giovedì 11 giugno 2009

XIX Forum Economico Mondiale

CONTRO LA CRISI PIÙ SUD DEL MONDO
Sebbene già il G20 di Londra dello scorso aprile - che ha affrontato le conseguenze della crisi economica globale riunendo i paesi più ricchi, ma anche alcuni paesi traino del Sud del mondo, come Sudafrica, Brasile e India – abbia rappresentato un notevole passo avanti rispetto ai più ristretti vertici del G8, tanta strada rimane ancora da fare per un pieno coinvolgimento del Sud del mondo nelle decisioni globali: lo hanno ribadito i delegati africani che da ieri e fino a domani sono riuniti a Città del Capo, in Sudafrica, per il XIX Forum economico mondiale (Wef) continentale. “Sono necessarie ulteriori riforme internazionali per garantire che gli interessi dei paesi a più basso reddito siano realmente rappresentati” ha sottolineato una nota diffusa a conclusione della prima giornata nella quale si fa esplicito riferimento all’esigenza di riformare il Fondo monetario internazionale (Fmi) e la Banca mondiale. “L’attuale crisi economica globale – ha detto il presidente sudafricano Jacob Zuma, dando il via ai lavori – rappresenta una dura lezione che invita a trasformare il sistema finanziario globale… Per la maggior parte dei paesi africani, tuttora alle prese con ingenti debiti contratti e dipendenti dagli aiuti dall’estero, la crisi significherà un aumento dell’emergenza alimentare, della povertà e della mortalità infantile”. Zuma ha comunque lasciato aperta la porta a un moderato ottimismo: “Noi consideriamo la recessione come qualcosa che reca in sé problemi ma anche opportunità di sviluppo per il continente e per il mondo intero”. Al Forum sono presenti più di 800 delegati in rappresentanza di 50 paesi. Tra gli esponenti politici stranieri che hanno già garantito la loro presenza ci sono il presidente dello Zambia, Rupiah Banda, quello del Rwanda, Paul Kagame, il primo ministro keniano Raila Odinga, e il primo ministro del Lesotho, Pakalitha Mosislili. La co-presidenza del Forum è stata affidata all’ex-segretario generale dell’Onu Kofi Annan.
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