negli Stati Uniti sul sito del museo dell'immigrazione di Ellis Island

Quando Berlusconi piangeva...
Era il 30 marzo del 1997. Una nave della Marina militare italiana aveva colpito e affondato un barcone carico di albanesi, durante un'operazione di respingimento, provocando una strage al largo delle coste pugliesi. Allora Berlusconi si presentava alle telecamere piangendo per la sorte di quegli emigrati.

L'Africa delle opportunita'

Mi hanno segnalato un interessante approfondimento su La Stampa.it, un numero speciale per il G8 Africa.
[leggi l'articolo]

lunedì 6 luglio 2009

Come ci chiamavano (e ci chiamano)

I "nomignoli" degli immigrati italiani nel mondo

BABIS: rospi (Francia, fine Ottocento)
BACICHA: baciccia (Argentina, dal personaggio al centro della commedia e delle barzellette genovesi: allegro, divertente, sempliciotto ma capace anche di fare il furbetto)
BAT: pipistrello (diffuso in certe zone degli Stati Uniti alla fine dell'Ottocento e ripreso dal giornale "Harper's Weekley" per spiegare come molti americani vedessero gli italiani "mezzi bianchi e mezzi negri")
BLACK DAGO: dago negro (Louisiana e stati confinanti, fine Ottocento, per sottolineare come più ancora degli altri dagoes - vedi definizione - gli italiani fossero simili ai negri)
BOLANDERSCHLUGGER: inghiotti-polenta (Basilea e Svìzzera tedesca)
CARCAMANO: furbone, quello che calca la mano sul peso della bilancia (diffusissimo in Brasile)
CHIANTI: ubriacone (Usa, con un riferimento al vino toscano che per gli americani rappresentava tutti i vini rossi italiani, chiamati dago red)
CHRISTOS: cristi (Francia, fine Ottocento: probabilmente perché i nostri erano visti come dei gran bestemmiatori)
CINCALI: cinquaioli (dialetto svizzero tedesco, dalla fine dell'Ottocento: cincali equivaleva a tschingge, dal suono che faceva alle orecchie elvetiche il grido cinq! lanciato dagli italiani quando giocavano alla morra , allora diffusissima. La variante calba cincali!, luridi cinquaioli, fu quella urlata dagli assassini di Attilio Tonol)
CRISPY: suddito di Crispi (Francia, seconda metà dell'Ottocento, dovuto a Francesco Crispi, disprezzato dai francesi, ma il gioco di parole era con grisbi, ladro)
DAGO: è forse il più diffuso e insultante dei nomignoli ostili nei paesi anglosassoni, vale per tutti i latini ma soprattutto gli italiani e l'etimologia è varia. C'è chi dice venga da they go, finalmente se ne vanno. Chi da until the day goes (fin che il giorno se ne va), nel senso di «lavoratore a giornata». Chi da «Diego», uno dei nomi più comuni tra spagnoli e messicani. Ma i più pensano che venga da dagger: coltello, accoltellatore, in linea con uno degli stereotipi più diffusi sull'italiano «popolo dello stiletto»
DING: suonatore di campanello, ma con un gioco di parole che richiama al dingo, il cane selvatico australiano (Australia)
FRANÇAIS DE CONI: francesi di Cuneo (Francia, fine Ottocento, con gli immigrati italiani che tentavano di spacciarsi per francesi)
GREASEBALL: palla di grasso o testa unta (per lo sporco più che per la brillantina, Usa)
GREEN HORNS: germogli (ultimi arrivati, matricole, sbarbine, Usa)
GUINEA: africani (Stati Uniti, soprattutto Louisiana, Alabama, Georgia, dove era più radicato il pregiudizio sulia «negritudine» degli italiani)
KATZELMACHER: fabbrica-cucchiai (Austria e Germania; nel senso di stagnaro, artigiano di poco conto ma anche «fabbrica-gattini» forse perché gli emigrati figliavano come gatti. Decenni di turismo tedesco in Italia hanno fatto sì che, negli ultimi anni, si sia aggiunto per assonanza un terzo significato che gioca con la parola italiana «cazzo»)
ITHAKER: giramondi senza patrìa, vagabondi come Ulisse (gioco di parole tra Italia e Itaca,Germania)
MACCHERONI, MACARONI, MACARRONE: mangia pasta (in tutto il mondo e tutte le lingue, con qualche variante)
MAFIA-MANN: mafioso (Germania)
MAISDIIGER: tigre di granturco (solo Basilea)
MAISER: polentone (Basilea, nel senso di uomo di mais)
MESSERHELDEN: eroi del coltello, guappi (Svizzera tedesca, dalla seconda metà dell'Ottocento)
MODOK: pellerossa (Nevada, metà Ottocento. Dal nome di una tribù di indiani d'America)
NAPOLITANO: napoletano (ma buono un po' per tutti gli ìtaliani in Argentina: in particolare dopo la «conquista dei deserto» dei 1870 in cui l'esercito argentino che massacrò tutti gli indios, aveva vivandieri in buona parte napoletani)
ORSO: in Francia, alla fine dell'Ottocento, con un preciso riferimento agli "orsanti", i mendicanti-circensi che giravano l'Europa partendo soprattutto dall'Appenníno parmense con cammelli, scimmie e orsi ammaestrati.
PAPOLITANO: storpiatura ironica di napoletano, valida per tutti i meridionali italiani (Argentina)
POLENTONE: polentone (così com'è in italiano, Baviera)
RITAL: italiano di Francia (spregiativo ma non troppo, era la contrazione di franco-italien e veniva usato per sottolineare come l'immigrato italiano oltralpe non riusciva neppure dopo molti anni a pronunciare correttamente la «r» francese. E' il punto di partenza di Pierre Milza, lo storico francese autore di Voyage in Ritalie)
SALAMETTISCHELLEDE: affetta salame (solo Basilea)
SPAGHETTIFRESSER: sbrana-spaghetti (mondo tedesco)
TANO: abbreviativo di «napolitano» e di «papolitano» (gioco di parole argentino intorno a napoletano)
TSCHINGGE: cinque (vedi cingali)
WALSH: variante tirolese di welsh (vedi)
WELSH: latino (nei paesi di lingua tedesca ha due significati: se accoppiato con Tirol in «Welsh-Tirol» per definire il Trentino vuol semplicemente dire «Tirolo italiano». Se viene usato da solo ha via via assunto un valore spregiativo, tipo italiota o terrone)
WOG: virus (gergale, in Australia, buono anche per cinesi e altri emigrati poco amati)
WOP: without passport o without papers (in America e nei paesi di lingua anglosassone significa «senza passaporto» o «senza documenti», ma la pronuncia uàp sì richiama a «guappo»)
ZYDROONESCHITTLER: scrolla-limoni (Basilea e dintorni, con un rimando a Wolfgang Goethe e alla celeberrima poesia che ha stimolato la «Sehnsucht», la nostalgia, di tanti artisti tedeschi verso l'Italia.

Da Aurora (sitoaurora.splinder.com)
Fonte "Siamo tutti emigranti" - Gian Antonio Stella

Immigrati

Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura.
Non amano l'acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane.
Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri.
Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti.
Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.
Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.
Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.
Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.
Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.
I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali. [...]
Si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano purchè le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell'Italia.
Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione.

Da una relazione dell'Ispettorato per l'Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912

Giuristi contro la legge

I più importanti esperti del diritto italiani lanciano un appello contro il disegno di legge che introduce il reato si immigrazione clandestina all'esame del Senato.
[leggi su peacereporter]

sabato 4 luglio 2009

SUPEREROI!!

Ieri sera una piccola disavventura, la prima in questi due anni, ma finita con la vittoria dei nostri eroi!
Usciamo verso mezzanotte da casa di amici.
Andiamo alla macchina, parcheggiata di fronte alla casa. Faccio il giro per salire. J nota due loschi figuri che dopo averci visto cambiano strada, si dividono. Uno va verso di lei. Io non mi accorgo di nulla, sto salutando una collega. Sento J che grida
!!!!!!!!!!!
Corro. Vedo uno che sta stringendo J. Lei si divincola alla grande. Con un plico di fogli inizia a prendere a “fotocopiate” in faccia il bastardo. Io gli salto addosso
POW!
Pugno alla cieca non mi ricordo dove
URKK!
Gomitata a casaccio
OUCH!
Calcio in culo mentre scappa
Ma all’improvviso
SBAM!
Da dietro mi arriva una bastonata sulla gobba. Che si rompe.
Il bastone, non la gobba.
Cazzo l’altro figlio di troia! Mi giro e…
...gli occhi iniziano a diventarmi verdi, il corpo inizia a cambiare, i muscoli si gonfiano, i vestiti si lacerano per la tensione di tendini e carne, ormai mezzo ignudo afferro il tizio, lo sollevo e lo scaravento al di là della macchina…
o almeno questo è quello che mi ricordo. Anche se altri sostengono che gli stronzi sono scappati vedendo arrivare i rinforzi. Sì perché da tutti gli angoli della via accorrono altri ragazzi per difenderci (Anche se siamo stranieri a casa loro...come sarebbe successo anche in Italia, no? Nda). A questo punto, non molto tempestivamente, esce di casa il mio amico tedesco che, correndo per la strada, sbraita frasi incomprensibili (anche se dal suono sembrano un filo volgari) in spagnolo (???). Ci troviamo a sacramentare in mezzo alla strada contro i due ormai lontani nella notte.
Immancabile nugolo di persone. Tutti stanno bene. Stiamo bene. Partono i commenti della gente. Parte una serie infinita di racconti di chi ha visto la scena e tenta di spiegarla, di mimarla a quelli accorsi per ultimi sulla scena. Lo spettacolo è finito. Tornatevene tutti a casa. Non c’è più nulla da vedere.
Saliamo in macchina. La folla si allarga al nostro passaggio. Applausi ci salutano.
Vabbuò mo' esagero, però eravamo troppo soddisfatti.
Da oggi il Crimine ha due nuovi nemici…minchia che eroi!!
EPILOGO
Oggi ho le nocche gonfie, il gomito sbucciato, il piede dolorante e la gobba tutta arrossata.