giovedì 18 dicembre 2008

Ruanda, giustizia simbolica



Theoneste Bagosora condannato dalla Corte penale internazionale
L'ex colonnello Theoneste Bagosora, 67 anni, accusato di essere il comandandante in carica delle milizie hutu 'Interahamwe', colpevoli di aver massacrato 800 mila tutsi e hutu moderati, è stato condannato all'ergastolo, insieme al cognato dell'ex presidente Habyarimana, Protais Zigiranyirazo, e ad altri due ex alti ufficiali militari, Aloys Ntabakuze e Anatole Nsengiyumva [...]
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martedì 16 dicembre 2008

Stagione delle piogge!!

Detto fatto!!
Solo due Post sulla siccità in Mozambico ed eccoti la pioggia...e che pioggia!!
Tutta notte e tutta la mattinata...e subito la città trasformata in un lago, e un campo da calcio diventa una piscina!!


lunedì 15 dicembre 2008

SICCITÀ E CARO PREZZI MINACCIANO ALIMENTAZIONE DI QUASI 500.000 PERSONE
Sono 450.000 le persone minacciate dalla fame in Mozambico: lo scrive oggi il principale quotidiano del paese, ‘Noticias’, riprendendo gli ultimi dati diffusi dall’ufficio tecnico del governo per la sicurezza alimentare, precisando che ai 150.000 abitanti in stato di denutrizione segnalati nei mesi scorsi si sono sommate altre 300.000 persone, che avranno bisogno di assistenza alimentare almeno fino al maggio del prossimo anno. Nello studio, l’ufficio governativo si dice preoccupato, soprattutto, per la riduzione, in alcune zone del paese, della disponibilità di acqua per il consumo umano e animale, che unito alla siccità rischia di creare una situazione allarmante nei prossimi mesi e per questo suggerisce l’avvio di una rete di distribuzione dell’acqua. Oltre agli scarsi raccolti, si apprende poi dal rapporto, anche il rincaro dei prezzi (fino al 100% di aumento in alcune aree) dei cereali sui mercati interni sta contribuendo ad aumentare il numero di persone che rischiano di non avere cibo a sufficienza. Le zone maggiormente colpite dall’emergenza alimentare risultano essere quelle centrali e meridionali e in particolare la provincia di Tete, di Maputo e Gaza.
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venerdì 12 dicembre 2008

Stagione delle piogge??

Leggo su internet che la pioggia delle ultime settimane sta creando non pochi problemi in Italia. E anche qui le cose non vanno meglio. In questo caso il problema è la mancanza di acqua. Quest'anno sembra che la stagione delle piogge non abbia nessuna intenzione di cominciare. Le previsioni parlavano di un possibile inizio verso la metà di novembre, ma niente. Ancora attesa per la metà di dicembre, ma ancora niente. Qualche nuvola. A volte sembra che debba arrivare una tempesta, ma poi improvvisamente tutto si apre e tornano il sole e la caldazza. E purtroppo i raccolti son già in crisi. Nei campi le donne hanno già buttato tutti i semi, che, aspettando l'acqua, seccano o vengono mangiati dagli uccellacci. E non è facile mettere insieme di nuovo abbastanza semi da ripiantare, e così si perdono raccolti su raccolti. Ma i piccoli coltivatori locali ci vivono di questi raccolti. Una stagione sbagliata compromette il lavoro e la possibilità di sostentamento di intere famiglie. Per non parlare delle famiglie che non possiedono altro che il proprio piccolo fazzoletto di terra. In questo caso se non raccogli non mangi: molto semplice, e terribile.
E quando arriveranno le pioggie, quelle vere, allora i campi saranno a posto, ma arriveranno le alluvioni, gli sfollati, il colera e i morti, come già i Zimbabwe e in Sudafrica.
Insomma non è un cazzo facile vivere da queste parti!!



SICCITÀ E CAROVITA: 20 MILIONI A RISCHIO FAME NEL CORNO D’AFRICA
Più di 20 milioni di persone rischiano di restare senza cibo sufficiente alla loro sopravvivenza nel Corno d’Africa a causa della siccità e dell’elevato costo dei generi alimentari e dei carburanti: lo ha riferito oggi la Federazione internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa elevando di tre milioni le stime fornite dalle Nazioni Unite, che non terrebbero conto della situazione in Eritrea e Gibuti. “Riteniamo che i dati dell’Onu rappresentino una sensibile sottostima della realtà. Parliamo di almeno 20 milioni di persone e questa cifra esclude peraltro il Sudan” ha detto, a nome della Federazione, Roger Bracke, che ha condotto uno studio di due mesi sul terreno. Il destino di gran parte di queste persone, ha aggiunto, dipenderà in modo diretto dall’imminente stagione della pioggia “e potrebbe facilmente aggravarsi se non riusciamo a controllare la crisi”. I prezzi di sorgo e grano sono raddoppiati nel Corno d’Africa nel 2008, costringendo i governi a dare fondo alle loro riserve di cereali; i prezzi dei carburanti hanno comportato un aumento delle spese per i contadini obbligati a pagare di più per l’acquisto di fertilizzanti e pesticidi e per il trasporto dei raccolti. Bracke ha evidenziato che “è forse la prima volta nella storia del Corno d’Africa che una crisi di tale ampiezza non è dovuta solo a fattori naturali, ma a meccanismi globali e alle loro conseguenze.
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martedì 9 dicembre 2008

Eu tambem tenho sonho

L'Hospital de Dia Pediatrico (HDP) dell'Hospital Central da Beira (HCB) si occupa di seguire sotto vari aspetti i bambini seropositivi (ci lavora anche Ju come psicologa). Anche quest'anno, in occasione del HIV/AIDS DAY (1 dicembre 08), l'HDP ha organizzato una esposizione, a scopo benefico, con i quadri dipinti dai bambini.

Eu tambem tenho sonho
(anch'io ho dei sogni)














Anibalzinho



CASO CARDOSO: NUOVAMENTE EVASO L’ASSASSINO DEL GIORNALISTA
È nuovamente evaso dalla prigione di Maputo, capitale del Mozambico, Anibal dos Santos Junior, conosciuto come ‘Anibalzinho’, condannato a 30 anni di carcere per l’omicidio (nel novembre 2000) del giornalista investigativo mozambicano Carlos Cardoso. Lo riferisce la stampa locale, che da grande risalto alla vicenda, precisando che la fuga è avvenuta domenica mattina in circostanze ancora tutte da chiarire, ma che sembrano presupporre la complicità di alcuni agenti della struttura carceraria. A conferma di questa ipotesi, si aggiunge lo stato di fermo preventivo che il ministero degli Interni mozambicano ha predisposto per tutti gli agenti della prigione in servizio nelle ore della fuga, ma anche nel turno precedente. Anibalzinho, fuggito insieme ad altri due detenuti non collegati al caso Cardoso, era già evaso dal carcere per ben due volte negli anni scorsi e in almeno un caso era stata confermata la complicità di uomini delle forze di sicurezza. Arrestato nel 2001, Anibalzinho era fuggito una prima volta nel 2002 (venne poi fermato in Sudafrica) e una seconda nel 2004, quando fuggì in Canada dove venne nuovamente arrestato qualche mese più tardi. Al momento dell’omicidio, Cardoso stava indagando sulla più grande frode bancaria mai compiuta in Mozambico. Nelle sue indagini il giornalista aveva più volte denunciato la corruzione dilagante e i pericolosi collegamenti tra settori del governo e il traffico internazionale di stupefacenti, andando a toccare anche importanti personaggi pubblici. Nel processo per l’omicidio Cardoso, la magistratura aveva confermato il coinvolgimento di personalità istituzionali a cominciare da Nyimpine Chissano - il figlio, deceduto lo scorso anno, dell’ex-presidente mozambicano Joaquim Chissano - ritenuto dalla giustizia “uno degli autori morali” dell’omicidio che ha scosso il Paese e per il quale, fino a oggi, ha pagato solo ‘Anibalzinho’.

giovedì 4 dicembre 2008

Laurea!!

Finalmente le mie prime lauree mozambicane!!


Emergenza colera in Zimbabwe

ZIMBABWE
COLERA: DICHIARATO STATO EMERGENZA NAZIONALE
Il governo ha proclamato lo stato d’emergenza a causa di quella che è già la peggiore epidemia di colera degli ultimi 15 anni. Dando l’annuncio, il ministro della sanità David Parirenyatwa ha anche riferito che il bilancio è attualmente di 563 persone morte. Una cifra non lontana dai 565 casi mortali stimati invece dall’Ufficio per il coordinamento degli Affari umanitari (Ocha) che ha anche registrato 12.546 casi sospetti. Parirenyatwa ha anche ammesso che gli ospedali del paese non sono al momento in grado di garantire piena funzionalità a causa della carenza di medicine e di personale: “I nostri ospedali principali – ha detto il ministro – non stanno funzionando. Il personale a disposizione non è motivato, mai come adesso è necessario che gli addetti tornino a lavorare e che l’intero sistema sanitario torni a funzionare”. Una situazione che, secondo il rappresentante del governo, mette a rischio anche le cure necessarie per pazienti affetti da altre patologie. La nota positiva è la diminuzione, negli ultimi giorni dei casi di colera registrati: “C’è stata una riduzione in tutte le province con l’eccezione di quella di Harare – ha proseguito il ministro – stiamo cercando di controllare i movimenti delle persone infette per evitare l’ulteriore diffusione dell’epidemia”. Secondo i dati diffusi da Ocha, la situazione più grave resta quella del distretto di Budiriro, dove si trova la capitale Harare, con 6448 casi e 177 decessi, e dove si registra una tasso di mortalità del 2,7%. Seguono le zone di Beitbridge e Mudzi (rispettivamente con 3079 e 1234 casi di contagio.
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Foto reuters




Foto Ap

mercoledì 3 dicembre 2008

Congo, il mondo sta a guardare

La comunità internazionale impotente di fronte alla crisi nel Kivu
scritto per PeaceReporter da Matteo Fagotto

Sono passati tre mesi dallo scoppio della crisi congolese, ma al Palazzo di Vetro dell'Onu, così come a Bruxelles e all'Unione Africana, non si trova il bandolo della matassa per sbrogliare una crisi che ha provocato almeno 250.000 sfollati e migliaia di vittime. Tra mediazioni fallite, risoluzioni proposte e trattati di pace mai rispettati, la regione orientale del Kivu rimane alla mercé dei ribelli del generale Laurent Nkunda, oltre che delle milizie Mayi-Mayi e dei ribelli Hutu ancora presenti in Congo. I due principali contendenti, Nkunda stesso e il presidente congolese Joseph Kabila, rimangono fermi sulle loro inconciliabili posizioni.
Nemmeno gli sforzi di Olusegun Obasanjo, ex-presidente nigeriano e inviato speciale dell'Onu in Congo, hanno sortito l'effetto sperato. Anzi, sabato scorso, nel corso della sua seconda visita in 15 giorni nel Kivu, Obasanjo avrebbe avuto un vivacissimo scambio di opinioni con Nkunda, accusandolo del mancato rispetto della tregua imposta ai suoi uomini dal generale stesso due settimane fa. Nkunda si sarebbe giustificato sostenendo che la tregua rimane in vigore nei confronti dell'esercito congolese, ma non delle milizie alleate di Kinshasa presenti ancora nella regione. Alla fine del vertice, le posizioni non avrebbero potuto essere più distanti: mentre Obasanjo sottolineava gli sforzi compiuti verso la pace, Nkunda lanciava una sorta di velato ultimatum a Kabila. Incontrarsi a un vertice internazionale a breve, oppure subire una nuova offensiva dei suoi uomini.
Se non altro, il Palazzo di Vetro è riuscito a votare un aumento dei contingenti della Monuc (la missione Onu in Congo), che passeranno da 17.000 a 20.000. A Bruxelles, invece, le divisioni interne all'Unione Europea non hanno permesso di raggiungere neanche un accordo sul possibile invio di una forza di intervento rapida, caldeggiata da Francia e Belgio ma osteggiata dalla Gran Bretagna e dal capo della diplomazia europea, Javier Solana. Per ora, la linea della Ue è quella di limitarsi a generici appelli sul rispetto degli accordi di pace siglati nel 2007 e nel gennaio 2008, i quali prevedono il disarmo di tutte le formazioni irregolari presenti nel Kivu. Peccato che entrambi gli accordi si siano rivelati carta straccia poche settimane dopo la loro firma.
Nella mischia si è gettata anche l'Unione Africana, che ha scelto come mediatore l'ex-presidente della Tanzania, Benjamin Mpaka. Ma chi si aspettava che gli sforzi dell'organizzazione continentale potessero sopperire alle deficienze degli occidentali è rimasto deluso. Finora, neanche Mpaka è riuscito a raggiungere risultati concreti, frustrato dalle inconciliabili posizioni dei due contententi: da una parte Nkunda, che invoca un nuovo vertice di pace, dall'altra Kabila, che chiede il rispetto degli accordi siglati a gennaio. In mezzo, centinaia di migliaia di persone costrette a fuggire non solo dalle violenze commesse dai gruppi armati irregolari, ma anche dagli abusi dell'esercito, messo in rotta dagli uomini di Nkunda e rifattosi sui civili.
Dopo settimane di intenso interesse mediatico e politico, la crisi del Congo è lentamente scivolata fuori dalle pagine dei giornali ed è stata dimenticata dalla politica internazionale, distratta prima dai pirati del Golfo di Aden e poi dagli attacchi a Mumbay. Incapace di arrivare a conquistare la capitale Kinshasa, come aveva promesso qualche settimana fa, Nkunda ha però la possibilità di ritagliarsi un vasto feudo nel Kivu, e di impegnare le truppe congolesi per un lungo periodo. Alla faccia di un processo di pace che, nell'est del Congo, non è mai decollato, e di una comunità internazionale troppo discontinua nei suoi sforzi diplomatici.
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