lunedì 13 luglio 2009

Forum dei popoli

Forum dei popoli, nelle conclusioni economia ma soprattutto diritti.
Le crisi intrecciate dell’economia e della società, alimentare ed ecologica sono il prodotto di un sistema insostenibile, del quale sono responsabili i paesi del Nord del mondo: è il messaggio che arriva dal Mali, dove il Forum dei popoli ha riunito oltre 600 delegati provenienti da quasi tutti i paesi sub-sahariani. Gli incontri, nell’antica città di Bandiagara, sono coincisi tra Mercoledì e Venerdì con lo svolgimento del G8 in Italia. “Il G8 – si sottolinea nel documento finale del Forum – è un direttorio illegittimo e anti-democratico, che pretende di fornire soluzioni quando sono proprio questi otto paesi ad aver condotto il mondo in una situazione drammatica”. Secondo i delegati africani, il vertice del G8 simboleggia molti degli aspetti peggiori della globalizzazione: da una liberalizzazione dei mercati che non tiene in conto le esigenze dei poveri a politiche migratorie che nel Nord del mondo e soprattutto nell’Europa “fortezza” violano i diritti fondamentali dell’uomo. Il Forum ha evidenziato la necessità di sostenere con decisione lo sviluppo dell’agricoltura, nella prospettiva non tanto della crescita economica ma della difesa dei diritti. Netta la posizione sull’acqua, con il “no” a qualsiasi tipo di privatizzazione, e sui mutamenti climatici, con la richiesta che i paesi ricchi riconoscano il loro debito ecologico verso il Sud del mondo. Nato nei deserti del Sahel nel 2002, il Forum dei popoli è giunto quest’anno alla nona edizione. L’idea è sempre la stessa, “costruire alternative” contro le “politiche disastrose” decise lontano dall’Africa, nel Nord del mondo, secondo le ricette del “neo-liberismo” e il dogma del mercato.

1 commento:

Francesco Zaffuto ha detto...

ti passo un mio post inserito su
www.lacrisi2009.com
buon lavoro francesco zaffuto
Secondo i dati di un rapporto della Bank of England “Financial Stability Review “ gli stanziamenti di USA, paesi dell’area euro e Gran Bretagna, per fronteggiare la crisi sono stati 14.800 miliardi di dollari. Il G8 per gli aiuti in Africa ha stanziato 20 miliardi di dollari (solo lo 0,14%, per chi è in procinto di morire di fame, ed in tre anni). Non si capisce neanche bene se trattasi di somme nuove o di somme che includono aiuti promessi precedentemente e mai effettuati.
Obama, durante il recente viaggio in Africa, ha indicato agli africani di liberarsi dalla politica corrotta, molto giusto; ma molti leader africani non fanno altro che imitare i comportamenti di americani ed europei: il godimento, il grande lusso, la gratificazione del potere, l’indifferenza per chi è debole e sfortunato.

Obama per tanti africani è la figura mitica del riscatto della negritudine, può mettere in moto dei sogni ma i sogni dovranno essere accompagnati da alcune realizzazioni; se non saranno accompagnati da qualche realizzazione possono portare a nuovi deserti depressivi.
La crisi mondiale si può superare mettendo in moto il continente Africano. Molto possono fare gli Usa ma molto deve fare l’Europa, con stanziamenti ed idee che superino la carità. E’ soprattutto l’Europa, per la sua vicinanza al continente africano, che è direttamente interessata dallo sviluppo dell’Africa: una grande potenzialità umana che potrà diventare un grande mercato capace di spingere la vecchia Europa.
L’Europa al posto di scacciare i rifugiati, dovrebbe fare un piano ordinato di accoglienza, un patto di formazione lavoro per qualche anno e un piano di ritorno in Africa dopo avere imparato un mestiere. Chi dall’Africa arriva in Europa invece o viene scacciato o viene inserito in attività di lavoro che non hanno alcun carattere di formazione o viene utilizzato per le sue caratteristiche fisiche per fare il guardiano e il buttafuori.
In Africa pare che ci siano sostanzialmente due problemi: l’urgenza e il futuro. L’urgenza per le persone che in questo momento periscono per fame va affrontata sul piano internazionale con immediatezza e non con piani triennali. Il futuro va affrontato rendendo autonome le nuove generazioni di africani e investendo soprattutto in formazione. Rendere autonoma l’Africa e gli africani significa investire in cultura umanistica e tecnologica per le nuove generazioni di africani. Imparare tecnologie per l’uso delle acque e diventare dei buoni agricoltori è la strada maestra per liberarsi in futuro dalla fame e anche dalla stessa carità.

francesco zaffuto

un interessante articolo sulle reazioni in Africa al G8


http://www.unimondo.org/Notizie/Il-G8-visto-dall-Africa


un post di questo blog

Tra noi: uno su sei non mangia

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