TRAGICOMMEDIA
Una sera come tante qui a Beira, una domenica calda e umida, i vestiti impregnati di sudore, la voglia di bere una birra, uscire dalle case sprangate, magari mangiare una pizza nel nuovo ristorante italo-mozambicano: gli italiani sono così, non si fanno mai scappare l’occasione di provare la pizza, in ogni parte del Mondo, e poi commentare la mancanza di sale, la cottura sbagliata…e poi la mozzarella che schifo! Ma questa volta il problema non è la pizza; ce ne accorgiamo subito, durante le ordinazioni, quando il cameriere ascolta impassibile la comanda, palpebra a mezz’asta, senza una minima contrattura della muscolatura facciale; quando dico Margherita ripete Margarina; avrà capito che pizza voglio? Quante birre porterà? Interrogativi che presto avranno risposta. E la risposta arriva. Vegetariana: per me??? Che mangio salamelle crude a colazione? No mi dispiace, io voglio la mia Margherita; non l’avessi mai fatto! Il cameriere torna sconsolato verso la cucina, movimento al tavolo vicino al nostro, occupato dal proprietario del ristorante, che si scalda e impreca contro gli altri camerieri. In tre, uno dopo l’altro, vengono a chiedermi scusa e a giurarmi che la mia pizza arriverà a breve; dopo qualche minuto si avvicina al nostro tavolo l’italo-mozambicano, più italo che mozambicano, di Bergamo per l’esattezza -mi dispiace per l’accaduto-, e poi convenevoli vari, -sapete, abbiamo appena aperto-, ma con gli occhi e i gesti dice -sapete, ‘sti negri non capiscono un cazzo!-, e mi chiede se nella pizza ci voglio anche la testa del cameriere, -no, va bene una Margherita-, -arriva subito-, -sì me l’hanno detto-. Terminata la tanto attesa pizza (veramente buona) e bevuto un caffè espresso (il primo da quando sono arrivato!) offerto dalla casa, torniamo in macchina verso la casa di M. Durante il percorso ironizziamo sulla guardia che, sicuramente, come già altre volte, a quest’ora dormirà di brutto, o magari per tenersi sveglio ha chiamato la sua cricca d’amici per farsi un festino! Ma appena arriviamo davanti alla casa, lo vediamo correre dentro al cancello; pensiamo -non voleva farsi beccare fuori da casa, sarà entrato per chiudere le porte e adesso uscirà come sempre-; e invece non esce; e ha lasciato il cancello di metallo aperto. M. decide di entrare per vedere dove diavolo si è cacciato, e io decido di seguirla, per sicurezza. Nel posto dove di solito il guardiano lavora (o, più frequentemente, dorme) non c’è nessuno, cancello aperto anche sul retro. Andiamo sul retro della casa: nessuno. Sembra tutto in ordine. Mentre stiamo per andarcene, M. nota che sulle scale che portano all’ingresso secondario c’è una specie di zappa di ferro, sale qualche gradino, e: -cazzo il lucchetto è aperto!-. Allora salgo le scale, e quando sono davanti alla porta, riesco a vedere dentro casa –strano-, penso, e non realizzo immediatamente che riesco a vedere dentro perché manca un pezzo di porta!! Quindi: zappa di ferro, lucchetto aperto, porta rotta…beh, non ci vuole il Tenente Colombo per capire cosa è successo! Senza aspettare i ragionamenti del Tenente, corriamo alla macchina e raggiungiamo gli altri -ci sono i ladri in casa!-. Raggiungiamo in fretta il più vicino commissariato di Polizia: la mitica Seconda Squadra. Ci accoglie l’Ufficiale in servizio, che ci fa accomodare e ascolta la mia descrizione dei fatti, e dopo qualche istante -quindi lei pensa che ci siano ancora i ladri in casa?-, -beh, non lo so, ma noi non siamo entrati per controllare, forse è meglio che entri prima la polizia-; allora si gira verso la burba in servizio -che facciamo, vai tu a controllare?-, -Io?? Da solo?-, -ok-, penso io, -siamo nel posto giusto!-. Allora l’Ufficiale inizia a chiederci l’esatto indirizzo dell’abitazione -sì, ma prima o dopo l’albero?-, -venendo dal centro?-, -dopo il Bar?-; e alla fine dice -mi dispiace, quella zona non è di nostra competenza, dovete andare dalla Prima Squadra- la burba tira un sospiro di sollievo. E continua -adesso chiamo e avviso del vostro arrivo-, e si attacca al telefono per descrivere minuziosamente i fatti, commentando che non abbiamo avuto il coraggio di entrare a controllare; -ma senti ‘sto pirla, IO non ho avuto il coraggio?- Finalmente arriva una pattuglia per scortarci, e tutta la comitiva parte in direzione: luogo del misfatto. Arriviamo sul luogo mezz’ora esatta da quando abbiamo scoperto la presenza dei ladri: quello che si dice un Pronto Intervento! Il cancello è ancora aperto, senza lucchetto; dall’esterno non sembra esserci più traccia dei ladri e della guardia; mostriamo a Starsky e Hutch il retro della casa; con logica e deduzione arrivano alle conclusioni che già avevamo dettagliatamente descritto; apriamo la porta sul retro, nessun rumore, l’unico topo d’appartamento è una vera pantegana di 10 cm che appena ci vede si nasconde sotto un mobile in cucina. Siamo dentro la casa, i poliziotti si guardano, prendono tempo, non hanno molta voglia di entrare in azione. Starsky, chiamato anche Il camaleonte per quel particolare sguardo con gli occhi indipendenti, osservando il buco nella porta sentenzia -onde passa cabeça, passa homen!-, insegnamento della prima lezione alla Scuola di Polizia, immagino. Alla fine Il camaleonte si decide, e con un ampio gesto della mano pieno di sincera galanteria invita M. ad andare avanti nelle altre stanze -prima la padrona di casa-, -che galante cacasotto- penso io; e incoraggiamo il poliziotto a procedere con la perlustrazione. Giriamo tutta la casa, cassetti aperti, disordine, segni evidenti di rovistamento generale, ma fortunatamente le cose più preziose ci sono ancora: i ladri non hanno avuto il tempo di portare a termine l’opera. Saliamo nelle camere da letto; nessuno; tutto in disordine, ma non sembra mancare nulla. Starsky controlla con un occhio sotto al letto e con l’altro dietro la porta: nulla. Solo quando M. guarda nell’armadio si accorge che mancano quasi tutti i suoi vestiti! E una valigia tipo Trolley. Mi giro verso Hutch –allora i ladri devono essere donne- sorrido, lui no: mi dimentico sempre che qui il mio umorismo non funziona! Ma a questo punto la caccia è aperta e più facile del previsto: basta girare per Beira cercando dei mozambicani che scappano vestiti da donna tirandosi dietro un Trolley! I poliziotti sono soddisfatti del sopralluogo, possiamo tornare alla base. Ci fanno accomodare nella Stazione di Polizia: stanza spoglia, minimalista, ventilatore rotto appeso al muro, panca di legno; tre davanti seduti e tre dietro in piedi, una via di mezzo tra “foto della squadra di calcio” e locandina dei “Soliti sospetti”. Caldo, umidità ecc. Con una lentezza disarmante il Poliziotto impila, allinea, re-impila, re-allinea fogli bianchi e fogli di carta carbone; poi apre un cassetto, tira fuori la pinzatrice, pinza i fogli, riapre il cassetto, rimette a posto la pinzatrice, apre l’altro cassetto, prende una biro blu, poi una rossa, poi è indeciso su quale usare, ma è un tipo sveglio, non lo si frega facilmente, decide quindi di lasciarle fuori tutte e due! Dieci minuti per sistemare tutto l’occorrente per una buona raccolta di deposizione, e meno male che non doveva battere a macchina! E con la stessa rapidità intellettiva inizia la raccolta dei dati anagrafici, passaporto alla mano. Altri dieci minuti per capire e scrivere nome, cognome e data di nascita! Fortunatamente uno di noi strappa di mano il documento al bradipo in divisa e inizia a dettare. Stiamo perdendo tempo; sappiamo dove abita la guardia, e visto il modo in cui è scappato al nostro arrivo per poi scomparire nel nulla, non è difficile capire il suo ruolo nell’accaduto. Se solo potessimo andare a casa sua con la pattuglia, magari riusciremmo a recuperare il bottino. Ma qui la cosa si fa lunga, e Speedy Gonzales ci dice che ormai è tardi per uscire con la Squadra, dobbiamo aspettare che venga giorno (forse hanno paura del buio, o forse è per via delle zanzare malariche!?). E continua la raccolta della deposizione. Ora manca solo l’elenco di tutte le cose rubate e la stima del loro valore. M. comincia ad elencare i vestiti scomparsi e a fare una stima; il poliziotto da subito non capisce che stiamo parlando di Euro, e non accenna a reazioni. Quando si rende conto del fraintendimento coniario, ci chiede il corrispettivo in moneta locale; calcolatrice alla mano gli comunichiamo il totale: il viso, prima amimico e indifferente, si contrae in una smorfia, gocce di sudore imperlano la fronte, gli occhi spenti e inespressivi sono ora spalancati; superato l’attimo di assenza e sfiorato il suo primo ictus, il poliziotto si ricompone, riacquista il suo atteggiamento flemmatico e conclude –di solito le pattuglie non escono in piena notte, ma considerando la gravità ($!) del caso!- e chiama subito il capo-pattuglia per organizzare la spedizione. Finalmente la nostra parte è finita; dopo una serata carica di emozioni possiamo tornare alle nostre case e dormire tranquilli: adesso sappiamo che il Camaleonte e Speedy vegliano sul nostro sonno.
EPILOGO
Ovviamente il guardiano e i suoi complici NON sono stati assicurati alla Giustizia. Ma adesso in giro per Beira vediamo un sacco di donne con abiti firmati italiani: il Made in Italy nel Mondo!!
POSTFAZIONE
I fatti descritti sono realmente accaduti. Ogni riferimento a luoghi e persone è assolutamente NON casuale. Per mia madre: non ti preoccupare, stiamo bene, la nostra casa è sicura.
6 commenti:
ommamma che anzia...
Un bacione,
statevi accuorti
Miiii, che emozione!!!
Gianlu, hai mai pensato di fare lo scrittore giallo, un po' umoristico? Alla Montalban, per esempio.
Hai del talento, non lo sprecare a fare del bene alla gente...
maronna, gianluchino mio, ma dove sei andato finire!!? quanto mi fai preoccupare, santiddio
e su dai, fai il bravo, tornate qui a casetta, che ti preparo gli spaghetti alla pummarola verace, la cotoletta alla milanese col pure' che ti piace tanto..
la mamma
meno male son tornati gli occhioni, mi preoccupavo che t'avevano fregato pure quelli...
Come va??
negri di merda
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