martedì 27 aprile 2010


IL NUOVO LOOK DI
UMUDUFU!!!


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WWW.UMUDUFU.ORG

Il mare di mezzo

L'osservatorio sulle vittime dell'emigrazione
FORTRESS EUROPE
presenta

IL MARE DI MEZZO

Il nuovo libro di Gabriele Del Grande, fondatore di Fortress Europe

Tre anni di inchieste in un unico avvincente racconto.
Un viaggio tra memoria e attualità attraverso le storie che fanno la storia.
La nostra storia.

"A noi scrittori non restano che la parole per sovvertire la realtà. Io ho scelto le parole del mio amato Mediterraneo, il mare di mezzo. Ho scelto le storie dei padri di Annaba e quelle dei padrini di Tunisi. Le storie delle diaspore di due ex colonie italiane come l'Eritrea e la Somalia negli anni dei respingimenti in Libia e quelle dei pescatori del Canale di Sicilia. Le storie degli italianitravirgolette che l'Italia manda via e quelle delle tante Italie nate senza fare rumore AilatiditaliA, nelle campagne marocchine, sul delta del Nilo e nei villaggi del Burkina Faso".

Pubblicato da Infinito edizioni
Con il patrocinio di Amnesty International, Asgi e Cric
Da Aprile 2010 in tutte le librerie, al prezzo di 15 euro, 224 pagine

La scheda del libro, le recensioni e le date delle presentazioni su: http://fortresseurope.blogspot.com/2010/03/il-mare-di-mezzo.html

lunedì 26 aprile 2010

Articoli su "Immigrazione"

Rosarno, caporali arrestati: parla il magistrato che ha condotto le indagini.

Il sostituto procuratore Stefano Musolino: smantellata una struttura criminale grazie al salto qualitativo dopo la rivolta dei migranti del 2009

Associazione per delinquere, violazione della legge sul lavoro e truffe nel settore dell'agricoltura: sono in tutto 31 le ordinanze di custodia cautelare emessa dalla procura della Repubblica di Palmi nell'ambito delle indagini scattate all'indomani della rivolta degli immigrati a Rosarno, nel Reggino.

[Leggi l'articolo di Luca Galassi per Peace Reporter]


Immigrati a voce alta

La chiusura dei centri di espulsione. Una nuova legge sull'asilo politico. L'abolizione della tassa-capestro per chi rinnova un permesso. E il diritto di voto per chi nasce qui. Per la prima volta, gli extracomunitari d'Italia si sono riuniti a congresso. Per fare un partito? Non ancora. Ma...

«Oggi è la giornata della Liberazione dell'Italia e non è un caso», sorride Siddique Nure Alam Bachu. Bengalese, Bachu presiede la sezione romana del Comitato Immigrati, che dopo sette anni ha deciso di rendersi visibile a tutti e darsi una missione politica, nel Primo Congresso nazionale degli immigrati che si è tenuto a Roma durante lo scorso week end, ospitato dai salesiani. «E' la liberazione oggi, ma ci sono libertà ancora non da ricordare ma da conquistare. Vogliamo un'altra liberazione, quella della convivenza sociale», spiega.

[Leggi l'articlo di Carlotta Mismetti Capua per L'espresso]

venerdì 23 aprile 2010

Parole di frontiera...PIACERE


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Eco Africano

Eco africano: a Roma un concerto di musica sacra, gospel e africana per sostenere Medici con l’Africa Cuamm

Eco Africano: musica che rispetta i suoni e lo sviluppo dell’Africa. Giocando sul doppio senso della parola “eco”, che è sia un fenomeno acustico, ma anche il prefisso di composti connessi con natura e ambiente, un gruppo di volontari romani di Medici con l'Africa Cuamm presenta il concerto “Eco Africano” dal programma misto di musica sacra, gospel e africana, nella splendida cornice della Basilica di S. Croce in Gerusalemme.

Il concerto viene eseguito dalla schola cantorum “Don Bruno Medori” di Attigliano (TR) che vanta esibizioni in Italia ed Europa ed è diretto dal maestro Angela Bacci.

L’ingresso al concerto è ad offerta libera ed il ricavato della serata è destinato al progetto di sostegno di Medici con l'Africa Cuamm all’Università Cattolica del Mozambico di Beira, Facoltà di Medicina. Il progetto ha permesso nel 2007 la laurea dei primi 13 medici a Beira, nella provincia centrale di Sofala, in un Paese in cui il rapporto medio fra medici e popolazione è di 1:250.000, concentrati soprattutto nella capitale Maputo, nel sud della nazione.

Ospiti d’eccezione della serata: il direttore di Medici con l'Africa Cuamm, Dante Carraro e suor Donata Pacini, ginecologa comboniana, per anni volontaria di Medici con l'Africa Cuamm in Africa e promotrice del progetto in Mozambico beneficiario della serata.

L’evento è patrocinato dal FEC (Fondo Edifici di Culto), Ministero degli Interni.

Dal sito www.mediciconlafrica.org

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mercoledì 21 aprile 2010

Mostra fotografica

Viviane Sassen
FLAMBOYA


Inaugurazione
Mercoledì 21 aprile 2010 alle 18.30

FORMA Centro Internazionale di Fotografia
Piazza Tito Lucrezio Caro 1 - Milano

La mostra di Forma presenta un’ampia selezione delle fotografie che l’artista olandese ha realizzato durante i suoi viaggi in Africa. Viviane si è appropriata dei colori della Flamboya, pianta tropicale dalle tinte violente ed accese e dalla natura carnosa, per raccontare questo continente. Le immagini testimoniano la ricerca dell’autrice di riappropriarsi degli anni della sua giovinezza passati nel continente africano ma sono anche un’occasione per ripensare la fotografia, le sue regole e il suo significato, tra testimonianza e memoria. Nelle splendide fotografie di Viviane Sassen non ritroviamo di certo gli stereotipi con cui gli occidentali hanno visto l’Africa ma uno sguardo diverso, più intimo. Zambia, Kenya e Tanzania sono gli scenari di queste immagini, straordinarie per il modo in cui è trattato il colore e per il particolare utilizzo delle ombre, in grado di donare alle immagini un’atmosfera leggermente surreale.

Scrive Viviane Sassen: Ho dovuto capire molto presto che sarei sempre rimasta una straniera. Ed è questo conflitto che ho cercato di rendere nel mio lavoro. Ti senti vicina ma allo stesso tempo distante. Questo è qualcosa che il più delle volte è assente nelle descrizioni che l'Occidente fa dell'Africa.

Così, i ritratti di Flamboya ci sorprendono per i soggetti scelti, giovani africani, ragazzi e ragazze in studiate pose plastiche e quasi accecati dal sole, e per le ombre crude che spesso ne nascondono il volto. Se il fascino per questa terra e per questi popoli è evidente, è ugualmente chiaro quanto l’autrice denunci una impossibilità cronica a fornire sguardi d’insieme, enunciare teorie, emettere proclami. L’Africa di Viviane Sassen è un territorio magico, misterioso e ancestrale. Impossibile da conoscere fino in fondo ma forse, proprio questo, terribilmente affascinante.

Tratto dalla presentazione della mostra sul sito di FORMA

MSF e "Crisi dimenticate"

Comunicato stampa di Medici Senza Frontiere

MSF presenta il nuovo rapporto e lancia la campagna sulle “Crisi dimenticate”. Al via le mobilitazioni per sensibilizzare l’opinione pubblica.

Roma, 21 aprile 2010 - Medici Senza Frontiere pubblica oggi il nuovo rapporto annuale “Le crisi umanitarie dimenticate dai media nel 2009” che per la prima volta ha la forma di un libro (Marsilio Editori). La pubblicazione include il sesto rapporto con la “Top Ten” sulle crisi umanitarie più gravi e ignorate dai media nel 2009, l’analisi realizzata dall’Osservatorio di Pavia sullo spazio dedicato alle crisi dai TG e alcuni contributi di giornalisti e rappresentanti del mondo accademico e scientifico. MSF lancia anche la campagna di sensibilizzazione sulle “Crisi dimenticate” con l’obiettivo di dare vita, per la prima volta, ad alcune mobilitazioni per coinvolgere l’opinione pubblica. La campagna viene veicolata dal nuovo sito www.crisidimenticate.it dove sono disponibili i materiali per dare vita alle azioni di mobilitazione. La campagna è stata realizzata in collaborazione con l’Istituto Europeo di Design di Milano.
MSF stila annualmente la “Top Ten”, identificando le crisi umanitarie più gravi, alcune delle quali del tutto ignorate dai media. La “Top Ten” del 2009 comprende: le malattie tropicali dimenticate; la guerra nella Repubblica Democratica del Congo (RDC); il conflitto nello Sri Lanka e in Yemen; gli scarsi finanziamenti per la lotta all’AIDS; le condizioni drammatiche per le popolazioni del Sudan; i fondi inadeguati per la malnutrizione; i civili intrappolati nella morsa della violenza in Pakistan, come in Somalia e Afghanistan, dove l’accesso alle cure per i civili è estremamente difficoltoso.
Come tutti gli anni, l’Osservatorio di Pavia ha realizzato un’analisi quantitativa e qualitativa dello spazio dedicato dai telegiornali (Rai e Mediaset) alle dieci crisi individuate da MSF e, più in generale, ai contesti di crisi in tutto il mondo. L’analisi evidenzia un dato stabile rispetto agli anni precedenti: le notizie sulle crisi umanitarie nel 2009 sono state il 6% del totale (5.216 su 82.788), un dato identico a quello del 2008 (6%), ma sempre in linea con il calo di attenzione prestato alle aree di crisi in questi anni (il 10% nel 2006 e l’8% nel 2007). Il livello di attenzione nei TG, con meno di un decimo di notizie dedicate alle crisi, non dà segni di miglioramento nemmeno nel 2009.

lunedì 19 aprile 2010

Politica Sanitaria Internazionale e Cooperazione allo Sviluppo

Giovedì 6 maggio ore 20.30
Circolo Culturale Rosetum
Via Pisanello 1 - Milano
MM1 Fermata Gambara

Dalla dichiarazione di Alma Ata (1978), che lanciava la Primary Health Care e la salute per tutti, sono ormai trascorse alcuni decadi. Per fronteggiare la persistente povertà, specie africana, nell’anno 2000 sono stati elaborati i Millennium Development Goals (MDG), con un programma quindicinale. Purtroppo già si intuisce che molti di questi obiettivi non verranno raggiunti. Obiettivo della serata è quello di provare a comprendere meglio il ruolo dell’Organizzazione Mondiale della Salute, quello degli attori della Cooperazione Internazionale e la filosofia di intervento in ambito sanitario.

Sarà presente Italo Nessi (Medico e Presidente dell'Associazione Medici con l’Africa Como Onlus) conoscitore dei sistemi sanitari africani, che ci introdurrà alle tematiche di cui sopra, alla luce della propria esperienza personale e professionale.

Con l'Africa nel cuore

Un'occasione per festeggiare il 60° compleanno della ONG Medici con l'Africa CUAMM, per ascoltare della buona musica e per contribuire ad una giusta causa!

ACCORRETE NUMEROSI!!!

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martedì 13 aprile 2010

"Africani è ora di lottare"

A 50 anni dall'indipendenza: "Africani, è ora di lottare", una lettera aperta.

Un j’accuse rivolto alle ex-potenze coloniali, alle dure regole economiche neoliberali, ai “depredatori delle risorse naturali” e ai dirigenti politici africani: è in sintesi il contenuto della lettera aperta del professore di storia e scienze politiche all’Università sudafricana di Johannesburg, il camerunense Achille Mbembé, pubblicata da diverse testate africane, tra cui il congolese Le Potentiel, in occasione dei 50 anni di indipendenza che ricorre nel 2010 in 17 paesi del continente, tra cui 14 ex-colonie francesi. La Francia “che dà l’impressione di riconoscere controvoglia la democratizzazione del continente vuole fare del 2010 l’anno dell’Africa (…) eppure si è opposta a quel movimento non esitando a ricorrere alla corruzione, alla forza e all’omicidio” scrive Mbembé, autore di diversi saggi sulla storia postcoloniale. Mbembé afferma che Parigi ha più volte “fornito un tenace sostegno ai governanti più corrotti del continente e ai regimi che hanno voltato le spalle alla causa africana” e durante il periodo della decolonizzazione ha “fatto siglare accordi iniqui di cooperazione e difesa, consentendogli di continuare ad esercitare un’influenza negativa negli affari continentali”. Per i prossimi 50 anni, lo studioso vede nella Cina “se non un contrappeso almeno un espediente a uno scambio finora squilibrato col Nord del mondo” anche se per ora “Pechino non va oltre il modello dell’economia di estrazione delle materie prime e non sembra destinata a prestare man forte nelle lotte per la democrazia” in Africa. Secondo Mbembé, le relazioni internazionali vanno ristabilite sulla base di un “New Deal continentale a favore della democrazia e del progresso economico” tra i singoli Stati africani e le potenze straniere per “chiudere definitivamente il capitolo coloniale”; questo comporterebbe anche indennità di ricostruzione, meccanismi di “sanzioni ai danni dei regimi e tutti quegli attori, pubblici come privati, responsabili di crimini contro l’umanità”.
Il professore camerunense traccia poi un bilancio più economico-sociale di mezzo secolo di indipendenza segnato dalla “brutalità delle costrizioni economiche delle regole neoliberali imposte agli africani (…) che spesso suscitano proteste popolari contro il caro vita o esplodono dietro scontri etnici ed elettorali”. Per cambiare le regole e inventare “una via alternativa”, sottolinea lo scrittore, “bisogna uscire dalla logica dello sfruttamento e della ruberia che caratterizzano l’economia politica delle materie prime in Africa. Il capitalismo che alimenta questa dinamica favorisce l’alleanza tra mercantilismo, disordini politici e militarismo”. Al livello politico, Mbembé fa notare che “in numerosi casi gli africani non sono ancora liberi o messi nella possibilità di scegliere liberamente i propri dirigenti” e “troppi paesi sono ancora in mano a satrapi cui unico scopo è rimanere al potere, motivi per cui le elezioni vengono spesso manipolate”. Rivolgendosi ai cittadini africani, fa notare come “la loro sana aspirazione alla libertà e al benessere non riesce ancora a tradursi in un linguaggio nuovo, proprio, in forze sociali e culturali organizzate in grado di far radicare la democrazia e sradicare il modello coloniale” dall’Africa. Secondo l’intellettuale del Camerun, deve trattarsi di un pensiero che “vada al di là dell’eredità anticoloniale e anti-imperialista”, che permetta di superare l’immagine dell’Africa come “terra dell’equazione tra politica e stato permanente di guerra civile” per poter “annientare l’enorme potenziale di violenza negativa tutt’ora palpabile”. Per bloccare persone “abbandonate a se stesse e che migrano per sfuggire a guerre, ineguaglianze e criminalità” è fondamentale, insiste Mbembé, “uscire dalla logica dell’intervento d’urgenza che finora ha dominato il dibattito internazionale sull’Africa” per puntare a “investimenti sul capitale umano del continente, tutto da valorizzare” e a “nuove reti di solidarietà internazionale”. Conclude la sua lunga analisi con un appello a tenere conto del contributo africano alla sicurezza del mondo ma anche alla ricchezza del suo contributo umano e spirituale.

Da www.misna.org

giovedì 8 aprile 2010

Capitali africani, ricchezza occidentale

In 40 anni, la fuga illecita di capitali è costata all'Africa 1800 miliardi di dollari.

[...] l'ammontare complessivo dei capitali usciti dai Paesi africani illegalmente, è impressionante: 1800 miliardi di dollari, che per una serie di trucchi hanno permesso a dittatori, leader democratici, militari, alti burocrati e imprenditori, africani ma non solo, di accumulare immense fortune all'estero, al riparo dalle frequenti crisi che scuotevano (e scuotono) periodicamente Paesi caratterizzati da economie deboli e da una forte instabilità politica. Un fiume di soldi che ha alimentato la crescita dei Paesi più sviluppati e che, paradossalmente, fa dell'Africa un continente virtualmente creditore, pur essendo imprigionato dal suo debito [...]

[leggi l'articolo su PeaceReporter]

mercoledì 7 aprile 2010

Giornata mondiale della salute


"1000 cities, 1000 lives".
E' lo slogan della Giornata mondiale della salute che si celebra oggi. La giornata, indetta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS-WHO) quest'anno è dedicata al problema dell'urbanizzazione.
"Per la prima volta nella storia le città contano più abitanti delle aree rurali. In parallelo con tale tendenza, il fardello della povertà mondiale si sta anche spostando dalle aree rurali a scarsa densità di popolazione alle città densamente popolate" - afferma il Segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon nel suo messaggio per la giornata. "A metà secolo, si conteranno sette abitanti cittadini ogni dieci persone. La maggior parte di questa crescita esplosiva avviene nei paesi industrializzati".
Richiamando il tema del recente World Urban Forum, Ban Ki-moon evidenzia quindi che "una urbanizzazione rapida e non pianificata sta facendo espandere i quartieri poveri e gli insediamenti spontanei, fenomeno che le autorità locali stanno cercando di contrastare". "La disparità di reddito, opportunità, condizioni di vita e accesso ai servizi delle persone si riflette nella maniera più nitida nello specchio della salute pubblica" - sottolinea Ban. Il Quinto Forum organizzato dal programma dell'Onu UN-Habitat ha avuto infatti come tema "Bridging the Urban Divide" e ha cercato di affrontare i temi collegati agli effetti della rapida urbanizzazione sulle comunità, sulle città, le economie e il clima.
Per migliorare la salute urbana occorrono "politiche efficaci" ed è necessario lavorare soprattutto "per ridurre l’inquinamento atmosferico e acustico, la congestione del traffico e la criminalità, contribuire al miglioramento delle abitazioni, della sanità e della sicurezza di acqua e cibo" - evidenzia il Segretario generale dell'Onu che invita le città di tutto il mondo a "condividere le proprie strategie di successo e le pratiche migliori per rendere le città dei luoghi sani in cui vivere".
Proprio attraverso l'iniziativa "1000 cities, 1000 lives", l'Organizzazione Mondiale della Sanità intende coinvolgere oggi mille città per condividere iniziative per migliorare la qualità della vita urbana attraverso l'apertura di aree verdi ai cittadini, l'allestimento di forum di discussione sulla salute e l'avvio di campagne specifiche per l'utilizzo degli spazi pubblici. Ma c’è un secondo obiettivo: quello di rintracciare 1000 storie di “campioni di salute urbani” che si siano distinti in questo campo attraverso attività e iniziative volte al miglioramento della salute nelle proprie città.
Verranno trattati anche i temi dell’urbanizzazione e dei cambiamenti climatici con particolare attenzione alle emissioni di gas serra dovute alla diffusione del trasporto su strada e all’industrializzazione. E anche quello della sedentarietà legata al benessere. Come riporta una recente indagine gli italiani, soprattutto nelle grandi città, non fanno moto: i sedentari assoluti sono il 29%, ma solo il 33% della popolazione, secondo i dati del sistema PASSI, svolge un livello di attività fisica conforme alle raccomandazioni. In circa un terzo dei casi i medici, o altri operatori sanitari, si sono informati al riguardo e hanno consigliato genericamente di svolgere attività fisica.

Unimondo.org
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