domenica 9 marzo 2008
8 marzo
“Investire sulle donne non è solo la cosa giusta da fare, è la cosa intelligente. Sono convinto che, nelle donne, il mondo abbia a disposizione il potenziale più significativo e tuttavia più largamente inutilizzato per lo sviluppo e la pace”: lo ha affermato il segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon nel suo messaggio per il centenario della Giornata internazionale delle donne che quest’anno verte sul tema “Investire su donne e fanciulle”. “Quando le donne hanno accesso a finanze, credito, tecnologie e mercato, sono in grado di espandere i loro affari e di contribuire efficacemente alla crescita economica sostenibile e allo sviluppo” ha aggiunto Ban Ki-Moon, ricordando il successo del microcredito e invitando tutta la comunità internazionale a “mobilitare le forze di cambiamento a livello globale e a valorizzare i risultati a livello regionale”. Anche l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) ha ricordato che “il microcredito è davvero il barlume di speranza, la sola via d’uscita dalla povertà” per molte donne. Entro la fine del 2006 133 milioni di persone avevano ricevuto microprestiti contro i 13 milioni di nove anni fa e la maggior parte di loro erano donne che sopravvivevano con meno di un euro al giorno. Secondo il rapporto “Tendenze di impiego globale per le donne” diffuso ieri dall’Ilo, è anche grazie al microcredito se oggi lavorano 1,2 miliardi di donne contro le 200 milioni di lavoratrici di un decennio fa. Tuttavia le donne continuano a costituire solo il 40% della forza lavoro e “restare fuori dalla forza lavoro spesso non è una scelta ma un’imposizione”. Tenuto conto che le donne rappresentano oltre la metà della popolazione mondiale, secondo il presidente dell’Assemblea generale dell’Onu Srgjan Kerim, “le donne verranno veramente valorizzate solo quando globalmente verrà promossa globalmente la necessaria volontà politica di rispettare pienamente gli impegni presi e rendere disponibili le appropriate risorse umanitarie, finanziarie promesse”. Anche l’Alto Commissario per i diritti umani Louis Arbour ha denunciato che “molti stati non stanno adempiendo le loro promesse di riformare le loro leggi e sradicare le discriminazioni istituzionali”: in alcuni paesi alle donne viene impedito di mantenere il proprio nome, in altri di avere diritti su terreni o di ereditare proprietà, in altri ancora non hanno libertà di movimento se non accompagnate da uomini o non possono ricoprire incarichi pubblici. Secondo la Arbour, “gli effetti del fallimento nel creare una vera parità legale tra uomini e donne in ogni tipo d’arena sociale, economica e politica stanno avendo un effetto dannoso per le donne in molti paesi, talora di grado devastante” e il più grave riguarda i crimini sessuali: anche quando sono riconosciuti come un crimine nella maggior parte dei sistemi legali, non vengono perseguiti adeguatamente a causa di legislazioni inadeguate o tradizioni locali. “Finché gli stati non prenderanno i loro impegni sul serio, investire su donne e fanciulle resterà un argomento retorico” ha concluso la Arbour.
Rievocando le parole dell’Alto Commissario e ricordando la campagna contro la violenza sulle donne lanciata il 25 febbraio 2008 da Ban Ki-Moon, anche tre esperti indipendenti dell’Onu sui diritti umani – la relatrice speciale sulla violenza contro le donne Yakin Ertürk, il relatore speciale sulle abitazioni adeguate Miloon Kothari e l’esperto indipendente sugli effetti delle politiche di riforma economica e del debito estero sui diritti umani, in particolare economici, sociali e culturali, Bernards A. N. Mudho – hanno osservato che, nonostante gli impegni presi, “l’aumento della povertà e dell’emarginazione e la mancanza di meccanismi di protezione, alimentano la violenza e rendono donne e fanciulle facile obiettivo di abusi come il traffico e erodono i loro diritti”. Il Fondo dell’Onu per l’infanzia (Unicef) dal canto suo ha auspicato maggiori interventi per migliorare la salute materna nel tentativo di scongiurare il mezzo milioni di morti legate al parto che avvengono ogni anno e di ridurre i tassi di mortalità infantile. Si stima che attualmente una donna incinta su quattro non riceva alcuna assistenza prenatale e che oltre il 40% partorisca senza l’assistenza di personale qualificato e che un bambino orfano di madre abbia maggiori probabilità di morire prima dei due anni rispetto a un bambino che ha la madre in vita. Anche Margaret Chan, direttrice generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms/Who), ha sottolineato la correlazione tra promozione delle donne e sanità: “Quando alle donne è data l’opportunità di esprimere il loro potenziale, gli indicatori sanitari migliorano rapidamente per loro, per le loro famiglie e comunità. L’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati (Acnur/Unhcr) ha invece lanciato un manuale sulla protezione di donne e ragazze dalle violenze di genere e stanziato circa un milione di euro per promuovere progetti contro la violenza sessuale e di genere in 14 paesi. Sarebbero invece cinque le strategie per “investire su donne e fanciulle”, secondo Rachel Mayanja, consigliere speciale del Segretario generale sui problemi di genere e la promozione delle donne: usare le risorse pubbliche per ridurre il divario di genere; aumentare progressivamente la ripartizione delle risorse destinate alle donne; creare un clima d’investimento trasparente per promuovere l’occupazione e la produttività delle donne; aumentare i servizi finanziari accessibili alle donne e infine finanziare progetti d’infrastrutture come strade, servizi sanitari e reti idriche perché “come sanno tutti, le donne spendono un sacco di tempo a cercar acqua”.
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1 commento:
explendido post, felicitations
la Donna e la vita !!!
saluti
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