chilometri bruciati sotto le scarpe
domani si riparte
tre mesi in ciad
aspettando di ritornare in birmania...
mercoledì 27 luglio 2011
lunedì 18 luglio 2011
ma pensa te!
che uno dice…
in mozambico tra zanzaroni malarici e scatarri tubercolotici
ad haiti con colera a nastro
in myanmar con dengue e cani rabbiosi…
e ti sei preso niente?
no niente.
che so…una malarietta, un goccio di schistosomiasi, un pizzico di filaria?
no niente.
neanche una febbriciattola da spacciare per malaria nei racconti con gli amici,
così, per fare un po’ er fico?
no niente
…poi torni a milano una settimana e che ti pigli???
gli orecchioni!
ma davvero!?!
che poi, almeno chiamatela col suo nome
parotite virale epidemica
che fa meno sfigato
no, no, proprio ORECCHIONI!!!
in mozambico tra zanzaroni malarici e scatarri tubercolotici
ad haiti con colera a nastro
in myanmar con dengue e cani rabbiosi…
e ti sei preso niente?
no niente.
che so…una malarietta, un goccio di schistosomiasi, un pizzico di filaria?
no niente.
neanche una febbriciattola da spacciare per malaria nei racconti con gli amici,
così, per fare un po’ er fico?
no niente
…poi torni a milano una settimana e che ti pigli???
gli orecchioni!
ma davvero!?!
che poi, almeno chiamatela col suo nome
parotite virale epidemica
che fa meno sfigato
no, no, proprio ORECCHIONI!!!
martedì 28 giugno 2011
venerdì 22 aprile 2011
diggia'!?!
ridendo e scherzando e' gia' finita!
giro in thailandia concluso: molto bello. e sti thailandesi mi sono proprio piaciuti. belli tranquilli.
tutto molto organizzato per il turismo. direi che ci sono avanti almeno una decina di anni!
e tra un paio di giorni si entra in myanmar!!!
giro in thailandia concluso: molto bello. e sti thailandesi mi sono proprio piaciuti. belli tranquilli.
tutto molto organizzato per il turismo. direi che ci sono avanti almeno una decina di anni!
e tra un paio di giorni si entra in myanmar!!!
giovedì 7 aprile 2011
partenza!
domani si parte!
prima giretto in thailandia, poi si entra in myanmar.
molta curiosità.
purtroppo il blog non riuscirò ad aggiornarlo spesso, visto che in myanmar non amano molto i bloggers.
pubblicherò al mio ritorno.
quindi ARRIVEDERCI, direi...
prima giretto in thailandia, poi si entra in myanmar.
molta curiosità.
purtroppo il blog non riuscirò ad aggiornarlo spesso, visto che in myanmar non amano molto i bloggers.
pubblicherò al mio ritorno.
quindi ARRIVEDERCI, direi...
venerdì 1 aprile 2011
un nuovo ciclo
settimana scorsa sono andato con l’amico M. a vedere un film al festival del cinema africano d’asia e america latina.
titolo: ways of the sea
boat people che dalle filippine tentano una disperata traversata per cercare “fortuna” in malesia. uno dei tanti viaggi della speranza.
molto attuale, direi.
migranti e lampedusa. tutti ne parlano. molti a sproposito. con commenti del cazzo. sempre più beceri. dai politici (tra cui, ictus o non ictus, non spiccano molti cervelli ancora funzionanti!) passando per amici e conoscenti, fino all’uomo della strada.
un gestore di ristorante, esempio tra tanti. che l’altro giorno ho sentito vantarsi, spocchioso, con gli amici di essere nato e cresciuto nella stessa via in una zona centrale di milano. beh congratulazioni! e chissà che apertura mentale! e infatti, subito dopo:
-dovreste ringraziarmi! almeno io (con la mia attività nda) vi tengo fuori dal quartiere neGri e cinesi!-
cazzo un illuminato!!!
come se il problema dell’italia fossero loro. il capro espiatorio per la nostra insoddisfazione. la sindrome del sergente maggiore. riversare la propria frustrazione sulla recluta. sul debole.
i calci in culo vanno sempre verso il basso. è più facile. più sicuro.
comunque dicevo...
film molto bello e ben fatto. che davanti a una birretta ci ha stimolato un’interessante discussione.
diamo per assodato che quello delle migrazioni è un fenomeno irreversibile. da sempre ci si sposta in base alla maggiore possibilità di sopravvivenza. lo si vede anche in natura. le mandrie cercano pascoli più verdi. il branco cerca zona più ricche di acqua. dalla campagna ci si sposta verso la città. dall’italia si va all’estero in cerca di lavoro. lo facevamo prima (e ce ne siamo dimenticati!). lo facciamo adesso, con le fughe dei cervelli. nello stesso modo persone disperate fuggono da guerre e miseria in cerca di un futuro migliore. non fa una grinza. assolutamente legittimo.
certo. è anche vero che posto per tutti non ce n’è. e la nostra economia non può assorbire tutto il flusso dal sud del mondo. e le risorse sono limitate, e stanno finendo. ma questo è un problema nostro, perché l’abbiamo creato noi.
anno dopo anno ci siamo mangiati tutto.
abbiamo finito le nostre risorse e sfruttato quelle degli altri.
abbiamo massacrato il pianeta (che ci si sta rivoltando contro).
non abbiamo creato nulla di lontanamente sostenibile.
abbiamo creato un benessere che dipende dalla miseria degli altri. di tutti quei paesi che abbiamo violentato, in africa come in sud america.
abbiamo contribuito a creare le situazioni da cui milioni di persone stanno scappando. ma non ne accettiamo le conseguenze. rifiutiamo ospitalità a disperati, che noi abbiamo reso tali.
troppo comodo.
ma quando vai a mangiare al ristorante, dopo non ti presentano il conto!?!
beh, mangiare abbiamo mangiato! e adesso ci stanno presentando il conto.
giustamente!
allora c’è solo una cosa da fare.
alzare le braccia e aspettare
lasciare che questa società decadente venga conquistata
colonizzata
è il loro turno
un nuovo ciclo
noi la nostra occasione l'abbiamo sprecata
adesso tocca a loro
e magari faranno meglio di noi.
titolo: ways of the sea
boat people che dalle filippine tentano una disperata traversata per cercare “fortuna” in malesia. uno dei tanti viaggi della speranza.
molto attuale, direi.
migranti e lampedusa. tutti ne parlano. molti a sproposito. con commenti del cazzo. sempre più beceri. dai politici (tra cui, ictus o non ictus, non spiccano molti cervelli ancora funzionanti!) passando per amici e conoscenti, fino all’uomo della strada.
un gestore di ristorante, esempio tra tanti. che l’altro giorno ho sentito vantarsi, spocchioso, con gli amici di essere nato e cresciuto nella stessa via in una zona centrale di milano. beh congratulazioni! e chissà che apertura mentale! e infatti, subito dopo:
-dovreste ringraziarmi! almeno io (con la mia attività nda) vi tengo fuori dal quartiere neGri e cinesi!-
cazzo un illuminato!!!
come se il problema dell’italia fossero loro. il capro espiatorio per la nostra insoddisfazione. la sindrome del sergente maggiore. riversare la propria frustrazione sulla recluta. sul debole.
i calci in culo vanno sempre verso il basso. è più facile. più sicuro.
comunque dicevo...
film molto bello e ben fatto. che davanti a una birretta ci ha stimolato un’interessante discussione.
diamo per assodato che quello delle migrazioni è un fenomeno irreversibile. da sempre ci si sposta in base alla maggiore possibilità di sopravvivenza. lo si vede anche in natura. le mandrie cercano pascoli più verdi. il branco cerca zona più ricche di acqua. dalla campagna ci si sposta verso la città. dall’italia si va all’estero in cerca di lavoro. lo facevamo prima (e ce ne siamo dimenticati!). lo facciamo adesso, con le fughe dei cervelli. nello stesso modo persone disperate fuggono da guerre e miseria in cerca di un futuro migliore. non fa una grinza. assolutamente legittimo.
certo. è anche vero che posto per tutti non ce n’è. e la nostra economia non può assorbire tutto il flusso dal sud del mondo. e le risorse sono limitate, e stanno finendo. ma questo è un problema nostro, perché l’abbiamo creato noi.
anno dopo anno ci siamo mangiati tutto.
abbiamo finito le nostre risorse e sfruttato quelle degli altri.
abbiamo massacrato il pianeta (che ci si sta rivoltando contro).
non abbiamo creato nulla di lontanamente sostenibile.
abbiamo creato un benessere che dipende dalla miseria degli altri. di tutti quei paesi che abbiamo violentato, in africa come in sud america.
abbiamo contribuito a creare le situazioni da cui milioni di persone stanno scappando. ma non ne accettiamo le conseguenze. rifiutiamo ospitalità a disperati, che noi abbiamo reso tali.
troppo comodo.
ma quando vai a mangiare al ristorante, dopo non ti presentano il conto!?!
beh, mangiare abbiamo mangiato! e adesso ci stanno presentando il conto.
giustamente!
allora c’è solo una cosa da fare.
alzare le braccia e aspettare
lasciare che questa società decadente venga conquistata
colonizzata
è il loro turno
un nuovo ciclo
noi la nostra occasione l'abbiamo sprecata
adesso tocca a loro
e magari faranno meglio di noi.
giovedì 31 marzo 2011
lunedì 28 marzo 2011
fatta la cosa giusta!
beh direi che è sempre bella sta fiera! sempre stimoli interessanti.
per fortuna sono riuscito a girarmela bene il venerdì. sabato un delirio di gente, quindi difficile godersela.
quest’anno mi è piaciuto molto la sezione "sprigioniamoci - economia carceraria". ottimi prodotti fatti all’interno dei penitenziari. nello stand di “la casa delle bambole – ass. pantagruel” ho comprato ninetta, una bambola per la figlia di una cara amica:
tra gli stand più gettonati: quello di fianco al nostro, "vivere con cura - movimento uomini casalinghi". un via vai continuo di gente. impressionante!
e poi incontri. tanti!
quelli positivi: con gli amici. vecchi e nuovi. ormai appuntamento fisso in fiera.
e poi con i veterani della cooperazione. barbe e capelli bianchi. si fermano al banchetto. ti chiedono del ruanda. loro ci sono stati. prima durante e dopo il genocidio. e poi dieci anni in congo, sette in angola, tre in sierra leone ecc ecc. te lo dicono tranquillamente. senza troppe scene. e ti chiedono dove sei stato. scopri che avete amici in comune. in mozambico ovviamente.
ma anche gli incontri di quelli ANCHE NO:
la sciura al banchetto di fianco:
-ma che poverini quegli africani. con tutto quell’aiz! e dire che sarebbe così facile curarlo!-
-beh insomma, signora, proprio così facile non direi-
-sì invece. una mia amica mi ha detto che cura l’aiz con i massaggi-
-ah!!!-
e un’altra sciura, radical chic del cazzo:
-che bravi che siete. anch’io vado giù sempre in africa ad aiutare. porto giù sempre un sacco di cose che io non uso più-
-ah però !?!-
-secondo me è molto bello e utile quello che fate, che facciamo. e poi stare in mezzo a loro è molto bello. abbiamo un sacco di cose da imparare da loro.-
-alla faccia del luogo comune sciura! mancano solo gli occhioni dei bimbi e le vomito addosso!!!-
e mentre se ne va si gira e mi regala la sua ultima brillante riflessione:
-comunque si vive meglio in africa che qui! loro sì che sono sereni!-
per fortuna sono riuscito a girarmela bene il venerdì. sabato un delirio di gente, quindi difficile godersela.
quest’anno mi è piaciuto molto la sezione "sprigioniamoci - economia carceraria". ottimi prodotti fatti all’interno dei penitenziari. nello stand di “la casa delle bambole – ass. pantagruel” ho comprato ninetta, una bambola per la figlia di una cara amica:
tra gli stand più gettonati: quello di fianco al nostro, "vivere con cura - movimento uomini casalinghi". un via vai continuo di gente. impressionante!
e poi incontri. tanti!
quelli positivi: con gli amici. vecchi e nuovi. ormai appuntamento fisso in fiera.
e poi con i veterani della cooperazione. barbe e capelli bianchi. si fermano al banchetto. ti chiedono del ruanda. loro ci sono stati. prima durante e dopo il genocidio. e poi dieci anni in congo, sette in angola, tre in sierra leone ecc ecc. te lo dicono tranquillamente. senza troppe scene. e ti chiedono dove sei stato. scopri che avete amici in comune. in mozambico ovviamente.
ma anche gli incontri di quelli ANCHE NO:
la sciura al banchetto di fianco:
-ma che poverini quegli africani. con tutto quell’aiz! e dire che sarebbe così facile curarlo!-
-beh insomma, signora, proprio così facile non direi-
-sì invece. una mia amica mi ha detto che cura l’aiz con i massaggi-
-ah!!!-
e un’altra sciura, radical chic del cazzo:
-che bravi che siete. anch’io vado giù sempre in africa ad aiutare. porto giù sempre un sacco di cose che io non uso più-
-ah però !?!-
-secondo me è molto bello e utile quello che fate, che facciamo. e poi stare in mezzo a loro è molto bello. abbiamo un sacco di cose da imparare da loro.-
-alla faccia del luogo comune sciura! mancano solo gli occhioni dei bimbi e le vomito addosso!!!-
e mentre se ne va si gira e mi regala la sua ultima brillante riflessione:
-comunque si vive meglio in africa che qui! loro sì che sono sereni!-
mercoledì 23 marzo 2011
non in forma...
...nell'archivio del blog ho trovato un vecchio disegno che rende bene il momento attuale...
tre mesi di inattività sportiva ad haiti
un mese di super-magnate in italia
quattro mesi senza J
mi hanno ridotto così:
per cui oggi ho deciso di ritrovare la forma psico-fisica:
- via la barba e tosatura dei pochi capelli rimasti
- corsa al parco di baggio con relativo slalom tra cacche di cane, bambini in bicicletta, anziani con bastone rotante e gara di mamme con annessa carrozzina/bambino
- serata cinema al festival del cinema africano, d'asia e america latina
evvai!!!
tre mesi di inattività sportiva ad haiti
un mese di super-magnate in italia
quattro mesi senza J
mi hanno ridotto così:
per cui oggi ho deciso di ritrovare la forma psico-fisica:
- via la barba e tosatura dei pochi capelli rimasti
- corsa al parco di baggio con relativo slalom tra cacche di cane, bambini in bicicletta, anziani con bastone rotante e gara di mamme con annessa carrozzina/bambino
- serata cinema al festival del cinema africano, d'asia e america latina
evvai!!!
stasera vado a vedere...
UNE FEMME PAS COMME LES AUTRES
Burkina Faso - 2008
Regia: Abdoulaye Dao
Sceneggiatura: Alphonse Kodini Sanou
Fotografia: Paul Djibila
Montaggio: Jean-Constant Kaboré
Suono: Issa Traoré Sénior
Musica: Tim Winse, Karim Ouedraogo
Interpreti: Bakary Bamba, Serges Henri, Abdoulaye Komboudri, Georgette Paré
Formato: Video
Durata: 100 min.
Versione originale: Francese
Produzione: Artistes Productions
Distribuzione Abdoulaye Dao daoaboulaye@yahoo.fr
Premi
Fespaco 2009 (Miglior film di fiction, Premio speciale UEMOA, Premio TV5MONDE), Views of Africa Festival 2010 (Prix de la Francophonie)
Sinossi
Poligamia al femminile per una donna d’affari burkinabé. Mina, stanca dei tradimenti del marito Dominique con la vicina di casa, decide di prendere un secondo marito. Dominique non è contento ma dipende da lei economicamente in tutto, quindi deve accettare. Esilarante il rapporto in famiglia che si crea tra il primo e il secondo sposo che ripropone tutti cliché delle invidie e delle rivalità nelle unioni poligamiche. In un incalzare di situazioni divertenti, Mina si prenderà le sue soddisfazioni e darà al marito una bella lezione. Il film è stato un grande successo in Burkina Faso e i suoi attori sono delle star nazionali.
Burkina Faso - 2008
Regia: Abdoulaye Dao
Sceneggiatura: Alphonse Kodini Sanou
Fotografia: Paul Djibila
Montaggio: Jean-Constant Kaboré
Suono: Issa Traoré Sénior
Musica: Tim Winse, Karim Ouedraogo
Interpreti: Bakary Bamba, Serges Henri, Abdoulaye Komboudri, Georgette Paré
Formato: Video
Durata: 100 min.
Versione originale: Francese
Produzione: Artistes Productions
Distribuzione Abdoulaye Dao daoaboulaye@yahoo.fr
Premi
Fespaco 2009 (Miglior film di fiction, Premio speciale UEMOA, Premio TV5MONDE), Views of Africa Festival 2010 (Prix de la Francophonie)
Sinossi
Poligamia al femminile per una donna d’affari burkinabé. Mina, stanca dei tradimenti del marito Dominique con la vicina di casa, decide di prendere un secondo marito. Dominique non è contento ma dipende da lei economicamente in tutto, quindi deve accettare. Esilarante il rapporto in famiglia che si crea tra il primo e il secondo sposo che ripropone tutti cliché delle invidie e delle rivalità nelle unioni poligamiche. In un incalzare di situazioni divertenti, Mina si prenderà le sue soddisfazioni e darà al marito una bella lezione. Il film è stato un grande successo in Burkina Faso e i suoi attori sono delle star nazionali.
martedì 22 marzo 2011
21° FCAAAL
Milano 21 - 27 marzo 2011
Un appuntamento ormai storico per gli appassionati del cinema del sud del mondo, l’unico festival in Italia interamente dedicato alla conoscenza della cinematografia, delle realtà e delle culture dei paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina. Oltre 50 nazioni rappresentate, circa 80 tra film e video proiettati.
Il programma del 21° Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina prevede le ormai consuete due sezioni competitive Concorsi Finestre sul mondo - aperte ai lungometraggi di fiction e ai documentari di Africa, Asia e America Latina - e due concorsi riservati esclusivamente all’Africa: il Concorso per il Miglior Film Africano e il Concorso per il Miglior Cortometraggi Africano (aperto a fiction e documentari).
[clicca qui per maggiori informazioni]
Un appuntamento ormai storico per gli appassionati del cinema del sud del mondo, l’unico festival in Italia interamente dedicato alla conoscenza della cinematografia, delle realtà e delle culture dei paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina. Oltre 50 nazioni rappresentate, circa 80 tra film e video proiettati.
Il programma del 21° Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina prevede le ormai consuete due sezioni competitive Concorsi Finestre sul mondo - aperte ai lungometraggi di fiction e ai documentari di Africa, Asia e America Latina - e due concorsi riservati esclusivamente all’Africa: il Concorso per il Miglior Film Africano e il Concorso per il Miglior Cortometraggi Africano (aperto a fiction e documentari).
[clicca qui per maggiori informazioni]
lunedì 21 marzo 2011
elezioni - haiti -2
BALLOTTAGGIO: ORGANIZZATORI SODDISFATTI, QUALCHE TENSIONE E IRREGOLARITÀ
È stato definito un “trionfo della democrazia” da Gaillot Dorsinvil, presidente del Consiglio elettorale provvisorio (Cep), il secondo turno delle elezioni presidenziali e legislative svoltosi ieri ad Haiti, nonostante alcune irregolarità ed episodi di violenza che hanno provocato due morti e diversi feriti. Per il Cep, le irregolarità non sono tali da rimettere in causa l’intero processo.
[leggi l'articolo completo su Misna]
È stato definito un “trionfo della democrazia” da Gaillot Dorsinvil, presidente del Consiglio elettorale provvisorio (Cep), il secondo turno delle elezioni presidenziali e legislative svoltosi ieri ad Haiti, nonostante alcune irregolarità ed episodi di violenza che hanno provocato due morti e diversi feriti. Per il Cep, le irregolarità non sono tali da rimettere in causa l’intero processo.
[leggi l'articolo completo su Misna]
Elezioni Haiti
Dal sito di ALTERPRESSE:
Port-au-Prince, 20 marzo 201
Le votazioni sono terminate pacificamente nella maggior parte del paese, dopo una giornata costellata da irregolarità e scontri, con almeno 2 morti e diversi feriti, secondo informazioni raccolte da AlterPresse.
Circa 4,5 milioni di elettori hanno votato per scegliere chi, tra Mirlande Manigat di Rassemblement des Démocrates Nationaux Progressistes (RDNP) e Michel Martelly della piattaforma Repons Peyizan, guiderà il paese durante i prossimi 5 anni.
Port-au-Prince, 20 marzo 201
Le votazioni sono terminate pacificamente nella maggior parte del paese, dopo una giornata costellata da irregolarità e scontri, con almeno 2 morti e diversi feriti, secondo informazioni raccolte da AlterPresse.
Circa 4,5 milioni di elettori hanno votato per scegliere chi, tra Mirlande Manigat di Rassemblement des Démocrates Nationaux Progressistes (RDNP) e Michel Martelly della piattaforma Repons Peyizan, guiderà il paese durante i prossimi 5 anni.
sabato 19 marzo 2011
The Agronomist
...appena finito di vederlo: stupendo! da non perdere!
una storia che non conoscevo, un personaggio incredibile, uno di quelli che ti lasciano senza parole.
e poi ho sentito e visto posti familiari, ho visto immagini che fino a poco tempo avevo davanti agli occhi tutti i giorni.
ho sentito parlare creolo!!!
mi sono emozionato. e ovviamente ho pianto. sarà l'età...
una storia che non conoscevo, un personaggio incredibile, uno di quelli che ti lasciano senza parole.
e poi ho sentito e visto posti familiari, ho visto immagini che fino a poco tempo avevo davanti agli occhi tutti i giorni.
ho sentito parlare creolo!!!
mi sono emozionato. e ovviamente ho pianto. sarà l'età...
venerdì 18 marzo 2011
Haiti – inedito – 2
Notte nel ctc
la prima notte fuori casa! emozione! beh, non proprio fuori nel senso da una festa all’altra o a fare il giro dei locali. fuori casa sì, ma dentro al ctc! ma va bene lo stesso, si cambia un po’.
negli ultimi giorni tensioni in città per il delirio elezioni. che a quanto pare sono più truccate del visagista delle dive! ma la voce si è sparsa. sai com’è, l’isola è piccola. quindi ancora bordello per le strade. o almeno è quello che si teme.
perciò ulteriore stretta sulla sicurezza. ordini dalla base di port-au-prince.
medico, infermiera e logista responsabili del centro = io, E. e M. = passare la notte nel centro.
così se anche le strade dovessero essere bloccate, siete già sul posto di lavoro.
mitico! bloccato per giorni al lavoro (ironico nda)!
ci prepariamo
zainetto
libro
cibo
acqua
caffè (solubile ma fa niente)
mutande di riserva (se scoppiano disordini me ne serviranno parecchie!)
ritorniamo al centro (dopo esserci stati tutto il giorno a laurà nda). arriviamo appena in tempo per goderci la splendida vista del tramonto nella baia. meraviglioso. nel chiaro-scuro non si vedono nemmeno le tonnellate di rifiuti sulla spiaggia! dopo mille manovre riusciamo a entrare con i gipponi nel centro. scendiamo. zaini in spalla. radio alla cintura. sono arrivati i marziani. o almeno questo è quello che leggo sul volto della gente che ci vede arrivare.
sistemiamo le nostre cose. e mo’ che famo’!? e che vuoi fare. già che siamo qui… lavoriamo. e iniziamo (di nuovo!) il giro-visita dei pazienti (che ormai conosco a memoria) insieme ai medici di guardia per la notte. loro tutti contenti. io mica troppo.
poi lauta cena a base di panini, chiusi nella soffocante farmacia. e via di nuovo a girare tra i pazienti. siamo curiosi di vedere la vita notturna del centro. chissà cosa succede quando noi non ci siamo. per cazzeggiare iniziamo a immaginare che la notte tutti spariscano, vadano a dormire a casa. staff e pazienti. tutti! ospedale deserto. e poi la mattina presto tutti di nuovo qui, prima del nostro arrivo!
alle nove-e-trenta pm abbiamo il primo indizio di come funzionino le cose di notte. M, il logista, fa un giro per controllare le tende-reparto, al momento non utilizzate. ritorna piegato in due dal ridere. ha beccato due del personale logistico a dormire infognati in fondo a una delle tende. risvegliati bruscamente e ancora un po’ rincoglioniti:
-stavamo controllando che nessuno si nascondesse nelle tende per dormire!-
eccezionali! magnifici! e cosa gli vuoi dire!?
ci caliamo nella parte dei controllori-rompicoglioni ancora per qualche ora. poi ce ne andiamo a letto, distrutti. abbiamo lavorato tutto il giorno e l’indomani ci aspetta un’altra giornata di lavoro. ci infiliamo in una delle tende, dove il logista ci ha preparato un comodo giaciglio con i letti per il colera, resi un po’ più morbidi da una fettina di materassino. addirittura lenzuola profumate. l’unico problema e che dormendo sul fianco mi scivola un po’ l’anca nel buco. ma vuoi mettere la comodità di espletare i bisogni fisiologici (tutti quanti!) senza alzarti dal letto!?
purtroppo sonno disturbato. un via-vai continuo di pazienti che vanno a cacare alle latrine. e il canto sgraziato e amplificato del pastore della vicina chiesa evangelica.
non riesco a dormire. alle due di notte mi alzo. decido di fare un giro per vedere com’è la situazione dei pazienti. assumo la mia ormai famosa posizione di controllo:
braccia incrociate dietro la schiena
testa in avanti
“leggera” iper-cifosi
sguardo scrutatore
entro nella sala “recovery” (dove ci sono i pazienti in attesa di dimissione). sgrano gli occhi ancora impiastricciati.
ecchèssuccesso!?!?!
qualcuno deve avere nebulizzato del gas soporifero! pazienti stramazzati sulle panche, inermi. braccia a penzoloni. in mano ancora il bicchiere di SRO (Sali di Reidratazione Orale) ormai vuoto. infermieri e medici seduti sulle sedie, testa crollata sul tavolo. ma saranno ancora vivi? esco senza far rumore. seconda stazione del tour notturno. il triage. l’anima del centro. sempre pronto ad accogliere i pazienti dall’esterno. osservo un magnifico trittico:
addetto al registro-medico-infermiera.
svenuti sul tavolo! pure loro!
ma la guardia all’ingresso è il capolavoro: ha sviluppato una tecnica per dormire senza smettere di adempiere al proprio compito. quasi sdraiato sulla sedia, testa dondolante all’indietro, gamba tesa con piede appoggiato al cancello per bloccarne l’apertura. ineccepibile!
continuo il giro nei reparti. dove il lavoro invece non manca. pazienti più gravi. non c’è troppo da dormire.
ma la voce della mia “inaspettata” ronda si è sparsa. al mio ritorno nella prima sala lo scenario è completamente differente. tutti in piedi a lavorare! o almeno a far finta. un’attività frenetica. l’addetto al registro registra, il medico medica, gli infermieri infermierano. hanno tirato in mezzo pure i pazienti, che adesso sono tutti seduti a bere come dannati gran bicchieroni di SRO!
sorrido tra me e me. distrutto dal sonno me ne torno nella tenda.
-com’è la situazione?- mi chiede E, la collega infermiera.
-tutto sotto controllo- rispondo –dormi tranquilla!-
mi stendo sul letto. dopo mezz’ora i rumori iniziano a diminuire. sempre di più. fino a scomparire. ora nel centro non vola una mosca.
-che bravi, lavorano in silenzio per paura di svegliarmi!-
giovedì 17 marzo 2011
Roll Back Malaria
2 articoli sui progressi in Rwanda e Mozambico nella lotta alla Malaria:
Rwanda: Nation On Track to Become Malaria-Free
Protection from malaria in Mozambique
Rwanda: Nation On Track to Become Malaria-Free
Protection from malaria in Mozambique
Fà la cosa giusta 2011
anche quest'anno
l'associazione di volontario
UMUDUFU - onlus
parteciperà a
Fà la cosa giusta
fiera del consumo critico e
degli stili di vita sostenibili
l'associazione di volontario
UMUDUFU - onlus
parteciperà a
Fà la cosa giusta
fiera del consumo critico e
degli stili di vita sostenibili
Quale festa
di FURIO COLOMBO
da Il Fatto Quotidiano del 16 marzo 2011
Dopo soli centocinquant’anni l’Italia sta per finire. In molti partecipano alla distruzione: un capo di governo e capo popolo ricco di misteriosa ricchezza, membro di una misteriosa organizzazione detta P2, da cui ha ereditato fino ai dettagli il programma e il modo di governare; la criminalità organizzata che ha ormai invaso e infettato ogni parte d’Italia; la corruzione che, per esempio, consente di comprare pubblicamente maggioranze parlamentari, se quelle di prima si esauriscono; e una corte sterminata, diffusa fra politici, giornalisti e manager che si presta ad approvare e a celebrare qualunque cosa che offra un ragionevole margine di guadagno. La distruzione è in corso, e l’Italia in cui stiamo vivendo è adesso molto simile alla Libia. Stessa parola d’ordine del gruppo che si proclama “il governo”: distruggere per conquistare. Distruggere in modo dettagliato e meticoloso ogni cosa che abbia a che fare con l’informazione, l’insegnamento, la cultura, la giustizia. Occorre che si senta, nel Paese, una voce sola, poi la voce dei servi. Occorre che il divertimento sia la barzelletta del capo, quando non è intento a soddisfare i suoi bisogni corporali di fronte alla corte ammirata dei suoi sudditi a tassametro. Capite subito che, se questo è lo stato in cui versa l’Italia, il solo patriottismo possibile è il pronto soccorso. Salvare il Paese è il tema, molto prima che dichiarare di amarlo e fare finta di celebrarlo.
Vi sarete accorti che, nel fare la lista del male che affligge il Paese, non ho citato la Lega. Non sto pensando che sia migliore. Ha fatto il suo buon lavoro per spaccare il Paese, per far dilagare divisione, risentimento, separazione tra italiani (anni di insulti e disprezzo per il Sud) e verso i nuovi venuti, legali o illegali. Abbiamo tutti ascoltato Le Pen e Borghezio dire ciò che hanno detto a Lampedusa proprio nei giorni di celebrazione della nascita italiana: rigettateli in mare. E mentre l’Italia compie 150 anni, celebrati da poche persone perbene con il maestro Muti al chiuso di un teatro, indicati invano come una festa dal presidente della Repubblica, una nave con 1.800 rifugiati, scampati e disperati è bloccata in alto mare dalla Marina italiana.
Ma la Lega, con i suoi paesi governati da sindaci che lasciano digiuni i bambini, verniciano le scuole di verde e danno ogni giorno la caccia a chi gli sembra diverso, prima e dopo averne sfruttato il lavoro, non avrebbe il controllo squadristico di tutto il Paese se l’uomo della P2, che provvede comunque a pagare i conti, non avesse bisogno della gang di Ponte di Legno per restare al governo. Ecco, questa è la festa. È una festa macabra, in cui la morte, la persecuzione, le leggi razziali (si pensi agli sgomberi dei campi nomadi) sono parte della nostra vita quotidiana. L’unica celebrazione che ci resta è l’imitazione: rifare il Risorgimento. Credere, contro ogni evidenza, che esista un’altra Italia pulita, solidale, libera dai tentacoli anche politici della malavita, risvegliare i nostri concittadini dal lungo sonno avvelenato che ha reso sudditi tante persone libere e ha ucciso, per soldi, sentimenti e ideali.
da Il Fatto Quotidiano del 16 marzo 2011
Dopo soli centocinquant’anni l’Italia sta per finire. In molti partecipano alla distruzione: un capo di governo e capo popolo ricco di misteriosa ricchezza, membro di una misteriosa organizzazione detta P2, da cui ha ereditato fino ai dettagli il programma e il modo di governare; la criminalità organizzata che ha ormai invaso e infettato ogni parte d’Italia; la corruzione che, per esempio, consente di comprare pubblicamente maggioranze parlamentari, se quelle di prima si esauriscono; e una corte sterminata, diffusa fra politici, giornalisti e manager che si presta ad approvare e a celebrare qualunque cosa che offra un ragionevole margine di guadagno. La distruzione è in corso, e l’Italia in cui stiamo vivendo è adesso molto simile alla Libia. Stessa parola d’ordine del gruppo che si proclama “il governo”: distruggere per conquistare. Distruggere in modo dettagliato e meticoloso ogni cosa che abbia a che fare con l’informazione, l’insegnamento, la cultura, la giustizia. Occorre che si senta, nel Paese, una voce sola, poi la voce dei servi. Occorre che il divertimento sia la barzelletta del capo, quando non è intento a soddisfare i suoi bisogni corporali di fronte alla corte ammirata dei suoi sudditi a tassametro. Capite subito che, se questo è lo stato in cui versa l’Italia, il solo patriottismo possibile è il pronto soccorso. Salvare il Paese è il tema, molto prima che dichiarare di amarlo e fare finta di celebrarlo.
Vi sarete accorti che, nel fare la lista del male che affligge il Paese, non ho citato la Lega. Non sto pensando che sia migliore. Ha fatto il suo buon lavoro per spaccare il Paese, per far dilagare divisione, risentimento, separazione tra italiani (anni di insulti e disprezzo per il Sud) e verso i nuovi venuti, legali o illegali. Abbiamo tutti ascoltato Le Pen e Borghezio dire ciò che hanno detto a Lampedusa proprio nei giorni di celebrazione della nascita italiana: rigettateli in mare. E mentre l’Italia compie 150 anni, celebrati da poche persone perbene con il maestro Muti al chiuso di un teatro, indicati invano come una festa dal presidente della Repubblica, una nave con 1.800 rifugiati, scampati e disperati è bloccata in alto mare dalla Marina italiana.
Ma la Lega, con i suoi paesi governati da sindaci che lasciano digiuni i bambini, verniciano le scuole di verde e danno ogni giorno la caccia a chi gli sembra diverso, prima e dopo averne sfruttato il lavoro, non avrebbe il controllo squadristico di tutto il Paese se l’uomo della P2, che provvede comunque a pagare i conti, non avesse bisogno della gang di Ponte di Legno per restare al governo. Ecco, questa è la festa. È una festa macabra, in cui la morte, la persecuzione, le leggi razziali (si pensi agli sgomberi dei campi nomadi) sono parte della nostra vita quotidiana. L’unica celebrazione che ci resta è l’imitazione: rifare il Risorgimento. Credere, contro ogni evidenza, che esista un’altra Italia pulita, solidale, libera dai tentacoli anche politici della malavita, risvegliare i nostri concittadini dal lungo sonno avvelenato che ha reso sudditi tante persone libere e ha ucciso, per soldi, sentimenti e ideali.
mercoledì 16 marzo 2011
sto guardando e leggendo:
The Agronomist
un film di Jonathan Demme
Jean Dominique è stato giornalista, combattente per i diritti civili e le libertà democratiche ad Haiti per quasi quarant’anni.
Nel 1968 acquistò Radio Haiti-Inter, e la trasformò in uno straordinario motore di informazione e coscienza per la popolazione, unica voce libera dell’isola, prima a trasmettere in creolo haitiano, non in francese, lingua della elite dominante. Radio Haiti Inter divenne la voce della denucia e della libertà contro la dittatura Duvalier. Aggredito e pestato, arrestato e più volte spedito in esilio, gli impianti della radio sequestrati e distrutti, Dominique tornava ogni volta ad Haiti per ricominciare da capo. Con lui sua moglie Michelle Montas.
Al ritorno dal suo primo periodo d’esilio (1980-1986) una folla di 60.000 persone si radunò all’aeroporto di Port-au-Prince per dargli il bentornato, e per spingerlo a continuare la sua battaglia per la democrazia.
Il 3 aprile 2000, Jean Dominique fu ucciso da sicari mai identificati davanti alla sede della sua radio.
LIBRO: L’isola d’acqua. Haiti: storie e musica, ferite e sogni.
un film di Jonathan Demme
Jean Dominique è stato giornalista, combattente per i diritti civili e le libertà democratiche ad Haiti per quasi quarant’anni.
Nel 1968 acquistò Radio Haiti-Inter, e la trasformò in uno straordinario motore di informazione e coscienza per la popolazione, unica voce libera dell’isola, prima a trasmettere in creolo haitiano, non in francese, lingua della elite dominante. Radio Haiti Inter divenne la voce della denucia e della libertà contro la dittatura Duvalier. Aggredito e pestato, arrestato e più volte spedito in esilio, gli impianti della radio sequestrati e distrutti, Dominique tornava ogni volta ad Haiti per ricominciare da capo. Con lui sua moglie Michelle Montas.
Al ritorno dal suo primo periodo d’esilio (1980-1986) una folla di 60.000 persone si radunò all’aeroporto di Port-au-Prince per dargli il bentornato, e per spingerlo a continuare la sua battaglia per la democrazia.
Il 3 aprile 2000, Jean Dominique fu ucciso da sicari mai identificati davanti alla sede della sua radio.
LIBRO: L’isola d’acqua. Haiti: storie e musica, ferite e sogni.
martedì 15 marzo 2011
la conoscenza!
Estratto dal dialogo con il medico di base al mio ritorno da Haiti:
Dove sei stato che non mi ricordo? A Tahiti?
No, a Haiti.
È dove c’è stato il terremoto no?
Sì.
Ma ho sentito che adesso c’è un altro problema, no?! Cos’è che c’è?
Il colera dottore, il colera!
Ah già!
[…]
E poi gli davate dei sintomatici per la diarrea? Tipo Imodium?
No dottore, è assolutamente controindicato!
Ah già è vero.
[…]
E sei andato con medici senza frontiere. Non sono mica quelli di gino strada?
Sì vabbuò! ciao!!!
Dove sei stato che non mi ricordo? A Tahiti?
No, a Haiti.
È dove c’è stato il terremoto no?
Sì.
Ma ho sentito che adesso c’è un altro problema, no?! Cos’è che c’è?
Il colera dottore, il colera!
Ah già!
[…]
E poi gli davate dei sintomatici per la diarrea? Tipo Imodium?
No dottore, è assolutamente controindicato!
Ah già è vero.
[…]
E sei andato con medici senza frontiere. Non sono mica quelli di gino strada?
Sì vabbuò! ciao!!!
bir-mania
In questi giorni stavo pensando alla mia situazione birmanica:
visto turistico
senza permesso di soggiorno
senza permesso di lavoro
senza lavoro
lingua a me incomprensibile
tentando di raggiungere la mia compagna che è già lì a lavorare
interessante per una volta cambiare prospettiva
provare esperienze che per altri sono la quotidianità
certo, situazioni non paragonabili, ma fa comunque riflettere.
visto turistico
senza permesso di soggiorno
senza permesso di lavoro
senza lavoro
lingua a me incomprensibile
tentando di raggiungere la mia compagna che è già lì a lavorare
interessante per una volta cambiare prospettiva
provare esperienze che per altri sono la quotidianità
certo, situazioni non paragonabili, ma fa comunque riflettere.
lunedì 14 marzo 2011
etenesh
ho appena finito di "divorare" questo bellissimo fumetto di Paolo Castaldi:
ETENESH, L'ODISSEA DI UNA MIGRANTE
La storia di Etenesh, in queste pagine, si fa affresco dell’infamia del nostro mondo che sacrifica all’egoismo dei nostri privilegi le vite di nostri simili che hanno l’unica colpa di essere nati dove sono nati..
dalla prefazione di Moni Ovadia
ETENESH, L'ODISSEA DI UNA MIGRANTE
La storia di Etenesh, in queste pagine, si fa affresco dell’infamia del nostro mondo che sacrifica all’egoismo dei nostri privilegi le vite di nostri simili che hanno l’unica colpa di essere nati dove sono nati..
dalla prefazione di Moni Ovadia
martedì 8 marzo 2011
privilegi
proseguono i preparativi birmania.
oggi sono andato in comune a baggio (ridente quartiere nella periferia ovest di milano), per far autenticare le fotocopie della laurea e della specialità.
con un certo imbarazzo estraggo dalla borsa i documenti originali, sigillati in una cornice inespugnabile e anti-proiettile che i miei genitori gli hanno fatto costruire attorno.
a quel punto l'impiegata, sorridendo, mi chiede notizie sul mio lavoro eccetera.
parto con la solita manfrina della cooperazione internazionale, ovviamente mendandomela un po' con quella sorta di finta modestia che funziona sempre. le si illuminano gli occhi. inizia con lodi imbarazzanti che cerco inutilmente di smorzare. niente da fare. partita per la tangente.
mi strizza l'occhio e mi dice -le metto "motivo volontariato", così deve pagare solo 52 centesimi di euro invece di 29.24 euri di bollo!!!-
wow! non ho moneta, quindi tiro fuori dal portafoglio una banconota da 20 euri.
-guardi, non si preoccupi, glielo pago io, ci tengo!- mi dice
-ma no, ci mancherebbe- fingo un tentativo alla -non posso accettare-
-insisto- insiste
-allora grazie- non insisto.
prendo sottobraccio le mie belle cornici e me ne esco tutto soddisfatto.
oggi sono andato in comune a baggio (ridente quartiere nella periferia ovest di milano), per far autenticare le fotocopie della laurea e della specialità.
con un certo imbarazzo estraggo dalla borsa i documenti originali, sigillati in una cornice inespugnabile e anti-proiettile che i miei genitori gli hanno fatto costruire attorno.
a quel punto l'impiegata, sorridendo, mi chiede notizie sul mio lavoro eccetera.
parto con la solita manfrina della cooperazione internazionale, ovviamente mendandomela un po' con quella sorta di finta modestia che funziona sempre. le si illuminano gli occhi. inizia con lodi imbarazzanti che cerco inutilmente di smorzare. niente da fare. partita per la tangente.
mi strizza l'occhio e mi dice -le metto "motivo volontariato", così deve pagare solo 52 centesimi di euro invece di 29.24 euri di bollo!!!-
wow! non ho moneta, quindi tiro fuori dal portafoglio una banconota da 20 euri.
-guardi, non si preoccupi, glielo pago io, ci tengo!- mi dice
-ma no, ci mancherebbe- fingo un tentativo alla -non posso accettare-
-insisto- insiste
-allora grazie- non insisto.
prendo sottobraccio le mie belle cornici e me ne esco tutto soddisfatto.
lunedì 7 marzo 2011
domenica 6 marzo 2011
vudù
Ad Haiti il vudù è praticato da gran parte della popolazione, parallelamente alla religione cattolica. Nell’immaginario collettivo, anche legato ai molti film ammmerrecani, quando si pensa al vudù si pensa alla magia nera, agli zombie e alle bamboline infilzate. In realtà il vudù è una vera e propria religione, una delle più antiche al mondo. Leggevo su internet che è sostanzialmente una combinazione tra la religione animista africana (soprattutto del Benin, dove il vudù è riconosciuto come religione ufficiale) con elementi tratti dal Cattolicesimo. Nei villaggi sparsi sulle montagne haitiane è molto frequente vedere case con dipinte figure geometriche rappresentanti le diverse divinità o pupazzetti legati al tronco degli alberi. Ma queste bambole vudù, o feticci, servono solamente come oggetti per mediare tra Uomo e Divinità, e non per essere infilzate da spilloni. Certo è, che ai sacerdoti (houngan) e alle sacerdotesse (mambo) vudù viene riconosciuto un grande potere. I seguaci del vudù li temono poiché li credono capaci di molte cose, anche di lanciare maledizioni contro altre persone. Purtroppo succede che alcuni sacerdoti sfruttino questo clima di paure e ignoranza per fare un sacco di soldi. Ma questa è solo una deformazione della religione, non è il vudù originario. Nei villaggi sulle montagne, dove le credenze religiose hanno connotati più forti, e dove il potere dei sacerdoti vudù raggiunge livelli molto elevati, i miei colleghi hanno incontrato molte difficoltà nel lavoro quotidiano per limitare l’epidemia di colera. Tra le nostre attività ad Haiti, oltre alla cura dei malati nel Centro per il Trattamento del Colera (CTC), molto importante è stata la ricerca attiva dei focolai di infezione in tutta la regione. Il lavoro nei centri periferici prevedeva, tra le altre cose, attività di sensibilizzazione nella comunità su regole igieniche di base, su come prevenire l’infezione di colera, su come trattare l’acqua per renderla potabile. Tutto questo è stato difficile, a volte impossibile, proprio a causa della resistenza e sfiducia nei nostri confronti da parte dei leader delle comunità montane e dei sacerdoti vudù. Le conseguenze si possono facilmente immaginare: casi di colera misconosciuti nelle montagne e verosimilmente anche morti, che rappresentano una fonte di contagio molto importante, visto che il culto dei morti in questi villaggi prevede che il cadavere venga lavato con acqua e che questa venga poi bevuta dai figli del defunto per riceverne l’anima!
Ma poi succede che JC, amico e collega, un giorno vede nel nostro centro il sacerdote vudù di una vicina comunità. Se ne sta seduto tranquillo, bicchiere in mano, a sgollarsi il beverone con i Sali di Reidratazione Orale (SRO). Di fianco l’immancabile secchio pronto per qualsiasi emergenza. Il mio amico si avvicina. Il sacerdote gli confida che da tre giorni gli ha preso uno squaraus mai visto! Teme che un sacerdote rivale gli abbia lanciato un feticcio. E quindi è venuto da noi. Hai capito!?! Prima rompe la minchia sui monti: il colera non esiste, è un’invenzione dei bianchi eccetera. Poi alla prima cacarella corre da noi a chiappe strette!
Alla faccia del vudù!!!
Per saperne di più:
- wikipedia: vudù
- introduction to voodoo in haiti
- national geographic: haiti, possessed by voodoo
- peace-reporter: il vudù, profonda religiosità africana
Ma poi succede che JC, amico e collega, un giorno vede nel nostro centro il sacerdote vudù di una vicina comunità. Se ne sta seduto tranquillo, bicchiere in mano, a sgollarsi il beverone con i Sali di Reidratazione Orale (SRO). Di fianco l’immancabile secchio pronto per qualsiasi emergenza. Il mio amico si avvicina. Il sacerdote gli confida che da tre giorni gli ha preso uno squaraus mai visto! Teme che un sacerdote rivale gli abbia lanciato un feticcio. E quindi è venuto da noi. Hai capito!?! Prima rompe la minchia sui monti: il colera non esiste, è un’invenzione dei bianchi eccetera. Poi alla prima cacarella corre da noi a chiappe strette!
Alla faccia del vudù!!!
Per saperne di più:
- wikipedia: vudù
- introduction to voodoo in haiti
- national geographic: haiti, possessed by voodoo
- peace-reporter: il vudù, profonda religiosità africana
sto leggendo:
HAITI. L'INNOCENZA VIOLATA
Chi sta rubando il futuro del Paese?
Bois Caiman, 22 agosto 1791: il sacerdote vudù Boukman lancia la rivolta degli schiavi, che porta alla nascita del primo Paese “nero” indipendente del mondo.
Port-au-Prince, 12 gennaio 2010: in 35 secondi un terremoto devasta Haiti. Sbarcano 20.000 marines. Oggi la comunità internazionale, Stati Uniti in testa, con la “scusa” della ricostruzione sta mettendo il futuro del Paese sotto tutela, rubandogli di fatto l'indipendenza. E il popolo haitiano rischia, ancora una volta, di restare escluso dai piani per il proprio sviluppo.
“Questo libro ci porta in mezzo agli haitiani, ad ascoltare la loro voce, le loro visioni sulla ricostruzione o ‘rifondazione’ del Paese e della società. Le forze vive della nazione chiedono di partecipare alla definizione del futuro, ma questo diritto viene loro sottratto dai grandi della terra grazie alla complicità del governo haitiano. Ascoltare queste voci ci porterà a creare un legame di solidarietà con questo popolo, per andare oltre la carità”. (Maurizio Chierici)
“Tutto quello che si fa intorno alla ricostruzione porterà a nuove forme di dominazione esterna, di colonizzazione, a una penetrazione delle multinazionali nei settori strategici. Il meccanismo che è stato creato è dominato chiaramente dai rappresentanti delle istituzioni finanziarie internazionali, in particolare dalla Banca Mondiale, che ha il controllo delle risorse”. (Camille Chalmers)
Autori: Marco Bello, Alessandro Demarchi
Pagine: 172
Prezzo: euro 13.00
Anno di pubblicazione: 2011
sabato 5 marzo 2011
ritorni
serata strana
serata di ricordi
sono uscito con un amico. uno di quelli storici.
adesso ognuno con la propria vita, le proprie esperienze.
ma per strane coincidenze siamo ritornati entrambi, ormai trenta-e-passa-enni, per qualche settimana nella casa dei nostri genitori. nella nostra cameretta!
serata davanti ad una birra a raccontarsi. famiglia, amore, lavoro.
in un posto pazzesco con musica dal vivo. o quasi vivo. perchè l'età media della band coincide con la musica che suonano. dai sessanta ai settanta!
vani tentativi di coprire le tempie ingrigite con bandana colorate (minchia ancora le bandana!).
gilet e pantaloni di pelle (probabilmente quella del batterista ormai deceduto!).
comunque, dicevo...serata di ricordi
aggiornandosi su tutti i vecchi amici del cortile. chi fa cosa. dove. con chi.
e poi tornare insieme verso casa. come tanti anni fa.
salutarsi nel cortile che ci ha visto crescere.
le ultime stronzate prima della buona notte. come ai vecchi tempi.
rituali conosciuti. rituali che scatenano memorie.
sentirsi di nuovo un po' ragazzini.
sentirsi a casa.
serata di ricordi
sono uscito con un amico. uno di quelli storici.
adesso ognuno con la propria vita, le proprie esperienze.
ma per strane coincidenze siamo ritornati entrambi, ormai trenta-e-passa-enni, per qualche settimana nella casa dei nostri genitori. nella nostra cameretta!
serata davanti ad una birra a raccontarsi. famiglia, amore, lavoro.
in un posto pazzesco con musica dal vivo. o quasi vivo. perchè l'età media della band coincide con la musica che suonano. dai sessanta ai settanta!
vani tentativi di coprire le tempie ingrigite con bandana colorate (minchia ancora le bandana!).
gilet e pantaloni di pelle (probabilmente quella del batterista ormai deceduto!).
comunque, dicevo...serata di ricordi
aggiornandosi su tutti i vecchi amici del cortile. chi fa cosa. dove. con chi.
e poi tornare insieme verso casa. come tanti anni fa.
salutarsi nel cortile che ci ha visto crescere.
le ultime stronzate prima della buona notte. come ai vecchi tempi.
rituali conosciuti. rituali che scatenano memorie.
sentirsi di nuovo un po' ragazzini.
sentirsi a casa.
giovedì 3 marzo 2011
nuove mete
eccomi qui...
tornato a casa. per tre mesi io e i miei compagni di avventura abbiamo deriso la mia italianità, linguistica e culinaria. e io, per non contraddirli, appena rientrato in italia:
all'aeroporto caffè e cornetto
prima cena pizza
seconda cena pasta al pomodoro
mi sono fatto ricrescere il baffo nero
ho comprato un mandolino
uè!!!
e haiti sembra già lontano. senza il tempo per metabolizzarla.
non ancora smaltita la sbronza haitiana e già in sbattimento per la prossima meta!
questa volta asia. BIRMANIA, o myanmar, come lo chiamano adesso.
J è già lì
mi aspetta
la aspetto
non ci sto più dentro!!!
e oggi le pratiche per il visto
tre foto tessera (fatte alla macchinetta con risultato "effetto terrorista")
passaporto, carta d'identità
modulo da compilare:
altezza: 1,85
occhi: castani
capelli: brizzolati.
brizzolati??? cazzo, brizzolati!!!
per la prima volta in un documento ufficiale. brizzolati. graying, suggeritomi da google translator. o salt and pepper, che fa più george (clooney si intende!).
è l'inizio della fine. dopo il giro di boa dei trenta, mo' ci mancava solo il brizzolato!
tornato a casa. per tre mesi io e i miei compagni di avventura abbiamo deriso la mia italianità, linguistica e culinaria. e io, per non contraddirli, appena rientrato in italia:
all'aeroporto caffè e cornetto
prima cena pizza
seconda cena pasta al pomodoro
mi sono fatto ricrescere il baffo nero
ho comprato un mandolino
uè!!!
e haiti sembra già lontano. senza il tempo per metabolizzarla.
non ancora smaltita la sbronza haitiana e già in sbattimento per la prossima meta!
questa volta asia. BIRMANIA, o myanmar, come lo chiamano adesso.
J è già lì
mi aspetta
la aspetto
non ci sto più dentro!!!
e oggi le pratiche per il visto
tre foto tessera (fatte alla macchinetta con risultato "effetto terrorista")
passaporto, carta d'identità
modulo da compilare:
altezza: 1,85
occhi: castani
capelli: brizzolati.
brizzolati??? cazzo, brizzolati!!!
per la prima volta in un documento ufficiale. brizzolati. graying, suggeritomi da google translator. o salt and pepper, che fa più george (clooney si intende!).
è l'inizio della fine. dopo il giro di boa dei trenta, mo' ci mancava solo il brizzolato!
domenica 27 febbraio 2011
Haiti - inedito - 1
oggi mi è capitato…
mattina presto. colazione. tra poco dobbiamo andare al centro per il colera.ci chiama una collega. ha soccorso dei feriti (non gravi) di un incidente stradale a mezz'ora di macchina. lei sta andando nella direzione opposta. non può tornare indietro. serve una macchina (con possibilmente un medico) per recuperarli e portarli all'ospedale. realizzo che sono rimasto l’unico medico. cazzo! tocca a me. ok andiamo. prendo un gippone e l'autista e partiamo. a razzo!
attraversiamo paesaggi haitiani. stupendo! mare caraibico. montagne verde brillante. uno dopo l’altro piccoli villaggi. casette e baracchini multi-colore. muri ricoperti di scritte e disegni. di ogni tipo. vivacità caraibica. e poi mercati di banane e carbone improvvisati sul ciglio della strada. in mezzo alla strada direi. assisto a due o tre quasi-investimenti di pedoni che attraversano alla cazzo (senza guardare nda).
arriviamo sul posto. tutto tranquillo. un tap tap (tipico mezzo di trasporto pubblico haitiano) ribaltato. tre ragazzini seduti accuditi dalla collega.
una sbucciatura
una botta in testa
una possibile frattura
li carichiamo e ripartiamo. inversione a u. direzione ospedale. arriviamo al nostro albergo. lo superiamo. arriviamo al posto di blocco, di solito deserto. oggi ad attenderci ci sono i caschi blu delle nazioni unite. fuciloni spianati. ci fanno accostare. istantaneamente:
sbiancamento cutaneo al volto
goccia di sudore freddo che riga la tempia
cacca in pre-uscita
vedono il logo dell’organizzazione.
-è un dottore! - dicono -lascialo passare- grandi sorrisi e pollici alzati. ci fanno passare. sorrido un po' nervoso. pollice alzato pure io.
e vai così, all'americana!
prendiamo la strada principale per l'ospedale.
veloci
rallentiamo
ci fermiamo
ci fermiamo? un sacco di gente davanti a noi. motorini, macchine, di tutto. nessuno riesce a muoversi. più avanti una manifestazione. tutto bloccato. facciamo inversione a fatica e cambiamo strada passando nei vicoli più stretti del centro. caos e merci esposte ad ogni angolo. finalmente vedo il mercato. e ne sento il caratteristico odore. imbocchiamo un stradina ancora più stretta. sul lato destro un buco enorme. ci fanno segno agitando le mani.
troppo tardi. l’autista, mortaccisua, ci entra dentro in pieno con la ruota anteriore. bloccati. prima, retromarcia, niente da fare. la ruota gira a vuoto. si alza una nuvola di fumo. odore di bruciato. siamo fermi in mezzo alla strada accerchiati da quello che definirei un puttanaio di gente.
con la razionalità e la calma che mi contraddistinguono, penso: ok siamo fottuti!!!
e invece no. una decina di persone comincia a sollevare il gippone davanti e ci tirano fuori dal fossato! tiro giù il finestrino e ringrazio in creolo. sorridono e salutano.
arriviamo finalmente davanti all'ospedale. davanti alla porta chiusa. suoniamo e bussiamo. niente. sulla nostra sinistra si avvicina il corteo dei manifestanti. sono ad una trentina di metri. una calca impressionante. inizio ad innervosirmi, anche se sembra una manifestazione pacifica. venti metri. aprite cazzo!!! finalmente ci aprono ed entriamo. parcheggiamo e scarichiamo i feriti davanti al pronto soccorso (che purtroppo è proprio come me lo immaginavo!). parlo con il personale per spiegare l'accaduto. ma a questo punto non possiamo più uscire. la folla ha raggiunto l’ospedale. ci sono urla. volano schiaffoni. aspettiamo con calma al sicuro dentro all'ospedale. seduto all’ombra vengo salutato da un paio di ragazze che stanno pulendo il viale d’accesso al pronto soccorso. dal nulla iniziano ad accusarmi di essere arrivato insieme ai miei amichetti bianchi e di aver comprato tutta l’isola. mi difendo come posso nel mio ancora-basico creolo. l’autista mi difende a spada tratta.
nel frattempo fuori dall’ospedale è tornata la calma. possiamo passare. torniamo al centro per il colera cambiando strada altre mille volte. come in un pac-man per scappare dalla folla che continua a camminare per le strade della città.
finalmente arriviamo a destinazione. davanti, il mare. vista meravigliosa.
sono le 10.30. si inizia a lavorare!
mattina presto. colazione. tra poco dobbiamo andare al centro per il colera.ci chiama una collega. ha soccorso dei feriti (non gravi) di un incidente stradale a mezz'ora di macchina. lei sta andando nella direzione opposta. non può tornare indietro. serve una macchina (con possibilmente un medico) per recuperarli e portarli all'ospedale. realizzo che sono rimasto l’unico medico. cazzo! tocca a me. ok andiamo. prendo un gippone e l'autista e partiamo. a razzo!
attraversiamo paesaggi haitiani. stupendo! mare caraibico. montagne verde brillante. uno dopo l’altro piccoli villaggi. casette e baracchini multi-colore. muri ricoperti di scritte e disegni. di ogni tipo. vivacità caraibica. e poi mercati di banane e carbone improvvisati sul ciglio della strada. in mezzo alla strada direi. assisto a due o tre quasi-investimenti di pedoni che attraversano alla cazzo (senza guardare nda).
arriviamo sul posto. tutto tranquillo. un tap tap (tipico mezzo di trasporto pubblico haitiano) ribaltato. tre ragazzini seduti accuditi dalla collega.
una sbucciatura
una botta in testa
una possibile frattura
li carichiamo e ripartiamo. inversione a u. direzione ospedale. arriviamo al nostro albergo. lo superiamo. arriviamo al posto di blocco, di solito deserto. oggi ad attenderci ci sono i caschi blu delle nazioni unite. fuciloni spianati. ci fanno accostare. istantaneamente:
sbiancamento cutaneo al volto
goccia di sudore freddo che riga la tempia
cacca in pre-uscita
vedono il logo dell’organizzazione.
-è un dottore! - dicono -lascialo passare- grandi sorrisi e pollici alzati. ci fanno passare. sorrido un po' nervoso. pollice alzato pure io.
e vai così, all'americana!
prendiamo la strada principale per l'ospedale.
veloci
rallentiamo
ci fermiamo
ci fermiamo? un sacco di gente davanti a noi. motorini, macchine, di tutto. nessuno riesce a muoversi. più avanti una manifestazione. tutto bloccato. facciamo inversione a fatica e cambiamo strada passando nei vicoli più stretti del centro. caos e merci esposte ad ogni angolo. finalmente vedo il mercato. e ne sento il caratteristico odore. imbocchiamo un stradina ancora più stretta. sul lato destro un buco enorme. ci fanno segno agitando le mani.
troppo tardi. l’autista, mortaccisua, ci entra dentro in pieno con la ruota anteriore. bloccati. prima, retromarcia, niente da fare. la ruota gira a vuoto. si alza una nuvola di fumo. odore di bruciato. siamo fermi in mezzo alla strada accerchiati da quello che definirei un puttanaio di gente.
con la razionalità e la calma che mi contraddistinguono, penso: ok siamo fottuti!!!
e invece no. una decina di persone comincia a sollevare il gippone davanti e ci tirano fuori dal fossato! tiro giù il finestrino e ringrazio in creolo. sorridono e salutano.
arriviamo finalmente davanti all'ospedale. davanti alla porta chiusa. suoniamo e bussiamo. niente. sulla nostra sinistra si avvicina il corteo dei manifestanti. sono ad una trentina di metri. una calca impressionante. inizio ad innervosirmi, anche se sembra una manifestazione pacifica. venti metri. aprite cazzo!!! finalmente ci aprono ed entriamo. parcheggiamo e scarichiamo i feriti davanti al pronto soccorso (che purtroppo è proprio come me lo immaginavo!). parlo con il personale per spiegare l'accaduto. ma a questo punto non possiamo più uscire. la folla ha raggiunto l’ospedale. ci sono urla. volano schiaffoni. aspettiamo con calma al sicuro dentro all'ospedale. seduto all’ombra vengo salutato da un paio di ragazze che stanno pulendo il viale d’accesso al pronto soccorso. dal nulla iniziano ad accusarmi di essere arrivato insieme ai miei amichetti bianchi e di aver comprato tutta l’isola. mi difendo come posso nel mio ancora-basico creolo. l’autista mi difende a spada tratta.
nel frattempo fuori dall’ospedale è tornata la calma. possiamo passare. torniamo al centro per il colera cambiando strada altre mille volte. come in un pac-man per scappare dalla folla che continua a camminare per le strade della città.
finalmente arriviamo a destinazione. davanti, il mare. vista meravigliosa.
sono le 10.30. si inizia a lavorare!
sabato 26 febbraio 2011
giovedì 24 febbraio 2011
Haiti - 35
negli ultimi tre giorni:
saint marc - haiti
port-au-prince - haiti
pointe a pitre - guadalupe
parigi - francia
roma - italia
milano - italia
ora a casa cercando di orientarmi un po'...
saint marc - haiti
port-au-prince - haiti
pointe a pitre - guadalupe
parigi - francia
roma - italia
milano - italia
ora a casa cercando di orientarmi un po'...
domenica 20 febbraio 2011
Haiti - 34
arrivato a port au prince.
domani si vola. guadalupe. francia. italia.
ho cercato di fissare le immagini nella mente. la macchina fotografica è rimasta in casa. rotta.
le tendopoli mi sembrano aumentate. la città mi sembra ancora più caotica di come me la ricordavo. strade intasate di mezzi e persone. ci abbiamo messo un'eternità per attraversare la città. chiuso in macchina con un senso di claustrofobia.
già rimpiango saint marc. e già mi manca la famiglia di saint marc.
questa mattina i tanto-NON-desiderati saluti. qualche verosimile addio e un sicuro arrivederci.
mi hanno scritto un biglietto che ho letto da solo in macchina. commozione mal celata.
e poi finestrino abbassato
testa appoggiata sul sedile
davanti agli occhi haiti.
domani si vola. guadalupe. francia. italia.
ho cercato di fissare le immagini nella mente. la macchina fotografica è rimasta in casa. rotta.
le tendopoli mi sembrano aumentate. la città mi sembra ancora più caotica di come me la ricordavo. strade intasate di mezzi e persone. ci abbiamo messo un'eternità per attraversare la città. chiuso in macchina con un senso di claustrofobia.
già rimpiango saint marc. e già mi manca la famiglia di saint marc.
questa mattina i tanto-NON-desiderati saluti. qualche verosimile addio e un sicuro arrivederci.
mi hanno scritto un biglietto che ho letto da solo in macchina. commozione mal celata.
e poi finestrino abbassato
testa appoggiata sul sedile
davanti agli occhi haiti.
Haiti - 33
ultimo giorno nel CTC.
ultimo giorno di lavoro.
penultimo giorno ad haiti.
dopo quasi tre mesi.
direi molto intensi. sembrano molti di più.
oggi i saluti con lo staff del centro. saluti in creolo.
tristezza. un sacco di abbracci. foto. qualche lacrima.
scambio di indirizzi Email. la promessa di scriversi, magari di rivedersi. chissà.
mi piace pensare che un giorno ritroverò gli amici haitiani. con alcuni dei medici locali si è creato un rapporto molto bello. ancora una volta, tre mesi che sembrano tre anni. tutto concentrato. tutto amplificato.
e poi a cena con i colleghi. i coinquilini. la famiglia!
rimandando il più possibile i saluti...domani mattina colazione tutti insieme come tutti i giorni da mesi. sparando cazzate per cominciare bene la giornata. rituali sempre uguali. ormai conosciuti a memoria.
piccole cose quotidiane che mi mancheranno moltissimo.
domani inizia il viaggio di ritorno a casa.
un po' di tempo per pensare. per metabolizzare il vissuto degli ultimi mesi. per rivivere immagini e momenti di una esperienza indimenticabile.
ultimo giorno di lavoro.
penultimo giorno ad haiti.
dopo quasi tre mesi.
direi molto intensi. sembrano molti di più.
oggi i saluti con lo staff del centro. saluti in creolo.
tristezza. un sacco di abbracci. foto. qualche lacrima.
scambio di indirizzi Email. la promessa di scriversi, magari di rivedersi. chissà.
mi piace pensare che un giorno ritroverò gli amici haitiani. con alcuni dei medici locali si è creato un rapporto molto bello. ancora una volta, tre mesi che sembrano tre anni. tutto concentrato. tutto amplificato.
e poi a cena con i colleghi. i coinquilini. la famiglia!
rimandando il più possibile i saluti...domani mattina colazione tutti insieme come tutti i giorni da mesi. sparando cazzate per cominciare bene la giornata. rituali sempre uguali. ormai conosciuti a memoria.
piccole cose quotidiane che mi mancheranno moltissimo.
domani inizia il viaggio di ritorno a casa.
un po' di tempo per pensare. per metabolizzare il vissuto degli ultimi mesi. per rivivere immagini e momenti di una esperienza indimenticabile.
sabato 19 febbraio 2011
Haiti - 32
oggi al centro, mentre il lavoro procedeva tranquillamente, una notizia ci ha lasciato tutti atterriti.
uno dei pazienti, ormai quasi guarito dal colera, mentre aspettava la dimissione nella sala "recovery" improvvisamente scoppia a piangere. ha ricevuto una telefonata da casa: il figlio di due anni è appena morto in casa, non molto distante dal centro. e scopriamo che anche il figlio aveva diarrea e vomito, da tre giorni!
morire a due anni per una diarrea.
dopo tre mesi di campagne di sensibilizzazione in città e fuori città. con un ospedale e un centro per il colera vicino a casa. senza difficoltà economiche per trasportare il bambino. con il padre che presentava gli stessi sintomi e per questo è venuto da noi.
non riesco a capire, troppo assurdo.
uno dei pazienti, ormai quasi guarito dal colera, mentre aspettava la dimissione nella sala "recovery" improvvisamente scoppia a piangere. ha ricevuto una telefonata da casa: il figlio di due anni è appena morto in casa, non molto distante dal centro. e scopriamo che anche il figlio aveva diarrea e vomito, da tre giorni!
morire a due anni per una diarrea.
dopo tre mesi di campagne di sensibilizzazione in città e fuori città. con un ospedale e un centro per il colera vicino a casa. senza difficoltà economiche per trasportare il bambino. con il padre che presentava gli stessi sintomi e per questo è venuto da noi.
non riesco a capire, troppo assurdo.
giovedì 17 febbraio 2011
Haiti - 31
flashback di un paio di settimane...
all'inizio e alla fine di una epidemia di colera si fanno dei test di laboratorio per identificare il tipo di vibrione responsabile delle infezioni e la sensibilità/resistenza ai diversi antibiotici.
alla fine dell'epidemia è importante verificare che i casi di diarrea osservati siano ancora causati dal vibrione e non da altri microrganismi normalmente responsabili di diarrea, soprattutto nei bambini.
quindi dalla capitale ci chiedono di cominciare a prelevare dei campioni random per analizzarli in laboratorio.
in una epidemia di colera è facile immaginare da dove si possano prendere i campioni!...
...esatto, proprio da lì!
insomma ci chiedono di andare nei vari centri per il trattamento del colera (CTC), in città e nei centri periferici, muniti di simpatici bastoncini di legno, tipo cottonfioc ma più grandi, e chiedere gentilmente ai pazienti il permesso per infilarglieli nel culo!
il modo giusto per guadagnarsi la fiducia degli haitiani!
è proprio vero, come recita un antico proverbio haitiano, che
"quando arriva l'uomo bianco c'è da stringere le chiappe!"
(nota: antico proverbio haitiano inventato dall'autore del blog)
all'inizio e alla fine di una epidemia di colera si fanno dei test di laboratorio per identificare il tipo di vibrione responsabile delle infezioni e la sensibilità/resistenza ai diversi antibiotici.
alla fine dell'epidemia è importante verificare che i casi di diarrea osservati siano ancora causati dal vibrione e non da altri microrganismi normalmente responsabili di diarrea, soprattutto nei bambini.
quindi dalla capitale ci chiedono di cominciare a prelevare dei campioni random per analizzarli in laboratorio.
in una epidemia di colera è facile immaginare da dove si possano prendere i campioni!...
...esatto, proprio da lì!
insomma ci chiedono di andare nei vari centri per il trattamento del colera (CTC), in città e nei centri periferici, muniti di simpatici bastoncini di legno, tipo cottonfioc ma più grandi, e chiedere gentilmente ai pazienti il permesso per infilarglieli nel culo!
il modo giusto per guadagnarsi la fiducia degli haitiani!
è proprio vero, come recita un antico proverbio haitiano, che
"quando arriva l'uomo bianco c'è da stringere le chiappe!"
(nota: antico proverbio haitiano inventato dall'autore del blog)
mercoledì 16 febbraio 2011
martedì 15 febbraio 2011
Haiti - 29
oggi al ritorno dal lavoro siamo incappati in un piccolo incidente stradale. niente di grave.
ma quando siamo arrivati non si capiva nulla. un sacco di gente e una persona a terra.
sembrava grave così siamo corsi ad aiutarlo. facendoci largo tra mille motorini riusciamo a raggiungerlo. da una parte i famigliari e dall'altra dei moto-tassinari. lo stanno strattonando incosciente. non capisco il motivo. cerco di calmarli per prestare i primi soccorsi. nulla da fare. gridano e tirano di qua e di là il corpo come un pupazzo. finalmente rusciamo a stendere il ferito. e mentre siamo inginocchiati cercando di capirci qualcosa arriva uno da dietro e gli tira una secchiata d'acqua in faccia. per poco non lava pure me, il pirla! ma subito scopriamo che il presunto ferito in realtà ferito non è! è ubriaco fradicio! nessuno l'ha investito. barcollava in mezzo alla strada ed è caduto. tutto qui.
ma il tipo appena si ripiglia ci vede e inizia ad imprecare e ad agitare i pugni in aria per minacciarci. - mavatteneaffanculo! - dico io.
i parenti lo tengono a fatica. poi crolla di nuovo al suolo. a questo punto, non curanti pericolo, ossia della fiatella alcolica nauseabonda, lo carichiamo in macchina e lo portiamo in ospedale.
si torna a casa. fine della storia.
ma quando siamo arrivati non si capiva nulla. un sacco di gente e una persona a terra.
sembrava grave così siamo corsi ad aiutarlo. facendoci largo tra mille motorini riusciamo a raggiungerlo. da una parte i famigliari e dall'altra dei moto-tassinari. lo stanno strattonando incosciente. non capisco il motivo. cerco di calmarli per prestare i primi soccorsi. nulla da fare. gridano e tirano di qua e di là il corpo come un pupazzo. finalmente rusciamo a stendere il ferito. e mentre siamo inginocchiati cercando di capirci qualcosa arriva uno da dietro e gli tira una secchiata d'acqua in faccia. per poco non lava pure me, il pirla! ma subito scopriamo che il presunto ferito in realtà ferito non è! è ubriaco fradicio! nessuno l'ha investito. barcollava in mezzo alla strada ed è caduto. tutto qui.
ma il tipo appena si ripiglia ci vede e inizia ad imprecare e ad agitare i pugni in aria per minacciarci. - mavatteneaffanculo! - dico io.
i parenti lo tengono a fatica. poi crolla di nuovo al suolo. a questo punto, non curanti pericolo, ossia della fiatella alcolica nauseabonda, lo carichiamo in macchina e lo portiamo in ospedale.
si torna a casa. fine della storia.
lunedì 14 febbraio 2011
Haiti - 28
finita ora la quasi quotidiana jam session post-cena sulla terrazza.
due chitarre veramente ispirate!
il modo migliore per finire una giornata di scoglionamento:
un po' perchè questo fine settimana ho lavorato E di sabato E di domenica
un po' perchè non ci sono quasi più pazienti nel centro (fortunatamente!)
un po' (e soprattutto) perchè questa mattina mi ha accolto un'atmosfera molto fredda.
visto che l'epidemia sembra giunta al termine, abbiamo nuovamente ridotto il personale del centro.
la maggior parte l'ha presa bene. alla fine è quello che ci si aspettava fin dal primo momento.
che prima o poi l'epidemia sarebbe finita e così anche la collaborazione.
alcuni però l'hanno presa molto sul personale. due infermiere con cui ero solito ridere e scherzare (fino a ieri), oggi non mi hanno nemmeno salutato e non mi hanno rivolto la parola per tutto il giorno. broncio e braccia incrociate. tipo i bambini.
ci sono rimasto molto male.
ok, posso capire che per molti la fine dell'epidemia vuol dire ritornare alla normalità, ossia alla
mancanza di lavoro e difficoltà economiche, ma la temporaneità del lavoro era chiara fin dall'inizio ed è evidente che presto o tardi (spero presto) il centro dovrà chiudere i battenti.
ed in settimana ci aspetta un ulteriore diminuzione dello staff...speriamo bene!
due chitarre veramente ispirate!
il modo migliore per finire una giornata di scoglionamento:
un po' perchè questo fine settimana ho lavorato E di sabato E di domenica
un po' perchè non ci sono quasi più pazienti nel centro (fortunatamente!)
un po' (e soprattutto) perchè questa mattina mi ha accolto un'atmosfera molto fredda.
visto che l'epidemia sembra giunta al termine, abbiamo nuovamente ridotto il personale del centro.
la maggior parte l'ha presa bene. alla fine è quello che ci si aspettava fin dal primo momento.
che prima o poi l'epidemia sarebbe finita e così anche la collaborazione.
alcuni però l'hanno presa molto sul personale. due infermiere con cui ero solito ridere e scherzare (fino a ieri), oggi non mi hanno nemmeno salutato e non mi hanno rivolto la parola per tutto il giorno. broncio e braccia incrociate. tipo i bambini.
ci sono rimasto molto male.
ok, posso capire che per molti la fine dell'epidemia vuol dire ritornare alla normalità, ossia alla
mancanza di lavoro e difficoltà economiche, ma la temporaneità del lavoro era chiara fin dall'inizio ed è evidente che presto o tardi (spero presto) il centro dovrà chiudere i battenti.
ed in settimana ci aspetta un ulteriore diminuzione dello staff...speriamo bene!
domenica 13 febbraio 2011
Haiti - 26
la settimana scorsa nel centro abbiamo ricevuto una visita assurda (una delle tante).
sto facendo il giro nella pediatria quando mi avvisano che c'è un gruppo di volontari canadesi che mi vuole parlare.
arrivo all'entrata e mi trovo davanti sto gruppo di fuori di testa.
cinque energumeni. cinque bestioni palestrati. tutti uguali.
cappello con logo
occhiali da sole
stetoscopio al collo
maglietta nera taglia piccola per evidenziare i muscoli
tatuaggi dell
pantaloni corti color kaki con tasche laterali
scarponi "swat".
mi dicono di essere paramedici canadesi.
dicono di volerci donare un borsone pieno di pastiglie per disinfettare l'acqua. mi chiedono se abbiamo bisogno di aiuto. - ma veramente...noi abbiamo già il nostro personale locale - rispondo.
- quindi è tutto sotto controllo? - insistono. - sì, se volete possiamo fare un giro per mostrarvi il centro - rifiutano decisi l'ospitalità. mi dicono di aver fretta. se non abbiamo bisogno di aiuto
preferiscono andare da qualche altra parte per prestare soccorso.
stretta di mano poderosa. si girano e se ne vanno.
fretta??? sono arrivati due giorni fa ad Haiti dopo tre mesi di emergenza colera!
alla faccia del tempismo!!!
sto facendo il giro nella pediatria quando mi avvisano che c'è un gruppo di volontari canadesi che mi vuole parlare.
arrivo all'entrata e mi trovo davanti sto gruppo di fuori di testa.
cinque energumeni. cinque bestioni palestrati. tutti uguali.
cappello con logo
occhiali da sole
stetoscopio al collo
maglietta nera taglia piccola per evidenziare i muscoli
tatuaggi dell
pantaloni corti color kaki con tasche laterali
scarponi "swat".
mi dicono di essere paramedici canadesi.
dicono di volerci donare un borsone pieno di pastiglie per disinfettare l'acqua. mi chiedono se abbiamo bisogno di aiuto. - ma veramente...noi abbiamo già il nostro personale locale - rispondo.
- quindi è tutto sotto controllo? - insistono. - sì, se volete possiamo fare un giro per mostrarvi il centro - rifiutano decisi l'ospitalità. mi dicono di aver fretta. se non abbiamo bisogno di aiuto
preferiscono andare da qualche altra parte per prestare soccorso.
stretta di mano poderosa. si girano e se ne vanno.
fretta??? sono arrivati due giorni fa ad Haiti dopo tre mesi di emergenza colera!
alla faccia del tempismo!!!
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