15 milioni di dollari
Questo è quanto ha dovuto pagare la Shell per evitare il processo che la vedeva accusata di violazione dei diritti umani nel Delta del Niger, come complice delle autorità militari nigeriane nell’esecuzione, quattordici anni fa, di Ken Saro-Wiwa e dei suoi 8 compagni ogoni.
Questo è quanto ha dovuto pagare la Shell per evitare il processo che la vedeva accusata di violazione dei diritti umani nel Delta del Niger, come complice delle autorità militari nigeriane nell’esecuzione, quattordici anni fa, di Ken Saro-Wiwa e dei suoi 8 compagni ogoni.
Leggendo le dichiarazioni delle due parti in causa sembrano tutti soddisfatti del risultato.
Ken Saro-Wiwa Junior, figlio dello scrittore ucciso nel 1995, dichiara: “Penso che mio padre sarebbe felice di questo risultato. Il fatto che la Shell sia stata costretta a patteggiare per noi è una chiara vittoria”.
Sul sito ufficiale della Shell appare la notizia con una interpretazione “leggermente differente”: “Shell today agreed to settle a court case in New York related to allegations in connection with the Nigerian military government's execution of Ken Saro-Wiwa and others in 1995, making a humanitarian gesture to set up a trust fund to benefit the Ogoni people” (gesto umanitario!).
Malcolm Brinded, che dirige il ramo esplorazione e produzione di Shell commenta: “Il gesto significa che, anche se Shell non ha partecipato alle violenze che sono avvenute, ci sono dei querelanti e delle persone che hanno sofferto”. Inoltre i rappresentati della Shell hanno dichiarato di aver accettato di regolare la faccenda per aiutare il “processo di riconciliazione”, pur negando qualsiasi implicazione nella morte del poeta Ken Saro-Wiwa e degli altri attivisti dei diritti dell’uomo e della protezione dell’ambiente.
Jenny Green, avvocato del Center for Constitutional Rights di New York che avviò la causa contro la Shell nel 1996, commenta: “Basta questo a riportare in vita i nostri assistiti? Certamente no, ma è un messaggio chiaro a tutte le multinazionali che operano nei paesi in via di sviluppo: per fare affari non si possono più violare i diritti umani. Nessuna corporation può più contare sull’impunità. L’accordo di oggi è sostanzialmente un’assunzione di responsabilità”.
E anche sul sito remember saro-wiwa (remembersarowiwa.com) si leggono parole di soddisfazione per il risultato ottenuto.
Ken Saro-Wiwa Junior, figlio dello scrittore ucciso nel 1995, dichiara: “Penso che mio padre sarebbe felice di questo risultato. Il fatto che la Shell sia stata costretta a patteggiare per noi è una chiara vittoria”.
Sul sito ufficiale della Shell appare la notizia con una interpretazione “leggermente differente”: “Shell today agreed to settle a court case in New York related to allegations in connection with the Nigerian military government's execution of Ken Saro-Wiwa and others in 1995, making a humanitarian gesture to set up a trust fund to benefit the Ogoni people” (gesto umanitario!).
Malcolm Brinded, che dirige il ramo esplorazione e produzione di Shell commenta: “Il gesto significa che, anche se Shell non ha partecipato alle violenze che sono avvenute, ci sono dei querelanti e delle persone che hanno sofferto”. Inoltre i rappresentati della Shell hanno dichiarato di aver accettato di regolare la faccenda per aiutare il “processo di riconciliazione”, pur negando qualsiasi implicazione nella morte del poeta Ken Saro-Wiwa e degli altri attivisti dei diritti dell’uomo e della protezione dell’ambiente.
Jenny Green, avvocato del Center for Constitutional Rights di New York che avviò la causa contro la Shell nel 1996, commenta: “Basta questo a riportare in vita i nostri assistiti? Certamente no, ma è un messaggio chiaro a tutte le multinazionali che operano nei paesi in via di sviluppo: per fare affari non si possono più violare i diritti umani. Nessuna corporation può più contare sull’impunità. L’accordo di oggi è sostanzialmente un’assunzione di responsabilità”.
E anche sul sito remember saro-wiwa (remembersarowiwa.com) si leggono parole di soddisfazione per il risultato ottenuto.
In realtà, quando ho letto la notizia su www.corriere.it, non ero così sicuro fosse un risultato soddisfacente. La Shell, che ogni anno fattura per centinaia di milioni di dollari, con 15 milioni si toglie il pensiero, chiude di fatto un processo in cui avrebbe rischiato di pagare delle cifre ben più elevate, e soprattutto evita il rischio di essere formalmente condannata per violazione dei diritti umani, complice dell’assassinio di civili innocenti, cosa che avrebbe portato grosse perdite in termini di soldi e immagine.
Alla fine la Shell se l’è cavata a buon prezzo. Un patteggiamento te lo scordi in fretta, tra una settimana saranno di nuovo tutti in coda al distributore Shell (o Esso). Un’accusa di complicità in omicidio sarebbe stata più difficile da dimenticare!
Il Testamento di Ken Saro-Wiwa:
“Signor Presidente, tutti noi siamo di fronte alla Storia. Io sono un uomo di pace, di idee. Provo sgomento per la vergognosa povertà del mio popolo che vive su una terra molto generosa di risorse; provo rabbia per la devastazione di questa terra; provo fretta di ottenere che il mio popolo riconquisti il suo diritto alla vita e a una vita decente. Così ho dedicato tutte le mie risorse materiali ed intellettuali a una causa nella quale credo totalmente, sulla quale non posso essere zittito. Non ho dubbi sul fatto che, alla fine, la mia causa vincerà e non importa quanti processi, quante tribolazioni io e coloro che credono con me in questa causa potremo incontrare nel corso del nostro cammino. Né la prigione né la morte potranno impedire la nostra vittoria finale. Non siamo sotto processo solo io e i miei compagni. Qui è sotto processo la Shell. Ma questa compagnia non è oggi sul banco degli imputati. Verrà però certamente quel giorno e le lezioni che emergono da questo processo potranno essere usate come prove contro di essa, perché io vi dico senza alcun dubbio che la guerra che la compagnia ha scatenato contro l'ecosistema della regione del delta sarà prima o poi giudicata e che i crimini di questa guerra saranno debitamente puniti. Così come saranno puniti i crimini compiuti dalla compagnia nella guerra diretta contro il popolo Ogoni”.
Una poesia di Ken Saro-Wiwa
La vera prigione Non è il tetto che perde
Non sono nemmeno le zanzare che ronzano
Nella umida, misera cella.
Non è il rumore metallico della chiave
Mentre il secondino ti chiude dentro.
Non sono le meschine razioni
Insufficienti per uomo o bestia
Neanche il nulla del giorno
Che sprofonda nel vuoto della notte
Non è
Non è
Non è.
Sono le bugie che ti hanno martellato
Le orecchie per un'intera generazione
E' il poliziotto che corre all'impazzata in un raptus omicida
Mentre esegue a sangue freddo ordini sanguinari
In cambio di un misero pasto al giorno.
Il magistrato che scrive sul suo libro
La punizione, lei lo sa, è ingiusta
La decrepitezza morale
L'inettitudine mentale
Che concede alla dittatura una falsa legittimazione
La vigliaccheria travestita da obbedienza
In agguato nelle nostre anime denigrate
È la paura di calzoni inumiditi
Non osiamo eliminare la nostra urina
E' questo
E' questo
E' questo
Amico mio, è questo che trasforma il nostro mondo libero
In una cupa prigione.
Alla fine la Shell se l’è cavata a buon prezzo. Un patteggiamento te lo scordi in fretta, tra una settimana saranno di nuovo tutti in coda al distributore Shell (o Esso). Un’accusa di complicità in omicidio sarebbe stata più difficile da dimenticare!
Il Testamento di Ken Saro-Wiwa:
“Signor Presidente, tutti noi siamo di fronte alla Storia. Io sono un uomo di pace, di idee. Provo sgomento per la vergognosa povertà del mio popolo che vive su una terra molto generosa di risorse; provo rabbia per la devastazione di questa terra; provo fretta di ottenere che il mio popolo riconquisti il suo diritto alla vita e a una vita decente. Così ho dedicato tutte le mie risorse materiali ed intellettuali a una causa nella quale credo totalmente, sulla quale non posso essere zittito. Non ho dubbi sul fatto che, alla fine, la mia causa vincerà e non importa quanti processi, quante tribolazioni io e coloro che credono con me in questa causa potremo incontrare nel corso del nostro cammino. Né la prigione né la morte potranno impedire la nostra vittoria finale. Non siamo sotto processo solo io e i miei compagni. Qui è sotto processo la Shell. Ma questa compagnia non è oggi sul banco degli imputati. Verrà però certamente quel giorno e le lezioni che emergono da questo processo potranno essere usate come prove contro di essa, perché io vi dico senza alcun dubbio che la guerra che la compagnia ha scatenato contro l'ecosistema della regione del delta sarà prima o poi giudicata e che i crimini di questa guerra saranno debitamente puniti. Così come saranno puniti i crimini compiuti dalla compagnia nella guerra diretta contro il popolo Ogoni”.
Una poesia di Ken Saro-Wiwa
La vera prigione Non è il tetto che perde
Non sono nemmeno le zanzare che ronzano
Nella umida, misera cella.
Non è il rumore metallico della chiave
Mentre il secondino ti chiude dentro.
Non sono le meschine razioni
Insufficienti per uomo o bestia
Neanche il nulla del giorno
Che sprofonda nel vuoto della notte
Non è
Non è
Non è.
Sono le bugie che ti hanno martellato
Le orecchie per un'intera generazione
E' il poliziotto che corre all'impazzata in un raptus omicida
Mentre esegue a sangue freddo ordini sanguinari
In cambio di un misero pasto al giorno.
Il magistrato che scrive sul suo libro
La punizione, lei lo sa, è ingiusta
La decrepitezza morale
L'inettitudine mentale
Che concede alla dittatura una falsa legittimazione
La vigliaccheria travestita da obbedienza
In agguato nelle nostre anime denigrate
È la paura di calzoni inumiditi
Non osiamo eliminare la nostra urina
E' questo
E' questo
E' questo
Amico mio, è questo che trasforma il nostro mondo libero
In una cupa prigione.
Il Video che la Shell non vuol far vedere:
Corriere della sera
Remember saro-wiwa campaign
I crimini ambientali in Nigeria
Movement for the Survival of the Ogoni People (MOSOP)
Ken Saro-Wiwa 1941-1996
Catalogo online di libri sull’argomento
Shell Guilty
Wikipedia.it
Wikipedia.en
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