domenica 27 febbraio 2011

Haiti - inedito - 1

oggi mi è capitato…

mattina presto. colazione. tra poco dobbiamo andare al centro per il colera.ci chiama una collega. ha soccorso dei feriti (non gravi) di un incidente stradale a mezz'ora di macchina. lei sta andando nella direzione opposta. non può tornare indietro. serve una macchina (con possibilmente un medico) per recuperarli e portarli all'ospedale. realizzo che sono rimasto l’unico medico. cazzo! tocca a me. ok andiamo. prendo un gippone e l'autista e partiamo. a razzo!
attraversiamo paesaggi haitiani. stupendo! mare caraibico. montagne verde brillante. uno dopo l’altro piccoli villaggi. casette e baracchini multi-colore. muri ricoperti di scritte e disegni. di ogni tipo. vivacità caraibica. e poi mercati di banane e carbone improvvisati sul ciglio della strada. in mezzo alla strada direi. assisto a due o tre quasi-investimenti di pedoni che attraversano alla cazzo (senza guardare nda).
arriviamo sul posto. tutto tranquillo. un tap tap (tipico mezzo di trasporto pubblico haitiano) ribaltato. tre ragazzini seduti accuditi dalla collega.
una sbucciatura
una botta in testa
una possibile frattura
li carichiamo e ripartiamo. inversione a u. direzione ospedale. arriviamo al nostro albergo. lo superiamo. arriviamo al posto di blocco, di solito deserto. oggi ad attenderci ci sono i caschi blu delle nazioni unite. fuciloni spianati. ci fanno accostare. istantaneamente:
sbiancamento cutaneo al volto
goccia di sudore freddo che riga la tempia
cacca in pre-uscita
vedono il logo dell’organizzazione.
-è un dottore! - dicono -lascialo passare- grandi sorrisi e pollici alzati. ci fanno passare. sorrido un po' nervoso. pollice alzato pure io.
e vai così, all'americana!
prendiamo la strada principale per l'ospedale.
veloci
rallentiamo
ci fermiamo
ci fermiamo? un sacco di gente davanti a noi. motorini, macchine, di tutto. nessuno riesce a muoversi. più avanti una manifestazione. tutto bloccato. facciamo inversione a fatica e cambiamo strada passando nei vicoli più stretti del centro. caos e merci esposte ad ogni angolo. finalmente vedo il mercato. e ne sento il caratteristico odore. imbocchiamo un stradina ancora più stretta. sul lato destro un buco enorme. ci fanno segno agitando le mani.
troppo tardi. l’autista, mortaccisua, ci entra dentro in pieno con la ruota anteriore. bloccati. prima, retromarcia, niente da fare. la ruota gira a vuoto. si alza una nuvola di fumo. odore di bruciato. siamo fermi in mezzo alla strada accerchiati da quello che definirei un puttanaio di gente.
con la razionalità e la calma che mi contraddistinguono, penso: ok siamo fottuti!!!
e invece no. una decina di persone comincia a sollevare il gippone davanti e ci tirano fuori dal fossato! tiro giù il finestrino e ringrazio in creolo. sorridono e salutano.
arriviamo finalmente davanti all'ospedale. davanti alla porta chiusa. suoniamo e bussiamo. niente. sulla nostra sinistra si avvicina il corteo dei manifestanti. sono ad una trentina di metri. una calca impressionante. inizio ad innervosirmi, anche se sembra una manifestazione pacifica. venti metri. aprite cazzo!!! finalmente ci aprono ed entriamo. parcheggiamo e scarichiamo i feriti davanti al pronto soccorso (che purtroppo è proprio come me lo immaginavo!). parlo con il personale per spiegare l'accaduto. ma a questo punto non possiamo più uscire. la folla ha raggiunto l’ospedale. ci sono urla. volano schiaffoni. aspettiamo con calma al sicuro dentro all'ospedale. seduto all’ombra vengo salutato da un paio di ragazze che stanno pulendo il viale d’accesso al pronto soccorso. dal nulla iniziano ad accusarmi di essere arrivato insieme ai miei amichetti bianchi e di aver comprato tutta l’isola. mi difendo come posso nel mio ancora-basico creolo. l’autista mi difende a spada tratta.
nel frattempo fuori dall’ospedale è tornata la calma. possiamo passare. torniamo al centro per il colera cambiando strada altre mille volte. come in un pac-man per scappare dalla folla che continua a camminare per le strade della città.
finalmente arriviamo a destinazione. davanti, il mare. vista meravigliosa.
sono le 10.30. si inizia a lavorare!

giovedì 24 febbraio 2011

Haiti - 35

negli ultimi tre giorni:

saint marc - haiti
port-au-prince - haiti
pointe a pitre - guadalupe
parigi - francia
roma - italia
milano - italia

ora a casa cercando di orientarmi un po'...

domenica 20 febbraio 2011

Haiti - 34

arrivato a port au prince.
domani si vola. guadalupe. francia. italia.
ho cercato di fissare le immagini nella mente. la macchina fotografica è rimasta in casa. rotta.
le tendopoli mi sembrano aumentate. la città mi sembra ancora più caotica di come me la ricordavo. strade intasate di mezzi e persone. ci abbiamo messo un'eternità per attraversare la città. chiuso in macchina con un senso di claustrofobia.
già rimpiango saint marc. e già mi manca la famiglia di saint marc.
questa mattina i tanto-NON-desiderati saluti. qualche verosimile addio e un sicuro arrivederci.
mi hanno scritto un biglietto che ho letto da solo in macchina. commozione mal celata.
e poi finestrino abbassato
testa appoggiata sul sedile
davanti agli occhi haiti.

Haiti - 33

ultimo giorno nel CTC.
ultimo giorno di lavoro.
penultimo giorno ad haiti.
dopo quasi tre mesi.
direi molto intensi. sembrano molti di più.
oggi i saluti con lo staff del centro. saluti in creolo.
tristezza. un sacco di abbracci. foto. qualche lacrima.
scambio di indirizzi Email. la promessa di scriversi, magari di rivedersi. chissà.
mi piace pensare che un giorno ritroverò gli amici haitiani. con alcuni dei medici locali si è creato un rapporto molto bello. ancora una volta, tre mesi che sembrano tre anni. tutto concentrato. tutto amplificato.
e poi a cena con i colleghi. i coinquilini. la famiglia!
rimandando il più possibile i saluti...domani mattina colazione tutti insieme come tutti i giorni da mesi. sparando cazzate per cominciare bene la giornata. rituali sempre uguali. ormai conosciuti a memoria.
piccole cose quotidiane che mi mancheranno moltissimo.
domani inizia il viaggio di ritorno a casa.
un po' di tempo per pensare. per metabolizzare il vissuto degli ultimi mesi. per rivivere immagini e momenti di una esperienza indimenticabile.

sabato 19 febbraio 2011

Haiti - 32

oggi al centro, mentre il lavoro procedeva tranquillamente, una notizia ci ha lasciato tutti atterriti.
uno dei pazienti, ormai quasi guarito dal colera, mentre aspettava la dimissione nella sala "recovery" improvvisamente scoppia a piangere. ha ricevuto una telefonata da casa: il figlio di due anni è appena morto in casa, non molto distante dal centro. e scopriamo che anche il figlio aveva diarrea e vomito, da tre giorni!
morire a due anni per una diarrea.
dopo tre mesi di campagne di sensibilizzazione in città e fuori città. con un ospedale e un centro per il colera vicino a casa. senza difficoltà economiche per trasportare il bambino. con il padre che presentava gli stessi sintomi e per questo è venuto da noi.
non riesco a capire, troppo assurdo.

giovedì 17 febbraio 2011

Haiti - 31

flashback di un paio di settimane...

all'inizio e alla fine di una epidemia di colera si fanno dei test di laboratorio per identificare il tipo di vibrione responsabile delle infezioni e la sensibilità/resistenza ai diversi antibiotici.
alla fine dell'epidemia è importante verificare che i casi di diarrea osservati siano ancora causati dal vibrione e non da altri microrganismi normalmente responsabili di diarrea, soprattutto nei bambini.
quindi dalla capitale ci chiedono di cominciare a prelevare dei campioni random per analizzarli in laboratorio.
in una epidemia di colera è facile immaginare da dove si possano prendere i campioni!...
...esatto, proprio da lì!
insomma ci chiedono di andare nei vari centri per il trattamento del colera (CTC), in città e nei centri periferici, muniti di simpatici bastoncini di legno, tipo cottonfioc ma più grandi, e chiedere gentilmente ai pazienti il permesso per infilarglieli nel culo!
il modo giusto per guadagnarsi la fiducia degli haitiani!
è proprio vero, come recita un antico proverbio haitiano, che
"quando arriva l'uomo bianco c'è da stringere le chiappe!"

(nota: antico proverbio haitiano inventato dall'autore del blog)

mercoledì 16 febbraio 2011

martedì 15 febbraio 2011

Haiti - 29

oggi al ritorno dal lavoro siamo incappati in un piccolo incidente stradale. niente di grave.
ma quando siamo arrivati non si capiva nulla. un sacco di gente e una persona a terra.
sembrava grave così siamo corsi ad aiutarlo. facendoci largo tra mille motorini riusciamo a raggiungerlo. da una parte i famigliari e dall'altra dei moto-tassinari. lo stanno strattonando incosciente. non capisco il motivo. cerco di calmarli per prestare i primi soccorsi. nulla da fare. gridano e tirano di qua e di là il corpo come un pupazzo. finalmente rusciamo a stendere il ferito. e mentre siamo inginocchiati cercando di capirci qualcosa arriva uno da dietro e gli tira una secchiata d'acqua in faccia. per poco non lava pure me, il pirla! ma subito scopriamo che il presunto ferito in realtà ferito non è! è ubriaco fradicio! nessuno l'ha investito. barcollava in mezzo alla strada ed è caduto. tutto qui.
ma il tipo appena si ripiglia ci vede e inizia ad imprecare e ad agitare i pugni in aria per minacciarci. - mavatteneaffanculo! - dico io.
i parenti lo tengono a fatica. poi crolla di nuovo al suolo. a questo punto, non curanti pericolo, ossia della fiatella alcolica nauseabonda, lo carichiamo in macchina e lo portiamo in ospedale.
si torna a casa. fine della storia.

lunedì 14 febbraio 2011

Haiti - 28

finita ora la quasi quotidiana jam session post-cena sulla terrazza.
due chitarre veramente ispirate!
il modo migliore per finire una giornata di scoglionamento:
un po' perchè questo fine settimana ho lavorato E di sabato E di domenica
un po' perchè non ci sono quasi più pazienti nel centro (fortunatamente!)
un po' (e soprattutto) perchè questa mattina mi ha accolto un'atmosfera molto fredda.
visto che l'epidemia sembra giunta al termine, abbiamo nuovamente ridotto il personale del centro.
la maggior parte l'ha presa bene. alla fine è quello che ci si aspettava fin dal primo momento.
che prima o poi l'epidemia sarebbe finita e così anche la collaborazione.
alcuni però l'hanno presa molto sul personale. due infermiere con cui ero solito ridere e scherzare (fino a ieri), oggi non mi hanno nemmeno salutato e non mi hanno rivolto la parola per tutto il giorno. broncio e braccia incrociate. tipo i bambini.
ci sono rimasto molto male.
ok, posso capire che per molti la fine dell'epidemia vuol dire ritornare alla normalità, ossia alla
mancanza di lavoro e difficoltà economiche, ma la temporaneità del lavoro era chiara fin dall'inizio ed è evidente che presto o tardi (spero presto) il centro dovrà chiudere i battenti.
ed in settimana ci aspetta un ulteriore diminuzione dello staff...speriamo bene!

domenica 13 febbraio 2011

Haiti - 27

Foto nel CTC
Sempre meno pazienti...

Haiti - 26

la settimana scorsa nel centro abbiamo ricevuto una visita assurda (una delle tante).
sto facendo il giro nella pediatria quando mi avvisano che c'è un gruppo di volontari canadesi che mi vuole parlare.
arrivo all'entrata e mi trovo davanti sto gruppo di fuori di testa.
cinque energumeni. cinque bestioni palestrati. tutti uguali.
cappello con logo
occhiali da sole
stetoscopio al collo
maglietta nera taglia piccola per evidenziare i muscoli
tatuaggi dell
pantaloni corti color kaki con tasche laterali
scarponi "swat".
mi dicono di essere paramedici canadesi.
dicono di volerci donare un borsone pieno di pastiglie per disinfettare l'acqua. mi chiedono se abbiamo bisogno di aiuto. - ma veramente...noi abbiamo già il nostro personale locale - rispondo.
- quindi è tutto sotto controllo? - insistono. - sì, se volete possiamo fare un giro per mostrarvi il centro - rifiutano decisi l'ospitalità. mi dicono di aver fretta. se non abbiamo bisogno di aiuto
preferiscono andare da qualche altra parte per prestare soccorso.
stretta di mano poderosa. si girano e se ne vanno.

fretta??? sono arrivati due giorni fa ad Haiti dopo tre mesi di emergenza colera!
alla faccia del tempismo!!!



sabato 12 febbraio 2011

Haiti - 25

il problema principale qui nella ridente città di Saint Marc?
Il traffico! anzi, il "tchaffeco"!
strade dissestate piene di veicoli di tutti i tipi.
fuoristrada
enormi autobus coloratissimi
camion arrugginiti e pericolanti
e soprattutto motorini.
fiumi di motorini. i mitici honda a tre marce senza frizione. ancora me li ricordo dal viaggio in grecia nell'estate della maturità, quando mi ci schiantai contro un muro tentando di impennare (estate della maturità appunto).
beh dicevo...
file interminabili. sono i moto-taxi, il mezzo di trasporto "pubblico" più utilizzato in città. veloce ed economico. di certo non il più sicuro. di norma in condizione pessime. generalmente senza frecce e specchietti. la capiente sella qui arriva a sostenere fino a tre considerevoli culi. escluso il guidatore. più eventuale carico.
e in più nessuna regola. codice della strada??? mai sentito!
qui ho visto cose...che voi umani non potreste immaginarvi! motorini in contromano al largo dei bastioni di Orione… e ho visto motorini senza luci nel buio vicino alle porte di Tannhäuser….....

venerdì 11 febbraio 2011

Haiti - 24

un interessante confronto culturale già osservato in precedenza in mozambico.
anche qui ad haiti ho trovato nelle persone un forte senso della gerarchia. un assoluto rispetto dei ruoli. è inconcepibile svolgere compiti non previsti dal proprio "profilo". non ho mai visto un medico haitiano, uno dei miei colleghi, mettersi a spostare letti per sistemare il reparto. o aiutare a scaricare casse di medicinali dal camion. o spostare le casse per organizzare il deposito della farmacia. io lo faccio. se non sono occupato con i pazienti e c'è qualcosa da fare per aiutare, perchè no? non ho grossi problemi. ma generalmente il personale mi guarda come se fossi un po' fuori di testa. e quando chiedo aiuto a qualche collega medico, per esempio per spostare un letto da una stanza all'altra, noto sempre un po' di reticenza. come se fosse qualcosa di strano, fuori dall'ordinario, inopportuno. certo, poi lo fanno. ma ancora una volta per il rispetto della gerarchia. io sono il "datore di lavoro", il supervisore, quindi il capo. o come dicono qui (e come dicevano in Mozambico), il patron!
e non vale solo per i medici. anche gli addetti al carico/scarico rimangono un po' stupiti e disorientati. quello che per me è un semplice gesto di collaborazione, in realtà stravolge l'ordine delle cose. confonde il rigido schema gerarchico che qui è estremamente importante.
pensando di aiutare, li mettiamo in difficoltà. - se il medico si mette a scaricare pesi, a me cosa resta da fare?-
mostrando di poter fare anche il lavoro degli altri è come se non ne riconoscessimo il valore.
il rischio che si corre quando si entra in contatto con culture differenti.
dare per scontato che il nostro approccio alle cose sia universalmente riconosciuto.
o peggio ancora avere la presunzione che il nostro modo di vivere sia quello giusto, il migliore, quello da insegnare ai "popoli inferiori".
pericoloso.

giovedì 10 febbraio 2011

Haiti - 23

i casi sono diminuiti nel centro. spero che questo significhi che ci stiamo avvicinando alla fine dell'epidemia di colera. più si va verso la fine di una epidemia, e più aumentano i casi di pazienti che arrivano con diarrea causata da altre patologie.
per cui è sempre più importante controllare che la presentazione clinica abbia le caratteristiche di un colera....insomma per farla breve devi guardare come il paziente caca...beh non proprio come caca, ma dopo devi controllare quello che ha prodotto.
tutti attorno al tipo accovacciato facendo una sorta di ola. in silenzio per ascoltare il suono che produce. e dopo tutti a guardare nel secchio dissertando sulle caratteristiche del prodotto - stimato collega, io ritengo che la consistenza pastosa e la colorazione giallastra depongano a favore di una diarrea non colerica, lei cosa pensa?-, - beh egregio dottore devo purtroppo dissentire, in quanto io non definirei la consistenza "pastosa", bensì liquida -, - non ci resta altro che apprezzarne l'aroma -
e tutti con la faccia dentro al secchio. pazzesco!
ormai sono diventato un esperto. fonte di ispirazione per i giovani colleghi haitiani che non perdono occasione per invitarmi ad unirmi ad un interessante simposio sulla merda!
oggi ho passato la giornata passando da un paziente all'altro chiamato dai colleghi medici per controllare i vari tipi di diarrea:
colera sì? colera no?

evito facili commenti sulla giornata...

martedì 8 febbraio 2011

Haiti - 22

Ieri notte primo parto nel nostro centro! Purtroppo me lo sono perso per questa brutta abitudine che ho di dormire la notte. La mamma e il bambino stanno bene.
È un maschietto.
Lo chiameranno VIBRIO!!!

sabato 5 febbraio 2011

Haiti - 21

...continuano le foto dalla macchina...

Haiti - 20

durante le mie visite nelle zone rurali di Haiti ho fatto una scoperta geologica senza precedenti:
sul pendio di una montagna ho trovato delle rocce identiche a quelle che in Madagascar chiamano Tsingy.
Sono delle rocce calcaree con solchi e punte acuminate scavate nel tempo dalla pioggia.
In Madagascar ci sono intere distese e parci ricoperti da questo tipo di roccia.
Penso di aver dimostrato senza alcun dubbio che un tempo Haiti e il Madagascar erano unite!!!
Poi con la deriva dei continenti Haiti ha attraversato l'Oceano Atlantico fino ad arrivare ai Caraibi.
Sì, sono quasi sicuro che sia andata così...

Haiti - 19

poco tempo fa siamo andati nell'ospedale della città per verificare la possibilità di trasferci il nostro centro una volta risolta la fase più acuta dell'epidemia.

arriviamo davanti all'ospedale. scendiamo dai gipponi. magliette e gilet splendenti e logheggianti.
ci dirigiamo alla piccola palazzina segnalataci dal direttore. un gruppetto di pazienti ci osserva con circospezione. ci apre il cancello un vecchio custode che tenta qualche parola in inglese. rispondo in creolo. entriamo nella sala. senza perdere tempo in chiacchere iniziamo l'ispezione.
tiriamo fuori le macchine fotografiche. scatti a ripetizione. bindella alla mano iniziamo a prendere le misure. ci immaginiamo come organizzare il futuro centro.
qui mettiamo questo
lì si può mettere quello
questo lo spostiamo
questo muro lo tiriamo giù
queste colonne le rinforziamo.
grandi gesti accompagnano la foga costruttrice.
il linguaggio non aiuta la comprensione del custode che ci guarda come fossimo marziani (e forse lo siamo davvero). annotiamo tutto nei quaderni. salutiamo e ce ne andiamo con una certa fretta.
appena usciamo e siamo nel cortile interno dell'ospedale rivivo la scena mentalmente. mi sembra tutto un po' surreale. mi ricorda la scena del film "amici miei", la zingarata della costruzione della autostrada.
non riesco a trattenere una forte risata.