martedì 25 novembre 2008

Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Nel 1981, la prima riunione del movimento femminista dell’America Latina e dei Caraibi dichiarava il 25 novembre Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, in memoria dell’uccisione delle sorelle Mirabal da parte delle forze di sicurezza del governo Trujillo, avvenuta nella Repubblica Dominicana nel 1960. Nel 1999, le Nazioni Unite dichiararono il 25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne.



“In tutto il mondo, sia nei paesi ricchi che in quelli poveri, le donne vengono picchiate, sfruttate sessualmente, stuprate e uccise. Queste violazioni dei diritti umani non ledono solo i singoli individui ma minacciano lo sviluppo, la pace e la sicurezza di intere società”: lo afferma nel suo messaggio per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, che ricorre oggi, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. “Dobbiamo combattere – ha aggiunto - atteggiamenti e comportamenti che giustificano, tollerano, scusano o ignorano la violenza sulle donne” che “in società in guerra sono ancora più in pericolo…ma hanno la stessa probabilità di essere stuprate in fasi di calma da soldati, armati, ribelli, criminali o anche dalla polizia”; il massimo rappresentante dell’Onu ha poi espresso sconcerto nel rilevare che in contesti di crisi o conflitto a subire violenze sono sempre più anche le bambine. Il problema dell’impunità è stato sollevato anche dall’Alto commissario Onu per i diritti umani Navi Pillay che sulla situazione nella Repubblica democratica del Congo ha sottolineato: “Centinaia di migliaia di donne sono state stuprate, picchiate, fatte schiave o uccise nell’ultimo decennio e dove praticamente nessuno è stato punito”. La violenza sulle donne è stata discussa di recente nel VI Forum africano sullo sviluppo ad Addis Abeba, in Etiopia, il 19 e 21 novembre scorso. In alcuni paesi africani le leggi a difesa delle donne sono ferme in parlamento da anni; in Kenya, il progetto di legge contro la violenza domestica aspetta di essere discusso da otto anni e in Uganda una legge simile langue da un decennio. Il Fondo Onu per le donne (Unifem) ha sviluppato la campagna “Say no to violence against women” (Di' no alla violenza contro le donne) che ha raccolto on-line, attraverso l'omonimo sitoweb, più di 1.363.000 firme, ufficialmente presentate oggi a New York dall'attrice Nicole Kidman, "goodwill ambassador" per l'Unifem, con Inés Alberdi, Unifem Executive Director, e Marie Nyombo Zaina, coordinatrice Renadef (National NGO Network for Women and Development in the Democratic Republic of Congo). Anche nei paesi ricchi e non in guerra le statistiche sono sconcertanti: quasi ovunque la violenza commessa da un uomo è la prima causa di morte o disabilità per le donne di età tra i 14 e i 44 anni, incluse quelle in stato di gravidanza; negli Stati Uniti una donna su cinque è stata aggredita, ha subito abusi o violenza sessuale prima dei 21 anni; anche in Australia le statistiche dicono che una donna su tre nella sua vita subisce almeno un caso di abuso o violenza; i responsabili sono nella maggioranza dei casi mariti, padri o patrigni e fidanzati. In Spagna, una legge varata nel 2004, ha deciso l'istituzione non solo di fondi e strutture per l'assistenza alle vittime di maltrattamenti e violenze ma anche di tribunali "ad hoc" già in funzione; secondo alcune organizzazioni femminili all'iniziativa non sarebbero ancora stati garantiti fondi sufficienti per un'azione incisiva. L'associazione 'Miriadas' di Huelva, costituita semplicemente da donne solidali tra loro, resta impegnata in una decisa campagna per por fine alla 'violenza di genere'.
www.misna.org

Essere donna in Mozambico
Quattro mura di violenza
Esiste un’elevata incidenza della violenza domestica in Mozambico, tanto che negli ultimi due anni l’Ufficio per la Cura della Donna e dei Bambini nella sola Regione Zambesia ha registrato 1.174 casi di violenza domestica. La violenza è prevalentemente esercitata dall’uomo e si rivela, quindi, essere una delle forme di controllo e di esercizio del potere a livello domestico, tipica di una tradizione patriarcale che segna le relazioni di potere e le disuguaglianze esistenti fra i membri della famiglia. Anche se l’aggressione fisica è il tipo di sopruso più visibile, anche le umiliazioni, gli attentati contro la dignità, la privazione della libertà, la restrizione dei contatti con la famiglia o con gli amici sono forme di violenza domestica. Soprattutto se esercitato contro le donne, il fenomeno della "violenza tra le mura" passa inosservato perché non è considerato "culturalmente" un crimine, anche se qualsiasi atto di maltrattamento è una violazione dei diritti umani. Tuttavia, la ratifica da parte dello Stato del Mozambico di convenzioni internazionali di protezione dei diritti della donna mostra una volontà politica di ridurre la violenza basata sul genere. Anche grazie al sollecito e al prezioso aiuto di diverse associazioni della società civile rappresentate dal Forum Nazionale della Donna, il governo ha focalizzato la propria l’attenzione su questa particolare situazione e si è impegnato a porre fine alla violenza contro le donne, sia nella sfera privata sia in quella pubblica.
www.milleunavoce.org

Per firmare l'appello
UNIFEM: Say NO to violence against women


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