Il Viaggio
Ore 5.45 San Donato Milanese - Linate. Ad aspettarmi una coda infinita di partenti per il ponte di Santambros. Quasi perdo l'aereo.
Ore 9.00 Parigi aeroporto Charles de Gaulle. Ovviamente per il prossimo volo devo cambiare non terminal, ma addirittura aeroporto! Quindi devo pure aspettare il mio zaino prima di salire sul bus destinazione aeroporto Orly.
Ore 11.00 Arrivo all'aeroporto Orly. Prossimo aereo alle 12.00. Chiusura Check-in ore 11.00! Fila della stramadonna causa sciopero del personale di terra. Minchia! E adesso?! Vedo passare un gruppetto con zaini e borse tutte ricoperte di adesivi delle varie organizzazioni presenti ad Haiti. Mi aggrego a loro e riusciamo a passare per prendere l'aereo, che ovviamente sta aspettando tutti e non parte fino alle 13!
Ore 16.30 Pointe a Pitre (Guadalupe). Dopo 8 ore e mezza di volo arriviamo ai caraibi! Dall'aereo vista meravigliosa. Il problema è che per me sono già le 21.30 ma l'orologio segna 5 ore in meno (fuso orario bastardo!).
Senza neanche il tempo per un cafferino si riparte per Haiti, ancora un'ora e 40 di volo (il terzo aereo della giornata!).
Ore 17.30 Arrivo a Port au Prince, Haiti. Nel frattempo abbiamo guadagnato un'altra bella oretta di fuso. Ho in corpo tutta una giornata di viaggio, ma siamo solo a metà pomeriggio!
All'aeroporto tutto tranquillo. Un fottio di espatriati di varie organizzazioni. Ancora adesivi e loghi dappertutto. Ogni giorno arrivano nuovi rappresentanti del baraccone umanitario.
Ci vengono a prendere.
Percorriamo la città. Vediamo poco. E' già buio. Sui due lati della strada tende accatastate una accanto all'altra. A prdita d'occhio. Tutti gli sfollati del terremoto. Appiccicate sui lat delle tende le facce sorridenti dei candidati alle elezioni presidenziali.
Un sacco di macchine in giro. Un traffico caotico. SFrecciano motorini evitando le enormi buche. La jeep sobbalza costantemente. Le strade fanno veramente cacare! Controlliamo costantemente che gli zaini appoggiati sul cassone dietro non volino via (o che qualcuno non ce li fotta!).
Arriviamo a destinazione. Dopo un veloce briefing mangiamo qualcosa e crolliamo distrutti dalla giornata di 30 ore!!! Dormo male a causa della differenzia di fuso. Mi sveglio alle 3 di notte e faccio fatica a riprendere il sonno. La tensione non aiuta.
Il giorno dopo mi alzo prestissimo. A colazione scopro che i piani per me sono cambiati. Altro spostamento. Parto da Port au Prince. Destinazione Saint Marc, sulla costa verso nord-ovest.
Arrivo nel posto dove mi fermerò (almeno penso) per i prossimi mesi. Il tempo di appoggiare lo zaino in camera, mangiare un boccone e mi portano nel CTC, il Centro per il Trattamento del Colera. Mi presentano i colleghi locali ed espatriati e inizio a orientarmi, non senza difficoltà.
Torno a casa....un po' frastornato. O meglio, ancora rincoglionito dai cambiamenti degli ultimi giorni.
A cena conosco il gruppo degli espatriati. Americani, francesi, spagnoli, argentini. Si parla con un miscuglio di parole in tutte le lingue. L'importante è comunicare e farsi capire no?! Però mi sento un po' come Salvatore de "Il nome della rosa"!!!
continua...
3 commenti:
Guarda che se non riusciamo a vederci "a te mastego e caicie" (traduzione dal veneto : ti mastico le caviglie)
Penitenziagite!!
In bocca al lupo per questo nuovo inizio!
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