Comunicazione
Oggi giornata di svolta!
Ormai il francese non è più un problema, o quasi. Sono migliorato a vista d'occhio e ormai capisco bene e parlo solo in francese con il personale. Ho capito che per avere un buon accento francese basta avere un po' la puzza sotto il naso e parlare con una prugna in bocca e un'altra nel culo!!!
E poi oggi giornata tranquilla nel centro colera, quindi ho utilizzato il tempo (e l'aiuto del personale) per imparare un po' di creolo (un miscuglio di francese e lingue locali)!!!
E' la tecnica che io e J abbiamo sperimentato con successo in tutti i nostri viaggi. Serve a farti accettare più velocemente dalla popolazione locale, soprattutto in contesti come questo, in cui la maggior parte della popolazione non prla la lingua dei bastardi colonizzatori!!!
All'inizio ti guardano come se fossi matto, poi si mettono a ridere tra loro nel vedere il bianco pennellone che tenta di comunicare con le tre parole che ha appena imparato. Poi sgomitano e fanno a gara per insegnarti più parole possibile, e ti fanno discorsi sempre più complicati in cui ti perdi. Oggi continuavo a chiedere parole o frasi che mi servono per salutare e per parlare con i pazienti. E annotavo tutto sul mio blocchettino (da cui ormai sono inseparabile). E quando uscivo dalla stanza, sempre la stessa reazione. Girato l'angolo sentivo un boato, una fragorosa risata.
Ad un certo punto tutto lo staff che mi incrociava mi sorrideva e mi salutava in creolo, e io rispondevo con un gran sorriso e con un perfetto creolo!!!
Poi sono tornato nel posto in cui dormiamo, e ho cominciato a parlare con tutto lo staff locale, e loro non ci credevano! Hanno apprezzato di brutto. Sono qui da nove giorni e tento di comunicare nella loro lingua. Altri miei colleghi sono qui da più di un mese e non ci hanno mai neanche provato.
Nel pomeriggio mi sono messo già alla prova con i pazienti, il mio vero obbiettivo. Ho fatto il giro del pomeriggio parlando con tutti i pazienti con le frasi e parole base e ha funzionato di brutto!!! Di solito quasi non ti rispondono, e devi chiedere alla infermiera di tradurre. Oggi ho fatto da solo e alcuni pazienti (quelli messi meglio) mi accoglievano nella stanza con risate e sorrisoni!
Sono troppo felice.
Comunicare.
Il segreto per conoscere!!!
mercoledì 15 dicembre 2010
lunedì 13 dicembre 2010
Haiti - 5
Da questa mattina piove quasi ininterrottamente. Nel pomeriggio nubi nerissime hanno portato una pioggia tropicale che in poche ore ha quasi allagato il centro!!!
Una manna per l'amico Vibrio!
Questo vuol dire che nei prossimi giorni dobbiamo aspettarci un nuovo aumento dei casi colera, dopo una fase di riduzione (almeno qui dove siamo noi).
Ci sarà da correre...
Una manna per l'amico Vibrio!
Questo vuol dire che nei prossimi giorni dobbiamo aspettarci un nuovo aumento dei casi colera, dopo una fase di riduzione (almeno qui dove siamo noi).
Ci sarà da correre...
domenica 12 dicembre 2010
Haiti - 4
Tristezza!!! Oggi hanno trasferito in un altra cittadina di Haiti un collega, un medico spagnolo con cui avevo legato moltissimo, fin dal primo giorno. E' incredibile come in situazioni di questo tipo ci si leghi in modo così forte a persone che conosci da così poco tempo. Con C. è scattata subito un'intesa straordinaria. Stesse caratteristiche, ossia entrambi un po' cazzoni. Anche lui schiavo della battuta e del tormentone. E poi è l'unico a parlare anche portoghese, visto che ha lavorato per qualche tempo in Angola. Per cui belle chiaccherate e tante cazzate. Ci siamo ammazzati dalle risate. Anche sul lavoro tra una corsa e l'altra per collassi vari ci si fermava a sparare qualche cagata per sdrammatizzare. Nei primi giorni mi ha aiutato moltissimo durante qualche momento un po' difficile. Insomma un amico.
venerdì 10 dicembre 2010
Haiti - 3
Oggi giornata di lavoro al Centro per Trattamento del Colera (CTC).
Cavolo sto colera è veramente pazzesco!!! E' una malattia estremamente "dinamica". Vedi un paziente che sta più o meno bene, ti sembra stabile, ti parla. Poi ti spara tre scagazzate da un litro l'una e un paio di vomitate paura e ti collassa nel giro di cinque minuti! Devi girare continuamente tra i letti per il colera (che hanno un buco nel mezzo con un secchio sotto)
tastando il polso a tutti i pazienti e controllare quanto liquido perde e quanto liquido gli stai dando. Passi in una stanza e vedi tutto tranquillo. Il tempo di fare un giro nell'altro corridoio, torni e vedi tre che stanno stramazzando. E' un continuo. Poche soste. Le infermiere corrono da una parte all'altra tentando di stare dietro a tutto, anche se è molto difficile (a volte anche per la preparazione del personale locale). Non puoi abbassare la guardia un attimo.
Oggi pomeriggio stavo passando per la zona "osservazione", dove teoricamente ci sono i casi lievi che si sparano solo i beveroni. Vedo sta bambina, che dieci minuti prima stava bene, esausta appoggiata alle gambe della mamma. Controllo. Quasi niente polso, occhi infossati, pelle disidrata. La spostiamo subito nel reparto e si inizia la idratazione con le flebo. Nel giro di un'ora era già un'altra persona. Anche questo è pazzesco. Ti collassano davanti in un attimo e in un attimo si riprendono.
Vabbuò non vale fare un post troppo "medico", però è la prima volta che lavoro in un'epidemia e non sono abituato a vedere così tanti pazienti di questo tipo tutti insieme.
PS. Per alcuni amici (di cui immagino già i commenti): la prossima volta vi parlo delle gnocche haitiane!!!
Cavolo sto colera è veramente pazzesco!!! E' una malattia estremamente "dinamica". Vedi un paziente che sta più o meno bene, ti sembra stabile, ti parla. Poi ti spara tre scagazzate da un litro l'una e un paio di vomitate paura e ti collassa nel giro di cinque minuti! Devi girare continuamente tra i letti per il colera (che hanno un buco nel mezzo con un secchio sotto)
tastando il polso a tutti i pazienti e controllare quanto liquido perde e quanto liquido gli stai dando. Passi in una stanza e vedi tutto tranquillo. Il tempo di fare un giro nell'altro corridoio, torni e vedi tre che stanno stramazzando. E' un continuo. Poche soste. Le infermiere corrono da una parte all'altra tentando di stare dietro a tutto, anche se è molto difficile (a volte anche per la preparazione del personale locale). Non puoi abbassare la guardia un attimo.
Oggi pomeriggio stavo passando per la zona "osservazione", dove teoricamente ci sono i casi lievi che si sparano solo i beveroni. Vedo sta bambina, che dieci minuti prima stava bene, esausta appoggiata alle gambe della mamma. Controllo. Quasi niente polso, occhi infossati, pelle disidrata. La spostiamo subito nel reparto e si inizia la idratazione con le flebo. Nel giro di un'ora era già un'altra persona. Anche questo è pazzesco. Ti collassano davanti in un attimo e in un attimo si riprendono.
Vabbuò non vale fare un post troppo "medico", però è la prima volta che lavoro in un'epidemia e non sono abituato a vedere così tanti pazienti di questo tipo tutti insieme.
PS. Per alcuni amici (di cui immagino già i commenti): la prossima volta vi parlo delle gnocche haitiane!!!
mercoledì 8 dicembre 2010
Haiti - 2
Il Viaggio
Ore 5.45 San Donato Milanese - Linate. Ad aspettarmi una coda infinita di partenti per il ponte di Santambros. Quasi perdo l'aereo.
Ore 9.00 Parigi aeroporto Charles de Gaulle. Ovviamente per il prossimo volo devo cambiare non terminal, ma addirittura aeroporto! Quindi devo pure aspettare il mio zaino prima di salire sul bus destinazione aeroporto Orly.
Ore 11.00 Arrivo all'aeroporto Orly. Prossimo aereo alle 12.00. Chiusura Check-in ore 11.00! Fila della stramadonna causa sciopero del personale di terra. Minchia! E adesso?! Vedo passare un gruppetto con zaini e borse tutte ricoperte di adesivi delle varie organizzazioni presenti ad Haiti. Mi aggrego a loro e riusciamo a passare per prendere l'aereo, che ovviamente sta aspettando tutti e non parte fino alle 13!
Ore 16.30 Pointe a Pitre (Guadalupe). Dopo 8 ore e mezza di volo arriviamo ai caraibi! Dall'aereo vista meravigliosa. Il problema è che per me sono già le 21.30 ma l'orologio segna 5 ore in meno (fuso orario bastardo!).
Senza neanche il tempo per un cafferino si riparte per Haiti, ancora un'ora e 40 di volo (il terzo aereo della giornata!).
Ore 17.30 Arrivo a Port au Prince, Haiti. Nel frattempo abbiamo guadagnato un'altra bella oretta di fuso. Ho in corpo tutta una giornata di viaggio, ma siamo solo a metà pomeriggio!
All'aeroporto tutto tranquillo. Un fottio di espatriati di varie organizzazioni. Ancora adesivi e loghi dappertutto. Ogni giorno arrivano nuovi rappresentanti del baraccone umanitario.
Ci vengono a prendere.
Percorriamo la città. Vediamo poco. E' già buio. Sui due lati della strada tende accatastate una accanto all'altra. A prdita d'occhio. Tutti gli sfollati del terremoto. Appiccicate sui lat delle tende le facce sorridenti dei candidati alle elezioni presidenziali.
Un sacco di macchine in giro. Un traffico caotico. SFrecciano motorini evitando le enormi buche. La jeep sobbalza costantemente. Le strade fanno veramente cacare! Controlliamo costantemente che gli zaini appoggiati sul cassone dietro non volino via (o che qualcuno non ce li fotta!).
Arriviamo a destinazione. Dopo un veloce briefing mangiamo qualcosa e crolliamo distrutti dalla giornata di 30 ore!!! Dormo male a causa della differenzia di fuso. Mi sveglio alle 3 di notte e faccio fatica a riprendere il sonno. La tensione non aiuta.
Il giorno dopo mi alzo prestissimo. A colazione scopro che i piani per me sono cambiati. Altro spostamento. Parto da Port au Prince. Destinazione Saint Marc, sulla costa verso nord-ovest.
Arrivo nel posto dove mi fermerò (almeno penso) per i prossimi mesi. Il tempo di appoggiare lo zaino in camera, mangiare un boccone e mi portano nel CTC, il Centro per il Trattamento del Colera. Mi presentano i colleghi locali ed espatriati e inizio a orientarmi, non senza difficoltà.
Torno a casa....un po' frastornato. O meglio, ancora rincoglionito dai cambiamenti degli ultimi giorni.
A cena conosco il gruppo degli espatriati. Americani, francesi, spagnoli, argentini. Si parla con un miscuglio di parole in tutte le lingue. L'importante è comunicare e farsi capire no?! Però mi sento un po' come Salvatore de "Il nome della rosa"!!!
continua...
Ore 5.45 San Donato Milanese - Linate. Ad aspettarmi una coda infinita di partenti per il ponte di Santambros. Quasi perdo l'aereo.
Ore 9.00 Parigi aeroporto Charles de Gaulle. Ovviamente per il prossimo volo devo cambiare non terminal, ma addirittura aeroporto! Quindi devo pure aspettare il mio zaino prima di salire sul bus destinazione aeroporto Orly.
Ore 11.00 Arrivo all'aeroporto Orly. Prossimo aereo alle 12.00. Chiusura Check-in ore 11.00! Fila della stramadonna causa sciopero del personale di terra. Minchia! E adesso?! Vedo passare un gruppetto con zaini e borse tutte ricoperte di adesivi delle varie organizzazioni presenti ad Haiti. Mi aggrego a loro e riusciamo a passare per prendere l'aereo, che ovviamente sta aspettando tutti e non parte fino alle 13!
Ore 16.30 Pointe a Pitre (Guadalupe). Dopo 8 ore e mezza di volo arriviamo ai caraibi! Dall'aereo vista meravigliosa. Il problema è che per me sono già le 21.30 ma l'orologio segna 5 ore in meno (fuso orario bastardo!).
Senza neanche il tempo per un cafferino si riparte per Haiti, ancora un'ora e 40 di volo (il terzo aereo della giornata!).
Ore 17.30 Arrivo a Port au Prince, Haiti. Nel frattempo abbiamo guadagnato un'altra bella oretta di fuso. Ho in corpo tutta una giornata di viaggio, ma siamo solo a metà pomeriggio!
All'aeroporto tutto tranquillo. Un fottio di espatriati di varie organizzazioni. Ancora adesivi e loghi dappertutto. Ogni giorno arrivano nuovi rappresentanti del baraccone umanitario.
Ci vengono a prendere.
Percorriamo la città. Vediamo poco. E' già buio. Sui due lati della strada tende accatastate una accanto all'altra. A prdita d'occhio. Tutti gli sfollati del terremoto. Appiccicate sui lat delle tende le facce sorridenti dei candidati alle elezioni presidenziali.
Un sacco di macchine in giro. Un traffico caotico. SFrecciano motorini evitando le enormi buche. La jeep sobbalza costantemente. Le strade fanno veramente cacare! Controlliamo costantemente che gli zaini appoggiati sul cassone dietro non volino via (o che qualcuno non ce li fotta!).
Arriviamo a destinazione. Dopo un veloce briefing mangiamo qualcosa e crolliamo distrutti dalla giornata di 30 ore!!! Dormo male a causa della differenzia di fuso. Mi sveglio alle 3 di notte e faccio fatica a riprendere il sonno. La tensione non aiuta.
Il giorno dopo mi alzo prestissimo. A colazione scopro che i piani per me sono cambiati. Altro spostamento. Parto da Port au Prince. Destinazione Saint Marc, sulla costa verso nord-ovest.
Arrivo nel posto dove mi fermerò (almeno penso) per i prossimi mesi. Il tempo di appoggiare lo zaino in camera, mangiare un boccone e mi portano nel CTC, il Centro per il Trattamento del Colera. Mi presentano i colleghi locali ed espatriati e inizio a orientarmi, non senza difficoltà.
Torno a casa....un po' frastornato. O meglio, ancora rincoglionito dai cambiamenti degli ultimi giorni.
A cena conosco il gruppo degli espatriati. Americani, francesi, spagnoli, argentini. Si parla con un miscuglio di parole in tutte le lingue. L'importante è comunicare e farsi capire no?! Però mi sento un po' come Salvatore de "Il nome della rosa"!!!
continua...
martedì 7 dicembre 2010
Haiti - 1
...dopo geriatra in mozambico...
...dopo casalingo a milano...
...adesso mi invento colerologo (?) ad Haiti!!!
Insomma sempre nuove esperienze senza mai sapere quello che sto facendo!!! Sempre a reinventarsi e cercare di imparare in fretta...
Sicuramente non ci si annoia, sempre stimoli nuovi, ma quel senso di inadeguatezza...
...dopo casalingo a milano...
...adesso mi invento colerologo (?) ad Haiti!!!
Insomma sempre nuove esperienze senza mai sapere quello che sto facendo!!! Sempre a reinventarsi e cercare di imparare in fretta...
Sicuramente non ci si annoia, sempre stimoli nuovi, ma quel senso di inadeguatezza...
giovedì 2 dicembre 2010
Giornata contro l'AIDS
MOZAMBICO
A Beira, donne e solidarietà
Le “mamme sieropositive” camminano molto, bussano alle porte, raccolgono notizie, soprattutto aiutano. Siamo a Beira, un grande porto dell’Oceano Indiano, e qui uno su cinque ha il virus dell’aids. “Il loro compito è sostenere le donne sieropositive da un punto di vista psicologico e sociale” dice alla MISNA Andrea Atzori, un esperto dell’organizzazione italiana Medici con l’Africa Cuamm che lavora in Mozambico da anni. Di recente, le “mamme sieropositive” si sono costituite in associazione. Sanno di essere fortunate perché, grazie a un difficile lavoro di prevenzione, i loro figli non hanno il virus dell’aids. Ora, con l’aiuto di tre centri di assistenza medica, vogliono dirlo anche alle altre: fate il test e, se siete sieropositive come noi, curatevi e proteggete i vostri bambini. Contrastare la trasmissione del virus da madre a figlio è fondamentale a Beira, una delle zone più difficili del Mozambico, uno dei paesi più difficili d’Africa. “Qui – dice Atzori - l’aids è ancora un’emergenza”. L’aumento del numero delle persone in cura è un fatto positivo, ma sul piano della prevenzione e della costanza nel trattamento resta molto da fare. Le “mamme sieropositive” di Beira vanno a trovare chi ha smesso di prendere i farmaci e cercano di capire perché lo ha fatto. Il loro lavoro aiuta a mantenere vivo il legame tra le comunità e ospedali cittadini non sempre forniti di anti-retrovirali, farmaci che devono essere assunti in modo regolare e per tutta la vita. La lotta contro l’abbandono della cura è una degli impegni più importanti a sud del Sahara, anche perché non è possibile capire se e quando saranno disponibili profilassi efficaci. “La ricerca può aiutare molto – sostiene Atzori – ma programmare gli interventi pensando che domani ci sarà il vaccino sarebbe sbagliato”.
Fonte: Misna
A Beira, donne e solidarietà
Le “mamme sieropositive” camminano molto, bussano alle porte, raccolgono notizie, soprattutto aiutano. Siamo a Beira, un grande porto dell’Oceano Indiano, e qui uno su cinque ha il virus dell’aids. “Il loro compito è sostenere le donne sieropositive da un punto di vista psicologico e sociale” dice alla MISNA Andrea Atzori, un esperto dell’organizzazione italiana Medici con l’Africa Cuamm che lavora in Mozambico da anni. Di recente, le “mamme sieropositive” si sono costituite in associazione. Sanno di essere fortunate perché, grazie a un difficile lavoro di prevenzione, i loro figli non hanno il virus dell’aids. Ora, con l’aiuto di tre centri di assistenza medica, vogliono dirlo anche alle altre: fate il test e, se siete sieropositive come noi, curatevi e proteggete i vostri bambini. Contrastare la trasmissione del virus da madre a figlio è fondamentale a Beira, una delle zone più difficili del Mozambico, uno dei paesi più difficili d’Africa. “Qui – dice Atzori - l’aids è ancora un’emergenza”. L’aumento del numero delle persone in cura è un fatto positivo, ma sul piano della prevenzione e della costanza nel trattamento resta molto da fare. Le “mamme sieropositive” di Beira vanno a trovare chi ha smesso di prendere i farmaci e cercano di capire perché lo ha fatto. Il loro lavoro aiuta a mantenere vivo il legame tra le comunità e ospedali cittadini non sempre forniti di anti-retrovirali, farmaci che devono essere assunti in modo regolare e per tutta la vita. La lotta contro l’abbandono della cura è una degli impegni più importanti a sud del Sahara, anche perché non è possibile capire se e quando saranno disponibili profilassi efficaci. “La ricerca può aiutare molto – sostiene Atzori – ma programmare gli interventi pensando che domani ci sarà il vaccino sarebbe sbagliato”.
Fonte: Misna
mercoledì 1 dicembre 2010
LONTANO DA DOVE?
Festa di compleanno per Medici con l'Africa Cuamm
Niccolò Fabi, Paolo Rumiz, Saba Anglana, Archimia, Carla Stella e altri nomi dello spettacolo e della cultura insieme per una festa "a sorpresa” per Medici con l’Africa Cuamm. Teatro, musica e immagini coinvolgenti per una serata speciale, curata da Marco Amato, per ricordare, nel giorno esatto del 60esimo dalla fondazione, la storia, il presente e il futuro di Medici con l’Africa Cuamm.
Vi aspettiamo numerosi!
Ingresso libero fino ad esaurimento posti
Per maggiori informazioni: www.mediciconlafrica.org
Niccolò Fabi, Paolo Rumiz, Saba Anglana, Archimia, Carla Stella e altri nomi dello spettacolo e della cultura insieme per una festa "a sorpresa” per Medici con l’Africa Cuamm. Teatro, musica e immagini coinvolgenti per una serata speciale, curata da Marco Amato, per ricordare, nel giorno esatto del 60esimo dalla fondazione, la storia, il presente e il futuro di Medici con l’Africa Cuamm.
Vi aspettiamo numerosi!
Ingresso libero fino ad esaurimento posti
Per maggiori informazioni: www.mediciconlafrica.org
Un luogo NON comune
Gli stranieri sono delinquenti...
I rom rubano...
Gli immigrati ci fregano il lavoro...
Gli extracomunitari portano malattie...
Ai tanti luoghi comuni che affollano i discorsi sull’immigrazione,
I rom rubano...
Gli immigrati ci fregano il lavoro...
Gli extracomunitari portano malattie...
Ai tanti luoghi comuni che affollano i discorsi sull’immigrazione,
il Naga risponde quotidianamente con la sua attività.
Sostieni un Luogo Non Comune, Sostieni il Naga!ASSOCIAZIONE NAGA - Via Zamenhof, 7/a - Tel: 0258102599 - Fax: 028392927 - E-mail: naga@naga.it
www.naga.it
mercoledì 3 novembre 2010
Conflitti nel Mondo
Come già scrivevo in un post del febbraio 2008, sul sito di PeaceReporter c'è una interessante sezione dedicata ai conflitti in atto nel mondo, con schede di approfondimento per ogni Paese.
Nel mondo sono in corso 24 conflitti:
1. Iraq 135.000 morti dal 2003
2. Israele-Palestina 7.000 morti dal 2000
3. Turchia (Kurdistan) 41.200 morti dal 1984
ASIA
4. Afghanistan 50.000 morti dal 2001
5. Pakistan (Pashtunistan) 12.000 dal 2004
6. Pakistan (Balucistan) 1.300 morti dal 2004
7. India (Kashmir) 65.500 morti dal 1989
8. India (Assam) 51.800 morti dal 1979
9. India (Naxaliti) 7.200 morti dal 1980
10. Birmania (Karen) 30.000 morti dal 1988
11. Thailandia (Pattani) 3.500 morti dal 2004
12. Filippine (Npa) 40.500 morti dal 1969
13. Filippine (Mindanao) 71.000 morti dal 1984
AFRICA
14. Somalia 7.400 morti dal 2006
15. Etiopia (Ogaden) 4.000 morti dal 1994
16. R.D.Congo (Kivu) 6.000 morti dal 2004
17. Uganda 100.000 morti dal 1987
18. Sudan (Darfur) 301.200 morti dal 2003
19. Rep.Centrafricana 2.000 morti dal 2003
20. Ciad 2.000 morti dal 2005
21. Nigeria (Delta) 14.800 morti dal 1994
22. Algeria 150.500 morti dal 1992
EUROPA
23. Russia (Cecenia) 50 mila morti dal 1999
AMERICA LATINA
24. Colombia 300.250 morti dal 1964
Nel mondo sono in corso 24 conflitti:
1. Iraq 135.000 morti dal 2003
2. Israele-Palestina 7.000 morti dal 2000
3. Turchia (Kurdistan) 41.200 morti dal 1984
ASIA
4. Afghanistan 50.000 morti dal 2001
5. Pakistan (Pashtunistan) 12.000 dal 2004
6. Pakistan (Balucistan) 1.300 morti dal 2004
7. India (Kashmir) 65.500 morti dal 1989
8. India (Assam) 51.800 morti dal 1979
9. India (Naxaliti) 7.200 morti dal 1980
10. Birmania (Karen) 30.000 morti dal 1988
11. Thailandia (Pattani) 3.500 morti dal 2004
12. Filippine (Npa) 40.500 morti dal 1969
13. Filippine (Mindanao) 71.000 morti dal 1984
AFRICA
14. Somalia 7.400 morti dal 2006
15. Etiopia (Ogaden) 4.000 morti dal 1994
16. R.D.Congo (Kivu) 6.000 morti dal 2004
17. Uganda 100.000 morti dal 1987
18. Sudan (Darfur) 301.200 morti dal 2003
19. Rep.Centrafricana 2.000 morti dal 2003
20. Ciad 2.000 morti dal 2005
21. Nigeria (Delta) 14.800 morti dal 1994
22. Algeria 150.500 morti dal 1992
EUROPA
23. Russia (Cecenia) 50 mila morti dal 1999
AMERICA LATINA
24. Colombia 300.250 morti dal 1964
lunedì 1 novembre 2010
martedì 26 ottobre 2010
Finanziaria 2011: sempre peggio per la Cooperazione Italiana
Comunicato Stampa di Link 2007
FINANZIARIA 2011: SEMPRE PEGGIO PER LA COOPERAZIONE ITALIANA
LINK 2007 DENUNCIA LA SPARIZIONE DRAMMATICA DELL’AIUTO PUBBLICO ALLO SVILUPPO
LINK 2007 DENUNCIA LA SPARIZIONE DRAMMATICA DELL’AIUTO PUBBLICO ALLO SVILUPPO
Roma, 19 ottobre 2010
L’Italia taglia ancora i suoi contributi alla cooperazione allo sviluppo, a meno di un mese dalla chiusura dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sugli Obiettivi del Millennio. La Legge Finanziaria 2011 riduce del 45% i fondi disponibili per la cooperazione internazionale, portando la cifra a soli 179 milioni di euro, un record negativo nella storia della cooperazione italiana. E’ quanto denuncia LINK 2007, la rete di 10 importanti ong italiane, dopo la presentazione del testo proposto dal Ministro Tremonti.
L’Italia taglia ancora i suoi contributi alla cooperazione allo sviluppo, a meno di un mese dalla chiusura dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sugli Obiettivi del Millennio. La Legge Finanziaria 2011 riduce del 45% i fondi disponibili per la cooperazione internazionale, portando la cifra a soli 179 milioni di euro, un record negativo nella storia della cooperazione italiana. E’ quanto denuncia LINK 2007, la rete di 10 importanti ong italiane, dopo la presentazione del testo proposto dal Ministro Tremonti.
Inoltre, se si prendono in considerazione gli impegni pregressi e le spese di gestione, la cifra realmente disponibile per attività di cooperazione internazionale scende al di sotto dei 100 milioni di euro, e questo nonostante un ordine del giorno della Camera, accolto a giugno dal Governo, avesse invitato a preservare da ulteriori tagli la cooperazione italiana già fortemente indebolita.
Una riduzione che nasce da una precisa scelta politica; infatti a fronte di una contrazione complessiva del bilancio del Ministero degli Affari Esteri di 185 milioni di euro, oltre i tre quarti vengono sottratti al settore della cooperazione. Una decisione che aggrava ulteriormente il debito morale dell’Italia verso la comunità internazionale, andando ad ampliare un buco di fondi non erogati che ha già inghiottito 20 miliardi di euro di promesse non mantenute.
La crisi economica che ha investito l’Europa non ha impedito invece a molti Paesi europei di mantenere i propri impegni verso i più poveri. L’Italia va controcorrente rispetto ai suoi più importanti Partners europei e continua a non vedere che cooperazione allo sviluppo e politica estera sono strettamente collegate e le risorse per la cooperazione allo sviluppo sono investimenti di pace.
‘E’ incomprensibile come la cooperazione pubblica venga di nuovo presa di mira per i tagli, dopo le riduzioni già fatte con le due passate Finanziarie’ commenta Arturo Alberti, presidente di LINK 2007, che continua ‘Le ong in Italia sono l’espressione dell’impegno della società civile per la pace e la lotta alla povertà, problemi e responsabilità globali che non trovano risposte dal Governo, l’aiuto pubblico allo sviluppo APS sta sparendo’.
Link2007:
AVSI – CESVI – CISP – COOPI – COSV – GVC – ICU – INTERSOS – LVIA - Medici con l’Africa CUAMM
Rwanda: aggiornamenti caso Ingabire
Victoire
Ingabire
Umhuoza
Da Nigrizia del 19 ottobre:
Rwanda: Ingabire in pericolo
Dal giorno dell'arresto, giovedì 14 ottobre, la tengono in una cella ammanettata e nuda. Questo affermano alcune precarie fonti che Nigrizia è riuscita a contattare. Victoire Ingabire Umhuoza sta pagando in questo modo l'opposizione, ferma e nonviolenta, al regime di Paul Kagame. Regime che già l'aveva arrestata lo scorso aprile e che ora è tornato alla carica, accusandola di sostenere un gruppo terrorista [...]
Da Misna del 26 ottobre:
Dirigente opposizione: si attende decisione su cauzione
Victoire Ingabire Umuhoza, esponente di primo piano dell’opposizione politica ruandese, ha respinto ieri di fronte a un tribunale di Kigali le accuse di sostenere e finanziare un gruppo di matrice terroristica. La dirigente era stata arrestata il 14 ottobre sulla base delle accuse mosse da un ex-ufficiale dell’esercito divenuto poi comandante delle Forze democratiche di liberazione del Rwanda (Fdlr), un gruppo ribelle composto per lo più da militanti di etnia hutu e ritenuto dal governo di Kigali una minaccia per la “sicurezza nazionale”. Secondo il quotidiano ruandese “New Times”, una decisione sul possibile rilascio su cauzione della Ingabire è attesa per oggi [...]
Da Nigrizia del 26 ottobre:
Liberate Victoire Ingabire
Il regime rwandese del presidente Paul Kagame sta tenendo in carcere da 12 giorni una delle voci libere della società e della politica. I missionari italiani si mobilitano e chiedono all’opinione pubblica di fare altrettanto.
«La commissione Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato della Conferenza degli istituti missionari italiani (Cimi), rispondendo all'appello della Piattaforma internazionale Basta impunità in Rwanda, fa presente alla società civile italiana, alle comunità religiose, ai media e al governo italiano la grave preoccupazione che suscita la situazione di prigionia alla quale è sottoposta la principale oppositrice politica dell'attuale regime rwandese, Victoire Ingabire Umuhoza [...] Il regime di Kagame, indifferente alle accuse e contando sui crediti che l'Occidente gli concede in maniera costante, continua ad accanirsi in modo inumano e vergognoso contro i suoi oppositori e contro chiunque, giornalisti compresi, critichi il suo regime».
Per aderire all'appello fernando.zolli@gmail.com
Dal sito della campagna spagnola BASTA DE IMPUNIDAD EN RUANDA (tradotto dallo spagnolo):
[...] E' per questo che sollecitiamo ancora una volta la Vostra partecipazione con questa CHIAMATA ALL'AZIONE per tutti gli attivisti dei Diritti Umani, la Comunità Internazionale, i mezzi di comunicazione e i Governi affinchè convincano il Generale Paul KAGAME e il suo regime a rispettare e garantire i Diritti Umani in Ruanda.
SCRIVI AL PRESIDENTE ZAPATERO, diffondi la notizia tra i tuoi contatti, pagine web e reti sociali [...]
lunedì 25 ottobre 2010
Articoli...
La vita di un operaio albanese vale meno di quella di un italiano
Torino, sentenza shock: morì sul lavoro, risarcimento ridotto. Ai familiari una somma dieci volte inferiore. All'uomo deceduto addebitato anche il 20% di concorso di colpa nella propria morte [...]
Fonte: Alberto Custodero per Repubblica.it
Haiti: colera in aumento, si lavora per contenere diffusione epidemia.
È salito a 253 il numero di vittime del colera nei due dipartimenti haitiani dove ufficialmente è stata registrata la presenza della malattia, quello dell’Artibonite, nel nord, e quello del Centro. Si tratta dell’ultimo bilancio riferito ieri da Gabriel Thimothée, direttore generale del ministero della Sanità e della Popolazione, precisando che 3015 ammalati sono attualmente ricoverati in ospedali nelle stesse zone. Altro, Brief È salito a 253 il numero di vittime del colera nei due dipartimenti haitiani dove ufficialmente è stata registrata la presenza della malattia, quello dell’Artibonite, nel nord, e quello del Centro. Si tratta dell’ultimo bilancio riferito ieri da Gabriel Thimothée, direttore generale del ministero della Sanità e della Popolazione, precisando che 3015 ammalati sono attualmente ricoverati in ospedali nelle stesse zone [...]
Fonte: Misna
Ecco la guerra
Quando a subire la guerra e le bombe dei 'liberatori' eravamo noi
La mattina di quel 20 ottobre del 1944 a Milano c'era il sole. Un sole tiepido, quasi primaverile, che splendeva in un cielo limpido, senza una nuvola. Nessuno immaginava che quella bella giornata sarebbe presto diventata una delle peggiori della storia della città e dell'intera nazione [...]
I 'piccoli martiri di Gorla' oggi riposano sotto un monumento-ossario eretto nel 1947 per volere dei loro genitori sul luogo in cui sorgeva la scuola. Sopra la statua di una madre piangente che sorregge il cadavere del suo bambino tra le sagome di due bombardieri, campeggia il monito 'Ecco la guerra'.
Un monito di doloroso ripudio che la nostra Costituzione ha eretto a principio fondamentale, oggi ignorato e calpestato da una classe politica che ha dimenticato cos'è la guerra, cosa significa viverla dalla parte delle vittime, cosa vuol dire subire un bombardamento aereo, a Milano come a Belgrado, a Baghdad come a Kabul o in un qualsiasi villaggio afgano.
Fonte: Enrico Piovesana per PeaceReporter
Torino, sentenza shock: morì sul lavoro, risarcimento ridotto. Ai familiari una somma dieci volte inferiore. All'uomo deceduto addebitato anche il 20% di concorso di colpa nella propria morte [...]
Fonte: Alberto Custodero per Repubblica.it
È salito a 253 il numero di vittime del colera nei due dipartimenti haitiani dove ufficialmente è stata registrata la presenza della malattia, quello dell’Artibonite, nel nord, e quello del Centro. Si tratta dell’ultimo bilancio riferito ieri da Gabriel Thimothée, direttore generale del ministero della Sanità e della Popolazione, precisando che 3015 ammalati sono attualmente ricoverati in ospedali nelle stesse zone. Altro, Brief È salito a 253 il numero di vittime del colera nei due dipartimenti haitiani dove ufficialmente è stata registrata la presenza della malattia, quello dell’Artibonite, nel nord, e quello del Centro. Si tratta dell’ultimo bilancio riferito ieri da Gabriel Thimothée, direttore generale del ministero della Sanità e della Popolazione, precisando che 3015 ammalati sono attualmente ricoverati in ospedali nelle stesse zone [...]
Fonte: Misna
Ecco la guerra
Quando a subire la guerra e le bombe dei 'liberatori' eravamo noi
La mattina di quel 20 ottobre del 1944 a Milano c'era il sole. Un sole tiepido, quasi primaverile, che splendeva in un cielo limpido, senza una nuvola. Nessuno immaginava che quella bella giornata sarebbe presto diventata una delle peggiori della storia della città e dell'intera nazione [...]
I 'piccoli martiri di Gorla' oggi riposano sotto un monumento-ossario eretto nel 1947 per volere dei loro genitori sul luogo in cui sorgeva la scuola. Sopra la statua di una madre piangente che sorregge il cadavere del suo bambino tra le sagome di due bombardieri, campeggia il monito 'Ecco la guerra'.
Un monito di doloroso ripudio che la nostra Costituzione ha eretto a principio fondamentale, oggi ignorato e calpestato da una classe politica che ha dimenticato cos'è la guerra, cosa significa viverla dalla parte delle vittime, cosa vuol dire subire un bombardamento aereo, a Milano come a Belgrado, a Baghdad come a Kabul o in un qualsiasi villaggio afgano.
Fonte: Enrico Piovesana per PeaceReporter
venerdì 15 ottobre 2010
Notizie dal Rwanda
Oppositore in sciopero della fame, denincia torture in carcere.
Fonte: Misna
Altro esponente opposizione prelevata da polizia a Kigali.
Fonte: Misna
...esponente opposizione (2): arrestata per "formazione gruppo terroristico".
Fonte: Misna
Arrestata Ingabire. L’intervista di Nigrizia
Victoire Ingabire Umuhoza, storica oppositrice del presidente rwandese Paul Kagame, è stata portata in carcere ieri a Kigali. Nigrizia l’ha sentita telefonicamente venerdì scorso. Ecco alcuni stralci dell’intervista che sarà pubblicata interamente sul numero di novembre della rivista.
Fonte: Raffaello Zordan, Nigrizia
mercoledì 13 ottobre 2010
Non chiamatela più “missione di pace”
L'Afghanistan e il business della guerra
[...] In quel lontano e tragico 7 ottobre 2001 il governo USA, appoggiato dalla Coalizione Internazionale contro il terrorismo, ha lanciato un attacco aereo contro l’Afghanistan. Questa guerra continua nel silenzio e nell’indifferenza, nonostante l’infinita processione di poco meno di 2.000 bare dei nostri soldati morti. Che si tratti di guerra è ormai certo, sia perché tutti gli eserciti coinvolti la definiscono tale, sia perché il numero dei soldati che la combattono e le armi micidiali che usano non lasciano spazio agli eufemismi della propaganda italiana che continua a chiamarla “missione di pace”. Si parla di 40.000 morti afghani (militari e civili), e il meccanismo di odio che si è scatenato non ha niente a che vedere con la pace. Come si può chiamare pace e desiderare la pace, se con una mano diciamo di volere offrire aiuti e liberazione e con l’altra impugniamo le armi e uccidiamo?[...] Può una nazione come l’Italia che per presunte carenze economiche riduce i posti letto negli ospedali, blocca gli stipendi, tiene i carcerati in condizioni abominevoli e inumane, licenzia gli insegnanti, aumenta gli studenti per classe fino al numero di 35, riduce le ore di scuola, accetta senza scomporsi che una parte sempre più grande di cittadini viva nell’indigenza e nella povertà, impegnare in armamenti e sistemi d’arma decine di miliardi di euro?
[...] Dicano con franchezza che questa guerra si combatte perché l’Afghanistan è un nodo strategico per il controllo delle energie, per il profitto di alcuni gruppi industriali italiani, per una egemonia economica internazionale, per una volontà di potenza che rappresenta un neocolonialismo mascherato da intenti umanitari e democratici, poiché questi non si possono mai affermare con armi e violenza.
[...] Facciamo nostre le parole profetiche di una grande donna indiana, Arundathi Roy, scritte in quel tragico 7 ottobre 2001: "Il bombardamento dell’Afghanistan non è una vendetta per New York e Washington. E’ l’ennesimo atto di terrorismo contro il popolo del mondo. Ogni persona innocente che viene uccisa deve essere aggiunta, e non sottratta, all’orrendo bilancio di civili morti a New York e Washington. La gente raramente vince le guerre, i governi raramente le perdono. La gente viene uccisa. I governi si trasformano e si ricompongono come teste di idra. Usano la bandiera prima per cellofanare la mente della gente e soffocare il pensiero e poi, come sudario cerimoniale, per avvolgere i cadaveri straziati dei loro morti volenterosi".
Fonte: MicroMega
venerdì 8 ottobre 2010
Sfida al caporalato
Scioperano gli immigrati.
Sedici rotonde stradali tra Napoli e Caserta sono state pacificamente occupate dai lavoratori alla giornata: "Vogliamo almeno 50 euro".
Significativo il presidio di Baia Verde a Castel Volturno, dove due anni fa dopo un concerto morì Miriam Makeba.
Domani un corteo contro il razzismo e lo sfruttamento.
[Leggi l'articolo su Repubblica.it]
Scioperano gli immigrati.
Sedici rotonde stradali tra Napoli e Caserta sono state pacificamente occupate dai lavoratori alla giornata: "Vogliamo almeno 50 euro".
Significativo il presidio di Baia Verde a Castel Volturno, dove due anni fa dopo un concerto morì Miriam Makeba.
Domani un corteo contro il razzismo e lo sfruttamento.
[Leggi l'articolo su Repubblica.it]
martedì 5 ottobre 2010
Problemi per Kagame - 2
Come annunciato negli articoli di PeaceReporter nei giorni scorsi, il primo ottobre è stato pubblicato il Rapporto degli investigatori dell'UNHCHR (Alto Commissariato per i Diritti Umani) sui massacri commessi in Congo tra il 1993 e il 2003.
Questo è l'articolo di PeaceReporter:
Pubblicata la versione ufficiale del dossier sui massacri commessi tra il 1993 e il 2003. Su Ruanda e Uganda le ombre più inquietanti.
Sul tavolo delle Nazioni Unite è arrivato il rapporto sui massacri commessi in Congo tra il 1993 ed il 2003. Un documento che potrebbe dire chi potrebbe essere chiamato a rispondere dei crimini di guerra e contro l'umanità commessi nello stato africano; questi i due capi d'imputazione espressamente menzionati nel volume e distillati in oltre 600 episodi di violenza, ricostruiti meticolosamente, alcuni dei quali mai rivelati prima.
Rapporto choc. Il dossier è frutto di una meticolosa indagine di due anni sul campo condotta dagli investigatori dell'Unhchr (l'Alto Commissariato per i diritti umani). Monumentale e agghiacciante. Questo, in breve, il dossier che, per la prima volta, opera una ricostruzione della violenza che sconvolse l'ex Zaire (Repubblica Democratica del Congo dal 1997). Una mappatura della ferocia e, prima ancora, delle responsabilità politiche a monte. Perché la carneficina si compì durante quella che è stata definita la "Guerra Mondiale africana". Con il fragile equilibrio di un Congo messo in crisi dal flusso di profughi provenienti dal vicino Ruanda, insanguinato dal genocidio del 1994, cominciarono a giocare i vicini, interessati soprattutto al suo inestimabile tesoro minerario, prima muovendo delle proprie pedine e poi intervenendo direttamente con i propri eserciti. Vi si riversarono soldati di Angola, Ciad, Ruanda e Uganda, ai quali si affiancò un'orda di milizie tribali e criminali: protagonisti di un massacro da oltre cinque milioni di morti [...]
Fonte: Alberto Tundo per PeaceReporter
Un articolo sul Rapporto anche su Nigrizia.it
Questo è l'articolo di PeaceReporter:
Pubblicata la versione ufficiale del dossier sui massacri commessi tra il 1993 e il 2003. Su Ruanda e Uganda le ombre più inquietanti.
Sul tavolo delle Nazioni Unite è arrivato il rapporto sui massacri commessi in Congo tra il 1993 ed il 2003. Un documento che potrebbe dire chi potrebbe essere chiamato a rispondere dei crimini di guerra e contro l'umanità commessi nello stato africano; questi i due capi d'imputazione espressamente menzionati nel volume e distillati in oltre 600 episodi di violenza, ricostruiti meticolosamente, alcuni dei quali mai rivelati prima.
Rapporto choc. Il dossier è frutto di una meticolosa indagine di due anni sul campo condotta dagli investigatori dell'Unhchr (l'Alto Commissariato per i diritti umani). Monumentale e agghiacciante. Questo, in breve, il dossier che, per la prima volta, opera una ricostruzione della violenza che sconvolse l'ex Zaire (Repubblica Democratica del Congo dal 1997). Una mappatura della ferocia e, prima ancora, delle responsabilità politiche a monte. Perché la carneficina si compì durante quella che è stata definita la "Guerra Mondiale africana". Con il fragile equilibrio di un Congo messo in crisi dal flusso di profughi provenienti dal vicino Ruanda, insanguinato dal genocidio del 1994, cominciarono a giocare i vicini, interessati soprattutto al suo inestimabile tesoro minerario, prima muovendo delle proprie pedine e poi intervenendo direttamente con i propri eserciti. Vi si riversarono soldati di Angola, Ciad, Ruanda e Uganda, ai quali si affiancò un'orda di milizie tribali e criminali: protagonisti di un massacro da oltre cinque milioni di morti [...]
Fonte: Alberto Tundo per PeaceReporter
Un articolo sul Rapporto anche su Nigrizia.it
venerdì 1 ottobre 2010
Protesta dei migranti a Brescia
Da Il Manifesto del 29 settembre:
«Digiuno ergo sum»
[...] Se invece di chiamarli immigrati li considerassimo solo lavoratori, forse con più agio si potrebbe segnalare un problema che in questi giorni sta complicando la vita di migliaia di persone, nell'indifferenza generale. Una massa enorme di soggetti quasi invisibili, totalmente privi di rappresentanza politica e sempre più bersaglio delle infamanti campagne razziste del governo Berlusconi. [...] Gli stranieri di Brescia coltivano una speranza. Che in tutta Italia altri immigrati, altre associazioni, magari quel che resta della politica, si accorgano di quello che sta accadendo nelle prefetture e negli uffici dei tribunali amministrativi.
Ricordate la sanatoria mascherata di un anno fa, quando il governo diede il via alle regolarizzazione di colf e badanti? Bene. Circa 300 mila persone fecero domanda per la regolarizzazione. Dopo un anno ne sono state esaminate 170 mila (con 20 mila rigetti), mentre 130 mila restano ancora inevase. [...] Molti di loro sono rovinati, hanno investito tutto quello che avevano per poter essere regolarizzati». Ci sono persone che per rientrare in questa sanatoria che sa di taglieggio sono arrivate a sborsare anche cinque o seimila euro. Gli immigrati bresciani che stanno protestando però non ne fanno una questione di soldi. Sono semplicemente scandalizzati per il motivo della loro esclusione. Le mille domande respinte sono state giudicate non valide dal Tar di Brescia perché gli stranieri prima della presentazione erano stati «arrestati» per il reato di clandestinità, condizione del tutto normale visto che avevano presentato domanda proprio per emergere dalla loro condizione di «clandestinità». Tant'è che il ministero degli Interni a suo tempo disse che questo tipo di reato (amministrativo) non sarebbe stato preso in considerazione per un eventuale rigetto della domanda. Invece, stando alla decisione del Tar bresciano, migliaia di persone, che oggi lavorano, rischiano di essere espulse da un giorno all'altro [...]
Da Il Manifesto del 30 settembre:
Dopo lo sgombero i migranti sono tornati in piazza
«Digiuno ergo sum»
[...] Se invece di chiamarli immigrati li considerassimo solo lavoratori, forse con più agio si potrebbe segnalare un problema che in questi giorni sta complicando la vita di migliaia di persone, nell'indifferenza generale. Una massa enorme di soggetti quasi invisibili, totalmente privi di rappresentanza politica e sempre più bersaglio delle infamanti campagne razziste del governo Berlusconi. [...] Gli stranieri di Brescia coltivano una speranza. Che in tutta Italia altri immigrati, altre associazioni, magari quel che resta della politica, si accorgano di quello che sta accadendo nelle prefetture e negli uffici dei tribunali amministrativi.
Ricordate la sanatoria mascherata di un anno fa, quando il governo diede il via alle regolarizzazione di colf e badanti? Bene. Circa 300 mila persone fecero domanda per la regolarizzazione. Dopo un anno ne sono state esaminate 170 mila (con 20 mila rigetti), mentre 130 mila restano ancora inevase. [...] Molti di loro sono rovinati, hanno investito tutto quello che avevano per poter essere regolarizzati». Ci sono persone che per rientrare in questa sanatoria che sa di taglieggio sono arrivate a sborsare anche cinque o seimila euro. Gli immigrati bresciani che stanno protestando però non ne fanno una questione di soldi. Sono semplicemente scandalizzati per il motivo della loro esclusione. Le mille domande respinte sono state giudicate non valide dal Tar di Brescia perché gli stranieri prima della presentazione erano stati «arrestati» per il reato di clandestinità, condizione del tutto normale visto che avevano presentato domanda proprio per emergere dalla loro condizione di «clandestinità». Tant'è che il ministero degli Interni a suo tempo disse che questo tipo di reato (amministrativo) non sarebbe stato preso in considerazione per un eventuale rigetto della domanda. Invece, stando alla decisione del Tar bresciano, migliaia di persone, che oggi lavorano, rischiano di essere espulse da un giorno all'altro [...]
Da Il Manifesto del 30 settembre:
Dopo lo sgombero i migranti sono tornati in piazza
Medicina Moderna?
Dopo l'esempio positivo del pediatra Paolo Cornaglia Ferraris...
Medici corrotti dalle case farmaceutiche
Un 'barone' fiorentino gestiva l'affare Le multinazionali pagavano e loro prescrivevano i farmaci 'amici' a centinaia di malati cronici. Il giro di affari è di due milioni di euro, trenta professionisti coinvolti. Nas in azione in Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia, Lazio, Liguria, Veneto e Umbria: 21 le ordinanze di misure cautelari.
[Leggi tutto l'articolo]
Fonte: La Repubblica.it
Medici corrotti dalle case farmaceutiche
Un 'barone' fiorentino gestiva l'affare Le multinazionali pagavano e loro prescrivevano i farmaci 'amici' a centinaia di malati cronici. Il giro di affari è di due milioni di euro, trenta professionisti coinvolti. Nas in azione in Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia, Lazio, Liguria, Veneto e Umbria: 21 le ordinanze di misure cautelari.
[Leggi tutto l'articolo]
Fonte: La Repubblica.it
giovedì 30 settembre 2010
Medicina Moderna
Pochi giorni fa ho letto su Repubblica un breve articolo molto interessante e condivisibile, il racconto di un pediatra di base alle prese con i problemi dei medici extra-urbani.
Lo riporto integralmente qui di seguito:
Disagi e pochi soldi ma mi sento realizzato
Nuove famiglie, piene di bambini allegri, coppie giovani e coraggiose hanno scelto di stare dove sono nati. Oppure ci sono arrivati perché è qui che si riesce a comprare o affittare una casa con pochi soldi, un posto scomodo, ma dove l’aria è buona e il cibo costa meno.
Non arrivo a 400 assistiti, proprio pochi, come pochi sono i soldi che passa l’Asl. Per raggiungere un numero che permetta un salario meno striminzito, bisognerebbe allargare l’area, affittare altri ambulatori da colleghi disponibili in comuni limitrofi, attendere anni che la gente ti conosca, il passaparola ti sia favorevole, qualche collega più anziano vada in pensione. Fare il medico in queste condizioni non paga. Basta fare due conti e ti rendi conto che tra gasolio e autostrada, affitto e imprevisti, quel che resta in mano alla fine del mese (pagato con ritardo cronico e ancora da tassare sul reddito cumulato) è poco: 1.300 euro. All’età in cui qualunque professionista “affermato” dovrebbe trarre frutto da una vita di lavoro, mi ritrovo con un salario da borsa di studio. Sarà questo che mi fa sentire così giovane? Credo piuttosto sia un altro tipo di gratificazione: sono un medico “curante” e faccio il mestiere che ho sempre desiderato. La gente mi chiama e chiede un aiuto pratico per risolvere problemi concreti: bambini che non crescono, dormono poco, mangiano male, incontrano virus, funghi e batteri, li scambiano tra asili e scuole, verificano quanto sia facile accendere focolai e vomitare a decine tutti insieme per due giorni di seguito.
Curarli è bello eppure non è facile; insegnare che gli antibiotici non si usano al primo apparire della febbre, che gli esami si fanno se esiste una ragione, gli specialisti vano chiamati se davvero ce n’è bisogno e su quesiti non vaghi, il pronto soccorso non è un posto della domenica, scelto perché un padre preoccupato alimenta l’ansia della madre. Il telefono domenicale è quello della guardia medica. Il curante è chiuso nel proprio weekend dal venerdì sera e non è facile reagire con distacco di fronte a un termometro che indica 38° centigradi.
Medico di campagna. Figura quasi romantica e dal profilo antico, eppure modernissima. È lui a giocare la parte più importante della Moderna Medicina. Se funziona, si evita lo spreco di ricoveri ed esami inutili, inutili complicazioni di malattie prevedibili, l’inutile accumulo di medicine scadute nelle case. Ma le nostre facoltà di Medicina selezionano i giovani con quiz alla “Rischiatutto“ ed insegnano loro quasi tutto sulle sofisticatissime tecnologie del DNA. Quasi nulla su cosa significhi curare la gente. Non parlo di vecchi contadini ostinati e inamovibili ma di giovani precari, coppie miste, lavoratori immigrati: le energie più vitali per il nostro futuro. Per necessità o virtù, hanno scoperto una qualità di vita possibile fuori dal caos metropolitano. Ma i curanti sono pochi e resta loro nient’altro che portare il malato in ospedale. Tanto sinora sprecare si può.
La medicina moderna può aspettare.
Paolo Cornaglia Ferraris
Lo riporto integralmente qui di seguito:
Disagi e pochi soldi ma mi sento realizzato
Nuove famiglie, piene di bambini allegri, coppie giovani e coraggiose hanno scelto di stare dove sono nati. Oppure ci sono arrivati perché è qui che si riesce a comprare o affittare una casa con pochi soldi, un posto scomodo, ma dove l’aria è buona e il cibo costa meno.
Non arrivo a 400 assistiti, proprio pochi, come pochi sono i soldi che passa l’Asl. Per raggiungere un numero che permetta un salario meno striminzito, bisognerebbe allargare l’area, affittare altri ambulatori da colleghi disponibili in comuni limitrofi, attendere anni che la gente ti conosca, il passaparola ti sia favorevole, qualche collega più anziano vada in pensione. Fare il medico in queste condizioni non paga. Basta fare due conti e ti rendi conto che tra gasolio e autostrada, affitto e imprevisti, quel che resta in mano alla fine del mese (pagato con ritardo cronico e ancora da tassare sul reddito cumulato) è poco: 1.300 euro. All’età in cui qualunque professionista “affermato” dovrebbe trarre frutto da una vita di lavoro, mi ritrovo con un salario da borsa di studio. Sarà questo che mi fa sentire così giovane? Credo piuttosto sia un altro tipo di gratificazione: sono un medico “curante” e faccio il mestiere che ho sempre desiderato. La gente mi chiama e chiede un aiuto pratico per risolvere problemi concreti: bambini che non crescono, dormono poco, mangiano male, incontrano virus, funghi e batteri, li scambiano tra asili e scuole, verificano quanto sia facile accendere focolai e vomitare a decine tutti insieme per due giorni di seguito.
Curarli è bello eppure non è facile; insegnare che gli antibiotici non si usano al primo apparire della febbre, che gli esami si fanno se esiste una ragione, gli specialisti vano chiamati se davvero ce n’è bisogno e su quesiti non vaghi, il pronto soccorso non è un posto della domenica, scelto perché un padre preoccupato alimenta l’ansia della madre. Il telefono domenicale è quello della guardia medica. Il curante è chiuso nel proprio weekend dal venerdì sera e non è facile reagire con distacco di fronte a un termometro che indica 38° centigradi.
Medico di campagna. Figura quasi romantica e dal profilo antico, eppure modernissima. È lui a giocare la parte più importante della Moderna Medicina. Se funziona, si evita lo spreco di ricoveri ed esami inutili, inutili complicazioni di malattie prevedibili, l’inutile accumulo di medicine scadute nelle case. Ma le nostre facoltà di Medicina selezionano i giovani con quiz alla “Rischiatutto“ ed insegnano loro quasi tutto sulle sofisticatissime tecnologie del DNA. Quasi nulla su cosa significhi curare la gente. Non parlo di vecchi contadini ostinati e inamovibili ma di giovani precari, coppie miste, lavoratori immigrati: le energie più vitali per il nostro futuro. Per necessità o virtù, hanno scoperto una qualità di vita possibile fuori dal caos metropolitano. Ma i curanti sono pochi e resta loro nient’altro che portare il malato in ospedale. Tanto sinora sprecare si può.
La medicina moderna può aspettare.
Paolo Cornaglia Ferraris
lunedì 27 settembre 2010
Problemi per Kagame
Linko con ritardo alcuni articoli letti su Nigrizia e PeaceReporter riguardanti il presidente del Rwanda Paul Kagame:
Kagame: dalla Spagna son dolori
Una fitta rete di organizzazioni non governative spagnole ha promosso una campagna che mette nel mirino il presidente del Rwanda: chiedono che gli sia tolta la copresidenza del gruppo di sostegno agli Obiettivi del Millennio, fino a che tribunali francesi e spagnoli non chiariscano le sue responsabilità sull’attentato che ha innescato il genocidio del 1994 e su recenti assassinie detenzioni arbitrarie [...]
Fonte: Nigrizia
Ruanda, il tramonto di Kagame
Un rapporto choc delle Nazioni Unite, poi le accuse di Amnesty, infini un'indagine francese: così si è spento l'astro del presidente ruandese [...]
Fonte: Peace Reporter
Congo, sul Ruanda l'ombra del genocidio
Un massacro sistematico di Hutu compiuto in Congo dalle forze ruandesi. Lo dice un rapporto Onu che ipotizza il reato di genocidio [...]
Fonte: Peace Reporter
Per ulteriori informazioni:
www.bastadeimpunidadenruanda.org
Una fitta rete di organizzazioni non governative spagnole ha promosso una campagna che mette nel mirino il presidente del Rwanda: chiedono che gli sia tolta la copresidenza del gruppo di sostegno agli Obiettivi del Millennio, fino a che tribunali francesi e spagnoli non chiariscano le sue responsabilità sull’attentato che ha innescato il genocidio del 1994 e su recenti assassinie detenzioni arbitrarie [...]
Fonte: Nigrizia
Ruanda, il tramonto di Kagame
Un rapporto choc delle Nazioni Unite, poi le accuse di Amnesty, infini un'indagine francese: così si è spento l'astro del presidente ruandese [...]
Fonte: Peace Reporter
Congo, sul Ruanda l'ombra del genocidio
Un massacro sistematico di Hutu compiuto in Congo dalle forze ruandesi. Lo dice un rapporto Onu che ipotizza il reato di genocidio [...]
Fonte: Peace Reporter
Per ulteriori informazioni:
www.bastadeimpunidadenruanda.org
mercoledì 22 settembre 2010
Obiettivi del Millennio
Alcuni articoli che raccontano il vertice in atto a New York sugli Obiettivi del Millennio:
Obiettivi del Millennio dieci anni dopo: ostacoli e successi.
[...] L’assenza di consenso politico, pressioni finanziare, politiche, a livello nazionale stanno diventando seri ostacoli, che rischiano di trasformare questo vertice in un futile esercizio”. Un appuntamento, avverte Annan, “caratterizzato da grandi discorsi e promesse ben articolate ma seguite da azioni insignificanti. Diversi donatori hanno già rinnegato i loro impegni, o allentato i loro sforzi [...]
Fonte: Misna
Obiettivi del Millennio: la testimonianza di Medici con l'Africa - CUAMM.
“Alcuni paesi hanno compiuto progressi ma nell’insieme il quadro resta drammatico” dice alla MISNA don Dante Carraro, direttore dell’organizzazione non governativa italiana Medici con l’Africa Cuamm [...]
Fonte: Misna
Obiettivi del Millennio: gli appelli alla politica.
In modo pressoché unanime il mondo della cooperazione e della società civile internazionale torna a chiedere alla politica di moltiplicare gli sforzi per non vanificare i risultati ottenuti negli ultimi dieci anni per raggiungere almeno parte degli otto Obbiettivi di Sviluppo del Millennio fissati dall'Onu [...]
Fonte: Nigrizia
Millennium, il festival della vacuità.
Alle Nazioni Unite si discute dei Millennium Development Goals: il valzer dei capi di stato su parole e promesse. Ne abbiamo parlato con Loretta Napoleoni.
Fonte: Peace Reporter
Fame e povertà, il primo obiettivo mancato.
Oltre 900 milioni di persone soffrono ancora di fame e povertà cronica. Le cifre diffuse da Oxfam e ActionAid gettano ombre sul miracolo del Millennium.
Fonte: Peace Reporter
Aiuti: la mano che strangola l'Africa.
Un libro-pamphlet di una brillante economista rovescia un luogo comune.
L'hanno definita l'anti-Bono per il pragmatismo ai limiti del cinismo, per il messaggio antibuonista che va diffondendo: basta aiuti, basta donazioni, basta soldi a pioggia e basta con gli "aiuti glamour" sponsorizzati dal cantante degli U2 e altri vip [...]
Obiettivi del Millennio dieci anni dopo: ostacoli e successi.
[...] L’assenza di consenso politico, pressioni finanziare, politiche, a livello nazionale stanno diventando seri ostacoli, che rischiano di trasformare questo vertice in un futile esercizio”. Un appuntamento, avverte Annan, “caratterizzato da grandi discorsi e promesse ben articolate ma seguite da azioni insignificanti. Diversi donatori hanno già rinnegato i loro impegni, o allentato i loro sforzi [...]
Fonte: Misna
Obiettivi del Millennio: la testimonianza di Medici con l'Africa - CUAMM.
“Alcuni paesi hanno compiuto progressi ma nell’insieme il quadro resta drammatico” dice alla MISNA don Dante Carraro, direttore dell’organizzazione non governativa italiana Medici con l’Africa Cuamm [...]
Fonte: Misna
Obiettivi del Millennio: gli appelli alla politica.
In modo pressoché unanime il mondo della cooperazione e della società civile internazionale torna a chiedere alla politica di moltiplicare gli sforzi per non vanificare i risultati ottenuti negli ultimi dieci anni per raggiungere almeno parte degli otto Obbiettivi di Sviluppo del Millennio fissati dall'Onu [...]
Fonte: Nigrizia
Millennium, il festival della vacuità.
Alle Nazioni Unite si discute dei Millennium Development Goals: il valzer dei capi di stato su parole e promesse. Ne abbiamo parlato con Loretta Napoleoni.
Fonte: Peace Reporter
Fame e povertà, il primo obiettivo mancato.
Oltre 900 milioni di persone soffrono ancora di fame e povertà cronica. Le cifre diffuse da Oxfam e ActionAid gettano ombre sul miracolo del Millennium.
Fonte: Peace Reporter
Aiuti: la mano che strangola l'Africa.
Un libro-pamphlet di una brillante economista rovescia un luogo comune.
L'hanno definita l'anti-Bono per il pragmatismo ai limiti del cinismo, per il messaggio antibuonista che va diffondendo: basta aiuti, basta donazioni, basta soldi a pioggia e basta con gli "aiuti glamour" sponsorizzati dal cantante degli U2 e altri vip [...]
lunedì 13 settembre 2010
Rwanda
Da Parigi a Kigali: missione d'inchiesta su morte presidente Habyarimana.
È giunta a Kigali nel finesettimana la squadra francese, composta dai giudici Marc Trevidic e Nathalie Poux, con una quindicina di accompagnatori tra esperti e avvocati, per indagare sulle cause dell’attentato contro il “Falcon 50” a bordo del quale il 6 Aprile 1994 viaggiava il presidente ruandese hutu Juvenal Habyarimana. L’evento causò la morte del presidente, del suo omologo burundese Cyprien Ntaryamira e di altre persone (tra cui quattro membri dell’equipaggio francesi), e fu considerato la scintilla del genocidio ruandese. La missione cercherà di capire chi ha sparato, e da dove, i due missili terra-aria all’origine dell’esplosione all’atterraggio all’aeroporto di Kigali. Benché ufficialmente considerata la prima inchiesta “indipendente” per far luce su quella pagina buia della storia ruandese, la totale libertà di manovra dei magistrati non è scontata, sottolineano alcuni osservatori. Sulla vicenda si contrappongono due tesi, quella che vede coinvolti gli estremisti hutu, che già da tempo stavano pianificando l’uccisione in massa della comunità tutsi, e quella – avallata dal predecessore di Trevidic, il giudice francese Jean-Louis Burguière – che vede coinvolte persone vicine al presidente Paul Kagame, all’epoca a capo della ribellione che prese il potere dopo il genocidio. Le ipotesi di Bruguiere, che spiccò diversi mandati di cattura contro l’entourage di Kagame, determinarono la rottura delle relazioni diplomatiche con la Francia tra il 2006 e il 2009, periodo durante il quale Kigali ha rilanciato le sue accuse a Parigi per aver sostenuto il regime genocidario. I rapporti si sono progressivamente ristabiliti, ma le ultime settimane vedono di nuovo Kigali alle prese con accuse di gravi crimini commessi nell’est della Repubblica Democratica del Congo, la cui pubblicazione in un rapporto dell’Onu è prevista il prossimo 1° Ottobre.
Fonte: Misna
È giunta a Kigali nel finesettimana la squadra francese, composta dai giudici Marc Trevidic e Nathalie Poux, con una quindicina di accompagnatori tra esperti e avvocati, per indagare sulle cause dell’attentato contro il “Falcon 50” a bordo del quale il 6 Aprile 1994 viaggiava il presidente ruandese hutu Juvenal Habyarimana. L’evento causò la morte del presidente, del suo omologo burundese Cyprien Ntaryamira e di altre persone (tra cui quattro membri dell’equipaggio francesi), e fu considerato la scintilla del genocidio ruandese. La missione cercherà di capire chi ha sparato, e da dove, i due missili terra-aria all’origine dell’esplosione all’atterraggio all’aeroporto di Kigali. Benché ufficialmente considerata la prima inchiesta “indipendente” per far luce su quella pagina buia della storia ruandese, la totale libertà di manovra dei magistrati non è scontata, sottolineano alcuni osservatori. Sulla vicenda si contrappongono due tesi, quella che vede coinvolti gli estremisti hutu, che già da tempo stavano pianificando l’uccisione in massa della comunità tutsi, e quella – avallata dal predecessore di Trevidic, il giudice francese Jean-Louis Burguière – che vede coinvolte persone vicine al presidente Paul Kagame, all’epoca a capo della ribellione che prese il potere dopo il genocidio. Le ipotesi di Bruguiere, che spiccò diversi mandati di cattura contro l’entourage di Kagame, determinarono la rottura delle relazioni diplomatiche con la Francia tra il 2006 e il 2009, periodo durante il quale Kigali ha rilanciato le sue accuse a Parigi per aver sostenuto il regime genocidario. I rapporti si sono progressivamente ristabiliti, ma le ultime settimane vedono di nuovo Kigali alle prese con accuse di gravi crimini commessi nell’est della Repubblica Democratica del Congo, la cui pubblicazione in un rapporto dell’Onu è prevista il prossimo 1° Ottobre.
Fonte: Misna
lunedì 6 settembre 2010
Maputo dopo i disordini: uffici aperti e mercati affollati
Uffici aperti, file ai negozi e mercati affollati questa mattina a Maputo, teatro la settimana scorsa di proteste popolari e disordini a causa di forti rincari del pane, dell’acqua e dell’elettricità. Padre Carlos Pereira, missionario della Consolata nella capitale del Mozambico, dice alla MISNA che “la situazione è tranquilla” e che nelle strade la presenza di soldati e poliziotti non appare straordinaria. “Da Venerdì sera – sottolinea padre Carlos – non ci sono stati né cortei né disordini”. Le violenze hanno provocato una decina di vittime e centinaia di feriti, quasi tutti nei sobborghi che circondano Maputo. Secondo il capo della polizia nazionale, Arnaldo Chefo, come all’inizio della settimana scorsa Sabato e Domenica sono circolati messaggi telefonici sms che invitavano la popolazione a scendere in strada. Domani in Mozambico è un giorno di festa perché si commemorano gli Accordi di Lusaka del 7 Settembre 1974, che avrebbero portato all’indipendenza dal Portogallo. È possibile, dicono alla MISNA da Maputo, che per la cerimonia in programma domani in Piazza degli eroi siano adottate misure di sicurezza straordinarie.
Fonte: Misna
Fonte: Misna
domenica 5 settembre 2010
Il sangue verde
[...] Il Sangue Verde di Andrea Segre, proiettato alla Sala Volpi della Mostra di Venezia, è un documentario che ci ricorda, due anni e mezzo dopo le prime rivolte di Rosarno, otto mesi dopo i tre braccianti neri feriti e la successiva caccia all'uomo, l'espulsione a forza di duemila immigrati da una città, che il nostro paese spende 350 milioni l'anno per cacciare i clandestini e solo 150 milioni in politiche di integrazione [...]
[...] Sangue Verde, che sarà trasmesso da RaiTre mercoledì 15 settembre, chiude con un finale di speranza: trenta schiavisti arrestati nello scorso aprile, la musica gioia dei Kalifoo Ground Sound System dedicata a fratelli feriti a Rosarno. Ma anche a tutti quelli che dopo i moti sono stati portati nei centri di espulsione di Napoli e Bari. Rilasciati, sei mesi dopo, con un foglio di via in mano e un'unica prospettiva di sopravvivenza, tornare nei campi di Rosarno.
da Repubblica.it
sabato 4 settembre 2010
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