martedì 19 gennaio 2010

Respingimenti e Corte Europea

La decisione della Corte europea di Strasburgo non rappresenta un’assoluzione del governo per la politica dei respingimenti verso la Libia: lo ha sottolineato oggi il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir), dopo l’archiviazione di un caso relativo a 84 migranti espulsi nel 2005 dall’isola siciliana di Lampedusa. Secondo Christopher Hein, il direttore del Cir, la Corte “non si è pronunciata sulla legalità e la legittimità dei respingimenti” ma ha bocciato il ricorso “per motivi formali”. Il Consiglio italiano per i rifugiati ha evidenziato che la decisione “non rappresenta un precedente” rispetto alle denunce contro i nuovi respingimenti in Libia presentate l’anno scorso. Nelle prossime settimane il governo dovrà fornire tra l’altro alla Corte europea informazioni sul caso di 13 somali e 11 eritrei intercettati in mare e respinti in Libia nel Maggio scorso. Le richieste di informazioni riguardano in particolare tre articoli della Convenzione europea per i diritti dell’uomo: il rischio che le persone espulse possano subire torture o trattamenti degradanti (art. 3), il fatto che i migranti non siano stati messi in condizioni di formulare richiesta di asilo politico (art. 13) e il divieto di deportazioni collettive, avvenute senza alcuna identificazione personale (art. 4). Nelle motivazioni della decisione odierna, i giudici della Corte europea sostengono che alcune delle 84 firme dei ricorrenti non sarebbero autentiche e che i difensori non siano in grado di indicare dove furono deportati i migranti né dove si trovino adesso. In un'audizione di fronte al Parlamento dell'Unione Europea (UE), che ha sede sempre a Strasburgo, il commissario designato per gli Affari interni Cecilia Malmostrom ha chiesto oggi di porre "un freno" alle "tragedie del Mediterraneo"; bisogna, ha sostenuto ancora, "dare protezione a chi scappa da situazione terribili per salvarsi la vita ma garantendo al tempo stesso la gestione del flusso dell'immigrazione clandestina".
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