sabato 23 gennaio 2010

Morire nel deserto

Qui di seguito un articolo della stampa olandese che ho trovato sul sito Italia dall'estero.
Inoltre segnalo due videoreportage di Fabrizio Gatti per L'Espresso:
Morire nel deserto
La nuova ondata

I rifugiati non muoiono più in mare ma nel Sahara
Articolo di Politica estera, pubblicato venerdì 15 gennaio 2010 in Olanda.

I migranti africani che vogliono raggiungere l’isola italiana di Lampedusa vengono attualmente bloccati da un accordo italo-libico, fatto per fermare i profughi. L’accordo funziona e ha il suo drammatico rovescio della medaglia nel Sahara, a Sud della Libia. Lo dimostrano le immagini scioccanti che il settimanale italiano L’Espresso ha pubblicato ieri, sotto il titolo “Morire nel deserto” .
Undici corpi disidratati giacciono sulla sabbia del deserto: sette uomini neri e quattro donne. Uno è inginocchiato in preghiera, un altro solleva le mani verso il cielo, come se volesse afferrare l’aria. Queste persone morte di sete avrebbero viaggiato a piedi. Indossano indumenti libici, il che indica che non andavano verso la Libia, ma venivano da lì.
Immagini verificate
Il video è stato ripreso il 16 marzo 2009 con un telefonino, da un viaggiatore diretto da Al Gatrun, l’ultima oasi libica, al fortino militare di Madama nel Niger. Il settimanale ha ricevuto il filmato la scorsa estate e ne ha verificato l’autenticità prima di pubblicarlo. “Così muoiono gli uomini e le donne che non sbarcano più nell’isola italiana di Lampedusa”, conclude il giornalista Fabrizio Gatti dell’Espresso, che in passato ha fatto dei servizi lungo questa rotta del traffico di clandestini. Bloccati dall’accordo tra il premier italiano Silvio Berlusconi e il leader libico Moammar Gheddafi gli immigranti africani vengono sempre più spesso rispediti in Niger.
Dispersi
I soldati libici li portano al confine con il Niger e li abbandonano sulla sabbia bollente. Da lì bisogna camminare per 80 chilometri prima di arrivare alla prima base militare in Niger, il fortino di Madama. Non esiste una strada, bisogna orientarsi con il sole e le stelle. Per chi si perde non c’è speranza. Due settimane prima della ripresa del video, il premier italiano è stato in visita da Gheddafi. Ha porto le sue scuse per l’occupazione coloniale italiana in Libia, garantito 5 miliardi di dollari di risarcimento da pagare in 20 anni, fatto accordi su gas e petrolio e anche sul pattugliamento congiunto delle coste libiche per impedire la partenza dei migranti verso Lampedusa. In quell’occasione, Gheddafi ha dimostrato la sua buona volontà rispedendo verso il Niger centinaia di migranti richiusi nell’accampamento militare di Al Gatrun. È possibile, così conclude L’Espresso, che i cadaveri del filmato facessero parte di quel gruppo.
Responsabilità

In risposta alle immagini, che ieri sono state trasmesse anche dal programma televisivo Annozero, il capofrazione del partito di governo Lega Nord, Roberto Cota, ha detto che l’Italia non può essere ritenuta responsabile per le problematiche dell’immigrazione, ma che queste sono una questione europea. Ha affermato che l’accordo con la Libia è un successo, giacchè l’immigrazione è diminuita del 90%. “In questo modo abbiamo fatto diminuire le morti in mare.

[Articolo originale "Vluchtelingen sterven niet meer op zee, maar in Sahara" di Bas Mesters]

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