sabato 3 maggio 2008

Carovita2

Questo Post è dedicato a tutti quelli che amano il copiaincolla!

Olivier de Schutter, nuovo relatore speciale dell’Onu sul diritto all’alimentazione, ha concesso ieri alla MISNA un'intervista telefonica da New York, dove insegna diritti umani alla Columbia University.
“Anche se prevedibile,quella che si vive da alcune settimane è una situazione inedita.
Una persona che soffre la fame merita la stessa attenzione di una persona alla quale è stata negata la libertà d’opinione o d’espressione, di un detenuto politico o di una vittima della repressione. Per questo motivo chiedo al Consiglio dei diritti umani dell’Onu di riunirsi in sessione speciale sull’attuale crisi alimentare mondiale”: è il primo appello di Olivier de Schutter, nuovo relatore speciale dell’Onu sul diritto all’alimentazione, raggiunto telefonicamente dalla MISNA a New York, dove insegna diritti umani alla Columbia University. Fra le priorità dell’esperto di nazionalità belga, che dal 1° maggio succede al sociologo svizzero Jean Ziegler, spicca ovviamente la crisi alimentare legata all’impennata dei prezzi dei beni alimentari sui mercati mondiali, che in molti paesi del Sud del mondo ha dato vita alle cosiddette ‘sommosse della fame’. “Anche se prevedibile – continua de Schutter – quella che si vive da alcune settimane è una situazione inedita. La mia preoccupazione è vedere che la questione del ‘diritto all’alimentazione’ è rimasta finora assente dalle riunioni internazionali o dalle soluzioni proposte e adottate. Una sessione del Consiglio dei diritti umani sull’argomento non solo dimostrerebbe l’uguale importanza accordata dalla comunità internazionale al diritto all’alimentazione rispetto agli altri diritti, ma sottolineerebbe il fatto che esistono diritti da rispettare, da parte degli stati, nella risposta al fenomeno del carovita”. De Schutter evidenzia alcune contraddizioni nelle soluzioni d’emergenza adottate in questi giorni: “Da una parte alcuni paesi, i più poveri, hanno abbassato le tasse sulle importazioni ma dall’altra, alcuni paesi produttori hanno bloccato le loro esportazioni…Occorre armonizzare le risposte”. Fra le cause che, sommandosi, sono arrivate a far crescere del 30, 50 o 70% i prezzi di alcuni prodotti base anche sui mercati dei paesi più poveri, emerge “la totale negligenza della Banca mondiale (Bm) nelle politiche di sostegno all’agricoltura nei paesi in via di sviluppo” dice ancora il nuovo relatore dell’Onu, pur ricordando che l’istituzione finanziaria, nel suo ultimo rapporto 2008, ha ammesso alcune sue colpe e sembrerebbe avviarsi verso un cambiamento di rotta. “L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) investe 350 miliardi di dollari in sussidi ai produttori agricoli ma concede soltanto un miliardo all’aiuto per lo sviluppo: aiutando il Sud con dosi omeopatiche, lo si rende semplicemente invivibile. E questo è il risultato di 20 anni di errori della Banca mondiale” continua l’interlocutore della MISNA. Ma con la liberalizzazione dell’agricoltura negli anni ‘80 su richiesta di Bm e Fondo monetario internazionale (Fmi), molti paesi del Sud sono diventati importatori di derrate alimentari, creando una situazione di dipendenza dalla quale è difficile uscire: “Di fatto – sottolinea de Schutter – sopprimere completamente i sussidi ai produttori ricchi potrebbe avere conseguenze dannose per alcuni paesi importatori; tuttavia occorre ridurre le sovvenzioni investendo le risorse ricavate in seri progetti di sostegno all’agricoltura laddove sono necessari. La fame non è una fatalità - insiste de Schutter - è una catastrofe che noi abbiamo prodotto e che noi possiamo risolvere, ma a condizione di volerlo: secondo la Fao (Organizzazione dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura) oggi produciamo abbastanza cibo per sfamare il doppio degli abitanti del pianeta”. Tra i fattori che contribuiscono all’attuale crisi alimentate mondiale viene citato sempre più spesso la produzione massiccia dei biocarburanti, contro la quale il predecessore di Olivier de Schutter, Jean Ziegler ha alzato più volte la voce fino a chiedere una moratoria di cinque anni. “Concordo - dice de Schutter alla MISNA - nel chiedere una moratoria sui nuovi investimenti nel settore, mi sembra il minimo. Tuttavia, sarebbe difficile chiedere a paesi come il Brasile, con il quale peraltro attendo e auspico un dialogo sull’argomento, che produce bioetanolo a partire dalla canna da zucchero dagli anni ‘30 di bloccare totalmente la sua produzione: manderebbe in crisi un intero settore” continua il nuovo Relatore speciale dell’Onu. De Schutter definisce poi “una vergogna” la produzione industriale di agro-carburanti di prima generazione (quelli ottenuti da piante alimentari, ndr) ma non si dice contrario a ogni tipo di biocarburanti; su quelli ‘di seconda generazione’, a base di scarti agricoli, tiene però a mettere in guardia sull’uso di grandi quantità d’acqua necessaria alla loro produzione. Fame e povertà stanno intanto costringendo un numero sempre più vasto di persone a fuggire dai paesi di origine, spesso a rischio della propria vita, verso quelli industrializzati: Ziegler li ha definiti “i rifugiati della fame” chiedendo la creazione di uno ‘status’ di rifugiati, simile a quello esistente per i rifugiati politici; su questo punto, de Schutter ritiene che il diritto internazionale sia già dotato degli strumenti necessari: “Un rifugiato che ha abbandonato il suo paese perché soffre la fame non può essere rimandato indietro. Ciò costituirebbe un trattamento disumano e degradante, già vietato nel nostro diritto” sostiene l’esperto. Il modo più efficace di aiutare le persone in fuga e di contribuire alla diminuzione del flusso migratorio, dice ancora de Schutter alla MISNA “è un aiuto massiccio ai paesi del Sud perché non esiste un’alternativa alla cooperazione per lo sviluppo”. In conclusione, un auspicio: “Che la situazione di crisi attuale possa condurre a una nuova era nelle relazioni commerciali mondiali, con una migliore regolamentazione e, soprattutto, un’era in cui i prodotti alimentari non subiscano le fluttuazioni del mercato e le speculazioni”. (Intervista a cura di Celine Camoin)

CAROVITA: DIRETTORE FAO DENUNCIA IPOCRISIA INTERNAZIONALE (Aprile 2008)
“Sapevamo che quello che sta succedendo sarebbe successo; avevamo avvisato la comunità internazionale in tempo. Ma sfortunatamente, non abbiamo preso nessuna decisione in tempo e di conseguenza, alcune persone sono morte, alcuni governi – almeno uno – sono caduti e altra gente rischia di morire”: sono state pungenti le parole di Jacques Diouf, direttore generale del Fondo Onu per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) ieri al termine del vertice di Berna (Svizzera) tra i più alti rappresentanti degli organismi Onu per la crisi alimentare mondiale. “La cosa più difficile da accettare – ha aggiunto Diouf rispondendo alla domanda di un giornalista – è constatare che i programmi a lungo termine esistono da tempo ma non sono stati finanziati; non viene data loro la priorità che dovrebbero avere. Al II vertice mondiale del 2002, venne approvato un programma di lotta contro la fame nel mondo (…) L’Africa ha il suo piano dettagliato di sviluppo agricolo approvato al vertice dell’Unione Africana nel luglio del 2003, con conferma a Sirte nel 2004. ma nessuno ha mai sovvenzionato questi programmi, nessuno ha mai provveduto alla loro attuazione” ha sottolineato l’agronomo senegalese. “Il Segretario Generale dell’Onu – ha detto ancora Diouf - mi aveva chiesto di dirigere un gruppo sui problemi di sicurezza alimentare dei paesi del Corno d’Africa; abbiamo realizzato uno studio congiunto associando il sistema Onu in ogni paese e abbiamo parlato con ogni capo di stato, mettendoci d’accordo su un progetto, ma non sono state mobilitate le risorse necessarie, non è stata data la priorità necessaria al settore della sicurezza alimentare nel mondo”. Invitando i governi a partecipare al vertice d’alto livello sulla crisi mondiale presso la sede della Fao dal 3 al 5 giugno prossimo, Diouf ha espresso l’auspicio che possa servire ad aiutare il Programma alimentare mondiale (Pam/Wfp, World food programme) ad ottenere risorse per fornire cibo a brevissimo termine e aiutare gli agricoltori ad avere semi, fertilizzanti e alimenti per il bestiame. “Attendo – ha aggiunto Diouf concludendo – azioni concrete sugli impegni presi in materia di gestione dell’acqua, di strade rurali, in mezzi di stoccaggio (…) Ora dobbiamo agire, smettere di parlare e non lasciare più le promesse nei cassetti”.

CAROVITA: ZIEGLER,”ABERRANTE” LA POLITICA DEL FONDO MONETARIO (Aprile 2008)
“Le rivolte contro il carovita avvenute finora in 37 paesi sono destinate a moltiplicarsi e il numero delle persone minacciate dalla malnutrizione è destinato ad aumentare nei prossimi cinque anni”: a lanciare l’allarme sullo stato attuale e sul futuro della crisi alimentare mondiale è Jean Ziegler, relatore Onu per il diritto all’alimentazione, secondo cui il vertice dei capi delle agenzie Onu riuniti con il Segretario Generale Ban Ki-moon a Berna è “un’occasione fondamentale per le persone povere nel mondo”. Il sociologo svizzero ha definito la crisi “un’autentica tragedia” e ha rivolto un appello ai donatori del Programma alimentare mondiale (Pam) affinché aumentino i finanziamenti, visto che “in tre mesi il fondo ha perso il 40% del potere d'acquisto” per l’aumento dei prezzi. “Oltre 75 milioni di persone al mondo - ha spiegato Ziegler - dipendono per la loro sopravvivenza da quello che ricevono dal Pam”. Il relatore ha anche chiesto una moratoria universale sulla produzione di biocarburanti per almeno cinque anni, visto che la massiccia trasformazione delle materie prime alimentari in carburanti ‘ecologici’ ha causato la scalata dei prezzi dei beni di prima necessità. Nei paesi poveri, l’alimentazione “rappresenta più dell’85% delle voci di spesa” ha aggiunto, ricordando che “secondo la Banca Mondiale oltre 2,2 miliardi di persone vivono con meno di due dollari al giorno e 854 milioni di persone risultavano sottoalimentate già l’anno scorso”. Ziegler ha definito “aberrante” la politica del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), che “per ridurre il debito dei paesi poveri incoraggia le colture destinate all’esportazione a scapito dell’agricoltura di sussistenza aggravando la loro dipendenza”. Il relatore, il sui mandato scade mercoledì, ma che continuerà a lavorare come esperto per il Consiglio dei diritti dell’uomo, ha concluso affermando di comprendere “governi come la Thailandia e l’India, che riducono le loro esportazioni per rispondere ai bisogni della loro popolazione”, nel timore di “essere travolti dalle proteste di milioni di affamati”.


CAROVITA: UN CAVALLO DI TROIA PER GLI ORGANISMI GENETICAMENTE MODIFICATI?
Circa 63.000 tonnellate di granoturco geneticamente modificato sono state importate in questi giorni dalle quattro maggiori industrie alimentari della Corea del Sud che sostengono di non poterlo evitare a causa dell’aumento del costo del prodotto naturale; si tratta del più grande carico di ‘ogm’ verso la Corea del Sud da quando nel 2001 una normativa regolamenta tali importazioni. Le industrie dicono di aver fino ad oggi evitato gli ‘ogm’ perché visti con sospetto dalla popolazione ma con il prodotto naturale arrivato a costare 450 dollari alla tonnellata, dai 143 dollari del 2006, una tonnellata di granoturco ‘ogm’ a 350 dollari è diventata più conveniente. Dal granoturco si estrae l’amido usato nella lavorazione di centinaia di prodotti alimentari, dalle merendine, ai gelati alle bibite. Secondo la stampa sudcoreana, quest’anno le quattro compagnie importeranno un totale di 1,3 milioni di tonnellate di granoturco geneticamente modificato. Negli ultimi mesi sono andati aumentando i segnali sulla stampa internazionale di forze pro-ogm che, approfittando della carenza di prodotto e del panico nell’opinione pubblica, incoraggiano a rivalutare l’impiego di cereali e soia geneticamente modificati non solo per gli allevamenti animali ma anche per il consumo umano. L’articolo pubblicato nei giorni scorsi sul ‘New York Times’ dal titolo ‘In tempi di magra, i cereali biotech sono meno tabù’, fa una sintetico panorama di queste pressioni: “penso sia chiaro a tutti che le preoccupazioni per il prezzo e l’insufficiente produzione stanno facendo cambiare idea alla gente” ha detto Steve Mercer portavoce della U.S. Weath Associates, la cooperativa nazionale che promuove le esportazioni di cereali americani; negli ultimi cinque anni – aggiunge la testata newyorkese – gli Stati Uniti sono passati a produrre granoturco ‘ogm’ dal 40% del raccolto nazionale al 75%; altri grandi produttori sono Canada, Argentina e Brasile. Recentemente la National Beef Association della Gran Bretagna, che rappresentata i produttori di bestiame, ha diffuso un comunicato in cui chiede che “tutte le resistenze” sulle granaglie ‘ogm’ “sia abbandonata immediatamente come conseguenza della richiesta mondiale di cibo, il crescente pericolo di riduzione di produzione mondiale e la prospettiva di un declino nell’allevamento degli animali”. Il presidente della commissione agricoltura del Parlamento Europeo, l’inglese Neil Parish, ha detto che con l’aumento dei prezzi gli europei “potrebbero diventare più realistici” riguardo gli ogm: “il loro cuore gli dice una cosa ma il loro portafoglio ne dice un’altra”. Infine, sull’onda delle proteste nel sud del mondo per la mancanza di cibo, si fa più sfacciata la screditata ipotesi che gli ‘ogm’ servirebbero ad aumentare la produzione e sfamare il mondo, nonostante esperti agronomi a livello internazionale e ambientalisti ribadiscano che gli agricoltori del sud del mondo hanno bisogno di irrigazione, fertilizzanti e strumenti agricoli e non di sementi biotech, con l’effetto, inoltre, di incatenarli mani e piedi alle multinazionali produttrici. “I politici e tecnocrati che hanno sempre voluto promuovere gli ogm, ora stanno saltando sul treno (del carovita e dalla mancanza di riso) usandolo come una scusa” ha detto Helen Holder, coordinatrice della campana contro gli ‘ogm’ dell’organizzazione ambientalista ‘Friends of the earth’, ricordando che per il mercato non c’è miglior opportunità dell’opportunismo.

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giovedì 1 maggio 2008

Carovita

CAROVITA: brevi dal Mozambico

1. “Il nostro paese non sarà risparmiato dalla crisi alimentare. Dobbiamo iniziare immediatamente a produrre cibo”: lo ha detto ieri il presidente Armando Guebuza durante una visita nelle regioni più povere del paese, aggiungendo che “il Mozambico, non deve farsi trovare con la guardia abbassata”. Oltre alla crisi del carovita internazionale, Maputo si trova a dover affrontare anche le conseguenze di una serie di fenomeni climatici devastanti (ripetuti cicloni, alluvioni, siccità e terremoti) che negli ultimi mesi hanno colpito varie aree del paese, danneggiando la produzione agricola.

2. Oltre 17.000 lavoratori sfileranno domani per protestare contro il carovita e l’aumento dei generi di prima necessità. La manifestazione si svolgerà a Matola, dove si concentreranno anche le celebrazioni per il 1° maggio, festa internazionale dei lavoratori. Secondo la stampa locale, la crisi del carovita, insieme alla promulgazione di una nuova legge sul lavoro e alle contrattazioni in corso tra governo e sindacati per il salario minimo garantito, rischiano di alimentare le tensioni nel paese

3. "Il prezzo dei generi alimentari è decisamente aumentato nell'ultimo periodo: non sappiamo come reagirà la popolazione, ma ci saranno sicuramente grossi cambiamenti, perché la gente non è più in grado di sostenere la situazione": lo dicono alla MISNA fonti della società civile contattate a Maputo dove sono sempre più tangibili gli effetti del carovita mondiale che colpisce in particolare i paesi africani. Negli ultimi mesi, spiegano le stesse fonti, il Mozambico ha registrato una serie di devastanti fenomeni climatici, che hanno danneggiato seriamente le colture agricole: ripetuti cicloni hanno colpito le regioni costiere costringendo almeno 50.000 persone ad abbandonare le proprie case, altre migliaia sono state accolte in campi per sfollati dopo le inondazioni nel centro del paese, mentre la siccità ha interessato le regioni settentrionali. "A febbraio erano aumentate le tariffe dei trasporti collettivi: è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Per due giorni non si poteva entrare né uscire da Maputo a causa delle sommosse e i centri commerciali sono stati assaltati per prenderne i prodotti" ha detto alla MISNA il missionario laico comboniano Daniele Ventresca. Ieri il presidente Armando Guebuza ha avvertito che il paese “non sarà risparmiato dalla crisi alimentare. Non possiamo trovarci impreparati – ha aggiunto - e dobbiamo iniziare immediatamente a produrre cibo". I prezzi, in particolare quelli di tutti i prodotti alimentari di base, sono infatti aumentati costantemente a causa della produzione interna molto bassa e dell'impennata del costo del petrolio, mentre gli stipendi sono rimasti invariati: il governo starebbe valutando la possibilità di aumentare del 10 o del 15% il livello dei salari minimi, che oggi sono intorno ai 1600 metical (circa 60 euro) al mese. “Ma sarebbe un aumento ancora molto più basso rispetto al tasso d'inflazione; inoltre, la maggior parte degli abitanti del Mozambico lavora in modo informale o in nero e quindi non trarrebbe nessun giovamento da questa misura" secondo Ventresca. Il Mozambico, conclude la stessa fonte, “è portato in palmo di mano dalle organizzazioni internazionali come esempio di sviluppo tra i paesi africani, ma va ricordato che una grande parte della popolazione vive in povertà e non ha reddito”.

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