Coppa d'AfricaHa vinto la squadra più forte L'Egitto ha conquistato con pieno merito la 26a edizione della Coppa d'Africa, bissando il successo di due anni fa e confermando sul campo di essere la squadra più forte nel continente africano La storia in Africa ama spesso guardarsi allo specchio. Lo sa bene l'Egitto, re della 26a Can esattamente come 2 anni prima. Stesso percorso netto (5 vittorie e 1 pareggio), stesso epilogo (in finale contro un'avversaria già sfidata e battuta nel girone). E stesso giustiziere: Mohammed Abou Terika, il faraone dell'Al Ahly, decisivo col Camerun, così come lo era stato al Cairo, segnando il rigore finale alla Costa d'Avorio. Allora, per tutti, aveva vinto solo il paese organizzatore. Che stavolta, invece, ha dimostrato all'Africa intera di essere semplicemente il più forte di tutti. Più squadra, con quel calcio di stampo europeo, un mix di tecnica e velocità sprigionate in letali contropiedi. Con un portiere vero (El Hadary) il che, nel calcio del continente nero, non è affatto un dettaglio. E stelle nascenti come Hosni (miglior giocatore della Can), 23enne centrocampista tornato a giocare in patria dopo una sfortunata esperienza in Francia allo Strasburgo. Presto farà di nuovo ritorno nel vecchio continente, dove già brilla la stella dell'istrionico Mohamed Zidan, attaccante dell'Amburgo e vicecapocannoniere della Coppa alle spalle di Eto'o. Già, Eto'o. Anche in Ghana è rimasto all'asciutto dai quarti in poi, dopo un girone devastante con 5 gol in 3 gare. Ma il suo Camerun, stavolta, ha fatto davvero il massimo. Non erano favoriti, i Leoni indomabili. Sono arrivati comunque fino in fondo. Merito del cuore dei veterani (Rigobert Song e Geremi) ma anche dell'orgoglio delle nuove leve (Alexadre Song e Kameni). Ancora una volta la storia ha imposto una squadra dimenticata dai pronostici. Non è stata infatti la Can della strafavorita Costa d'Avorio di Drogba, escluso persino dall'11 ideale, dopo la controversa assegnazione del pallone d'Oro al maliano Kanoutè. E non è stata nemmeno la Can del Ghana, delusione come tutto il calcio dell'Africa occidentale. Presentatosi con 5 potenziali vincitrici e rimasto con le briciole in mano, il terzo posto di Essien e compagni. E' stata invece la Can del Ghana a livello organizzativo. Stadi pieni, arbitri impeccabili, nessun incidente, una festa lunga 20 giorni, culminata con la suggestiva cerimonia finale. Segno che l'Africa è cresciuta, è finalmente matura. E' pronta a vivere da protagonista il 2010. Il suo anno: con la Can in Angola e il mondiale in Sud Africa.
La Redazione di Eurosport
…al di la del commento tecnico sulla partita (Egitto più forte o no, io tifavo per il Camerun, che qui chiamano
Camarões: gamberetti!), quella della finale è stata una serata “interessante”. Io e il mio vicino di casa tedesco siamo andati ad assistere al match in un locale con maxischermo, il famoso, o meglio, famigerato MiraMar, ristorante/bar sul lungomare di Beira, frequentato abitualmente da mozambicani dal bicchiere facile, prostitute e pallidi espatriati in cerca di una Cooperazione Internazionale “alternativa” (fino ad ora per sentito dire senza prove concrete = illazione, lo ammetto). Arrivo davanti con la macchina, curvo per parcheggiare, e con i fari illumino una coppia che, immagino, sta cercando qualcosa sotto il sedile, e dalla energia che ci mettono penso che deve proprio essere una cosa importante!! Ok, il posto è questo, l’atmosfera è quella giusta. Attraversiamo la terrazza e mille occhi ci osservano; siamo bianchi, molto bianchi, vestiti da muzungu in vacanza, e abbiamo le tasche gonfie di
Meticais (moneta locale
nda); cosa vorranno da me queste signorine? Sarà il mio fascino di maschio italiano? Beh, vorrei crederlo, anche se per un attimo un brivido di orgoglio macho mi sale lungo la schiena raddrizzando a fatica la mia postura da avvoltoio ipercifotico. La sala col maxischermo è già quasi piena, e fatichiamo per trovare due sedie in fondo alla sala; puntualmente, come nelle migliori tradizioni cinematografiche, davanti a noi si piazzano due enormi donnone, interessate più ai nostri vicini che alla partita, che ci impallano lo schermo, così il mio amico riesce a vedere solo la linea di centrocampo, mentre io posso solo vedere il punteggio (0 : 0) e il tempo (1T : 5° min). E anche la telecronaca non aiuta, essendo l’audio sostituito da musica del tipo: ballata degli Scorpions molto anni ’80 stracciamutande, schitarrata di quel tamarro di Bon Jovi, batteria elettronica con un Michael Jackson prima di diventare bianco, con riccioloni laccati e chiodo. Sicuramente l’ambiente offre più spunti interessanti della partita: tre tiri nello specchio della porta in 90 minuti, e un goal scaturito da una minchiata colossale del difensore gamberetto, che, suppongo, sia stato a lungo “festeggiato” dai compagni negli spogliatoi! Durante l’intervallo tra il primo e secondo tempo mi viene la genialata: chiedo alla cameriera un pollo con patatine, che, immagino, fosse ancora vivo al momento della mia ordinazione, visto che arriva nel mio piatto esattamente 75 minuti dopo (capisco i fanatici di Slow Food, ma mi sembra esagerato!!). Durante il secondo tempo il nostro tasso alcolico, che non è minimamente paragonabile a quello degli altri avventori, ci aiuta ad essere un po’ più sciolti, e iniziamo a commentare la partita con gli altri della Torcida. Inizio con il chiarire che a me piacciono i
Camarões, e l’omaccione inizia a stringermi la mano, grandi pacche sulla spalla (ora lussata) ed inizia a chiedermi quali altri piatti mozambicani mi piacciono, e se mi piace anche l’aragosta (
misunderstanding I suppose!). Superato il fraintendimento culinario passiamo ad altro più adeguato: football! Ad un tratto mi viene in mente che in Italia siamo tutti allenatori e allora, spinto dal più becero orgoglio nazionalista, inizio a parlare degli ultimi mondiali e ad improvvisarmi CT parlando di moduli, attacco, difesa, catenaccio (
catenação?!) con parole prese in prestito dagli amici più esperti in materia. Questa volta ne parlo con lo smilzo (uno degli altri ubriachi), che sembra apprezzare; quando capisce che sono italiano e non portoghese (?!?) comincia ad elogiare il grande cinema italiano di cui era un accanito sostenitore prima dell’arrivo nelle sale di Beira del Kong fu-trash-orientale. E inizia a parlarmi di quanto abbia amato tutti i film di… -Quei due famosi attori italiani…-, -Totò e Peppino?- dico io -No- dice lui - Franco Franchi e Ciccio Ingrassia- -Ah però!- per arrivare agli Spaghetti Western con Giuliano Gemma nei panni di Ringo (insomma all’amico piacciono i classiconi!). La partita scorre monotona, senza particolari colpi di scena, mentre i nostri amici inveiscono contro la povera cameriera che, secondo loro, è troppo lenta a portargli le birre e il pollo che hanno ordinato; mi unisco timidamente al coro di proteste ma niente da fare: i loro spennuti arrivano, il mio ancora no! Ormai in pochi stanno guardando la partita, e solo alcuni timidi applausi accolgono il goal dell’Egitto. I vani tentativi di recupero del Camerun chiudono la partita. Tristemente ci congediamo dai nostri nuovi amici, e andiamo fuori a prendere una boccata d’aria e a tentare di catturare un pollo nel cortile per accelerare i tempi della mia cena. Mentre siamo seduti nella veranda, l’atmosfera cambia rapidamente, le luci si abbassano e partono spots multicolore. Mi allontano per pochi minuti per andare in bagno, e quando torno al mio posto trovo una “signorina” che tenta l’abbordaggio del mio amico che cerca, con un portoghese ancora incerto, di farle capire di non essere interessato, anche se molto onorato della proposta! Decidiamo che per stasera siamo già soddisfatti delle nostre nuove conoscenze e ce ne torniamo a casa; sulla strada del ritorno riviviamo i momenti salienti della serata, ed eleggiamo il MiraMar “Migliore locale di Beira” , appuntamento fisso nelle serate di questo caldo
verão em Mozambique.
PS: Il pollo faceva veramente cagare!!