venerdì 10 luglio 2009

Forum dei popoli di Bandiagara

Una selezione di articoli da MISNA
Questa e' l'informazione di cui abbiamo bisogno, quella che mi aspetterei da quotidiani on line tipo Repubblica o Corriere. Che invece parlano di come Carla e Sarkozy abbiano stregato gli aquilani, di Obama e Michelle in visita al Papa, delle first lady tra le macerie o in visita al Pam (Programma alimentare mondiale). E poi distraggono l'attenzione del lettore enfatizzando i timori per il corteo "no global", parlando di "citta' blindata" ed "esercito mobilitato". Mentre gli stessi organizzatori assicurano che non ci saranno disordini, che non vogliono alcun incidente ma una manifestazione pacifica. Bisognerebbe ricordare alla gente che i veri "cattivi"non sono fuori per le strade, ma sono seduti dentro, tra grandi strette di mano e sorrisi, facendo promesse che non manterrano mai. Questi si' che sono pericolosi, visto che hanno il potere di decidere del nostro futuro, e di solito sbagliano!!

Il “Forum dei popoli” di Bandiagara è l’ottava edizione di un appuntamento che attraversa il Mali anno dopo anno, da Siby nel 2002 a Kitibougou nel 2008. L’idea è sempre la stessa, “costruire alternative” contro le “politiche disastrose” decise lontano dall’Africa, nel Nord del mondo, secondo le ricette del “neo-liberismo” e il dogma del mercato. Aiutano a capire le parole di Barry Aminata Touré, la presidente della sezione del Mali di Coalizione africana debito e sviluppo (Cad). “I movimenti sociali – ha detto - dimostrano con grande determinazione la loro capacità di resistenza (…) con la volontà di concorrere alla realizzazione di un altro mondo possibile, dove la giustizia sociale ed economica diventi la sola forza di legge per i popoli e i governi”. A Bandiagara, 700 chilometri da Bamako e molti di meno dal fiume Niger, “giustizia” è la parola chiave. Giustizia vuol dire mettere da parte le ricette del G8, un vertice che – sottolinea la Touré - non ha avuto “alcun mandato per elaborare programmi e strategie per l’Africa”. Oltre 600 delegati, rappresentanti di organizzazioni non governative del Mali e di quasi tutti i paesi dell’area sub-sahariana, parlano dei problemi veri del continente: “I conflitti e le guerre – spiegano gli organizzatori - un indebitamento soffocante, le politiche commerciali squilibrate del mercato mondiale, le politiche migratorie repressive e selettive, le false promesse di aumento degli aiuti pubblici allo sviluppo e lo spettro di una povertà che si diffonde”. Riflessioni difficili, dunque, segnate dalle nuove paure della crisi economica ma soprattutto dalla voglia di un confronto sud-sud.

Prove di forza e scontro fra interessi di parte, lontani anni luce dal bene comune e dalla democrazia dei popoli: è il vertice del G8 visto da Bandiagara.
Barry Aminata Touré, presidente della sezione di Bamako della Coalizione africana debito e sviluppo (Cad): “Il mondo è in crisi, una crisi strutturale del capitalismo che non può essere curata con riforme di facciata; purtroppo il G8, che in Italia dovrebbe discutere i problemi del mondo, prescriverà solo false ricette”. Secondo i partecipanti al “Forum” il G8 non rappresenta in alcun modo la popolazione e gli equilibri globali. La Touré ha sottolineato che solo le Nazioni Unite possono garantire dibattiti e scelte “democratiche”. In questo senso anche l’invito all’Aquila dei presidenti dei cinque maggiori paesi “emergenti”, il cosiddetto gruppo dei G5, è “una scelta arbitraria, che porta con sé un fallimento annunciato”. In apertura di lavori, Mercoledì, il sindaco di Bandiagara aveva evidenziato che il “Forum” nasce dalla “consapevolezza di uomini e donne di non voler essere complici di decisioni che compromettono il loro futuro”. Il pensiero rivolto ai proclami e alle strette di mano dell’Aquila, la Touré ha sottolineato che la questione migratoria rivela la vera natura dei rapporti tra Nord e Sud del mondo. “Approvando il 18 giugno 2008 il progetto di legge sulla ‘direttiva rimpatri’ il parlamento europeo ha fatto un passo ulteriore nel coordinamento e nella messa in opera di una politica di repressione e criminalizzazione degli immigrati in Europa”.
“Ancora false promesse all’Africa?”: titola così uno dei più seguiti portali informativi sull’Africa, Afrik.com, un’editoriale che introduce l’ultima giornata del vertice del G8 in corso da Mercoledì a L’Aquila. La giornata conclusiva, dedicata all’Africa, prevede discussioni e dibattiti sulla sicurezza alimentare e sugli aiuti al continente; almeno a giudicare dai titoli dei quotidiani sub-sahariani, però, le aspettative sono praticamente nulle. Da ‘L’Observateur’ del Burkina Faso a l’‘Avenir’ della Repubblica del Congo, si moltiplicano le critiche per una giornata africana relegata alla fine dell’agenda dei lavori del G8 dopo le discussioni degli ‘otto grandi’ di Mercoledì e quelle di un improvvisato G14 (allargato dalle potenze emergenti del Sud del mondo, Cina, India Sudafrica, Brasile e Messico) di ieri. Nell’agenda di oggi, secondo le anticipazioni, figura una bozza di comunicato con cui il G8 preannuncia l’aumento di investimenti agricoli nei paesi poveri, ma anche un “codice di buona condotta” sull’acquisto di grandi quantitativi di terra nel continente africano da parte di paesi stranieri o grandi multinazionali (senza però fare alcun riferimento a quei paesi del G8 che detengono ancora vastissimi appezzamenti di terreno africano sulla base di diritti di proprietà che risalgono all’epoca coloniale). Oggi i partecipanti al vertice, che per l’occasione dovrebbero superare la quarantina, studieranno inoltre la detassazione delle rimesse dei migranti (i veri aiuti all’Africa, se si conta che nel 2006 a fronte di 140 miliardi di dollari di rimesse i paesi ricchi stanziarono per il continente meno di 4 miliardi di dollari) e discuteranno contributi finanziari per 10 miliardi di dollari. “Le promesse vincolano solo quelli che ci credono” titola il principale quotidiano del Burkina Faso, sottolineando a più riprese come ormai la maggior parte degli africani guardi con ironia ai roboanti annunci di impegni che arrivano dai consessi annuali del G8. “I dirigenti dei paesi ricchi sanno bene che l’aiuto finanziario che accordano ai paesi poveri tornerà nelle loro tasche con gli interessi” dice un lettore nello spazio dei commenti a un editoriale dell’‘Observateur’, citando i costosissimi studi di fattibilità e un’infinita varietà di strumenti burocratici che finiscono per riassorbire gran parte dei fondi stanziati in aiuto. “I nostri dirigenti – protesta un anonimo commentatore sul sito online del quotidiano burkinabé – si riempiono le tasche e poi depositano il loro contenuto nelle banche di quegli stessi paesi che si dicono donatori”. Restando in Africa occidentale, cambia la testata ma non cambia il tono. Su ‘Le Republicain’ di Bamako in un fondo intitolato “Il G20 ieri e il G8 oggi, ma in tutto questo dov’è l’Africa?” non solo si ribadisce la strumentalità delle promesse dei paesi ricchi (tutt’altro che interessati a un vero sviluppo africano) ma si invitano i lettori e gli africani in genere a guardare al ‘controforum’ organizzato dalle associazioni della società civile africana a Bandiagara in Mali. “La consolazione per l’Africa - scrive Adam Thiam nel suo editoriale - non arriverà dall’Italia, ma da Bandiagara. È li che si trova il mondo di domani, solidale piuttosto che solitario. Certo il forum sociale dovrebbe evitare di restare impigliato nella logorrea marxista, ma, a conti fatti, la verità e la speranza verranno soprattutto da Bandiagara. Peccato che i capi di Stato africani non potranno ascoltare. Saranno a L’Aquila”.

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