domenica 16 marzo 2008
Torno subito!
...problemi di biglietto permettendo, si torna in Italia! Beh, non definitivamente, solo due settimane, giusto il tempo di prendere dieci chili a furia di salamanza e lasagne!!
A presto!!
GianMuga
ART for AIDS
Questo è un disegno del 2005 di un artista mozambicano, Adelino Vasco Medonça. Il titolo dell'opera è "Perigo DA SIDA" . L'ho trovata nella collezione UNAIDS ART for AIDS.
Chi volesse saperne di più può visitare il sito di Unaids
Chi volesse saperne di più può visitare il sito di Unaids
Crisi dimenticate
12/03/2008
MSF pubblica il rapporto annuale sulle crisi umanitarie dimenticate dai media nel 2007
Mentre sono sempre meno le notizie nei TG italiani, MSF pubblica le testimonianze dei propri operatori italiani dalle tante crisi dimenticate nel mondo
Medici Senza Frontiere (MSF) pubblica oggi il nuovo rapporto sulle crisi umanitarie dimenticate dai media nel 2007. Il rapporto contiene la “top ten” delle crisi umanitarie più ignorate nel mondo e un’analisi realizzata in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia sullo spazio dedicato alle crisi umanitarie dai principali telegiornali della televisione generalista in Italia. Le dieci crisi umanitarie identificate da MSF come le più ignorate sono: Somalia, Zimbabwe, tubercolosi, malnutrizione infantile, Sri Lanka, Repubblica Democratica del Congo, Colombia, Myanmar, Repubblica Centrafricana e Cecenia. L’analisi delle principali edizioni (diurna e serale) dei telegiornali RAI e Mediaset mostra, innanzitutto, un calo delle notizie sulle crisi umanitarie nel corso del 2007, che passano dal 10% del totale delle notizie (dato 2006) all’8% (6426 notizie su un totale di 83200). Di queste, solo 5 sono quelle dedicate alla Repubblica Democratica del Congo, dove il conflitto continua a infuriare nell’est del paese, e nessuna alla Repubblica Centrafricana, dove la popolazione è intrappolata nella morsa degli scontri tra gruppi armati, e dove lo scorso giugno un’operatrice umanitaria di MSF è stata uccisa in un attacco. Una tendenza già riscontrata nei precedenti rapporti è quella, da parte dei nostri media, di parlare di contesti di crisi solo laddove riconducibili a eventi e/o personaggi italiani o comunque occidentali. Emblematici in questo senso sono la crisi in Somalia, cui si fa riferimento soprattutto in occasione di vertici politici cui partecipa il governo italiano o dell’omicidio di Ilaria Alpi; la guerra in Sri Lanka di cui si parla esclusivamente in occasione del ferimento dell’ambasciatore italiano; la Colombia che entra nell’agenda dei notiziari soprattutto per il sequestro di Ingrid Betancourt, in questo paese il conflitto tra governo, gruppi guerriglieri come FARC e ELN e gruppi paramilitari ha provocato la fuga di oltre 3 milioni di persone, portando la Colombia al terzo posto tra i paesi con il più alto numero di sfollati dopo Repubblica Democratica del Congo e Sudan. Alla tubercolosi, che ogni anno provoca due milioni di vittime, e a cui nel 2006 erano state dedicate solo tre notizie, nel 2007 i TG hanno dedicato 26 notizie, di cui tuttavia ben 15 sulla vicenda di un americano affetto da una forma di tubercolosi resistente ai farmaci che viaggiava in aereo tra Stati Uniti ed Europa. Il Darfur, dove il conflitto tra il governo del Sudan e i diversi gruppi di opposizione armata ha provocato lo sfollamento di oltre due milioni di persone dal 2004, ha visto una copertura mediatica maggiore rispetto al 2006. Le notizie, tuttavia, erano soprattutto relative a iniziative di raccolta fondi e di brevi visite di personaggi celebri del mondo dello spettacolo. Alla malnutrizione, che ogni anno uccide 5 milioni di bambini sotto i 5 anni, sono state dedicate solo 18 notizie, la maggior parte delle quali in relazione a generici appelli del Papa contro la fame nel mondo e alla campagna “Il Cibo non Basta” di MSF per promuovere l’utilizzo degli alimenti terapeutici pronti all’uso per combattere la malnutrizione infantile. All’AIDS, che uccide due milioni di persone ogni anno, 54 notizie.
Alla malaria, che ne causa una ogni 3 secondi, solamente 3. “MSF è stata creata da un gruppo di medici e giornalisti con il duplice obiettivo di portare soccorso alle popolazioni in pericolo e di testimoniare della loro situazione”, afferma Kostas Moschochoritis, direttore di MSF Italia. “È spesso difficile, in Italia ma anche nel resto del mondo, raccontare le vite e le sofferenze dei milioni di persone che incontriamo e curiamo ogni anno in oltre 65 paesi del mondo. È importante che i media si impegnino per informare sulla realtà dei tanti contesti di crisi nel mondo perché raccontare significa sollevare problemi che altrimenti resterebbero nascosti e richiamare alle proprie responsabilità nei confronti delle popolazioni in pericolo i governi e le istituzioni. Ed è importante anche perché i cittadini italiani hanno il diritto di essere informati sulle tante crisi umanitarie, perché non è vero, come viene spesso affermato, che queste non interessano: lo dimostrano le centinaia di migliaia i cittadini italiani che, attraverso le loro donazioni, contribuiscono all’azione di MSF per aiutare popolazioni spesso dimenticate, e i 30mila italiani che lo scorso anno hanno aderito alla campagna di MSF “Dimmi di Più” chiedendo un’informazione più attenta alle crisi umanitarie”. Contemporaneamente al rapporto sulle crisi dimenticate, MSF ha presentato alla stampa il libro “Non tornerò col dubbio e con il vuoto”, edito da Il Pensiero Scientifico Editore. Il libro, con la prefazione di Giovanni Porzio, inviato di Panorama, è una raccolta di testimonianze di alcuni degli oltre 150 italiani che ogni anno partono come operatori umanitari di Medici Senza Frontiere dalle tante crisi umanitarie (guerre, epidemie, catastrofi naturali) degli ultimi anni: dallo Tsunami alle crisi nel Darfur e in Repubblica Democratica del Congo, dal terremoto in Pakistan alle guerre in Afghanistan, in Colombia e in Uganda; dalle pandemie di AIDS in Africa e in Asia alle violenze in Liberia e in Haiti.
www.medicisenzafrontiere.it
MSF pubblica il rapporto annuale sulle crisi umanitarie dimenticate dai media nel 2007
Mentre sono sempre meno le notizie nei TG italiani, MSF pubblica le testimonianze dei propri operatori italiani dalle tante crisi dimenticate nel mondo
Medici Senza Frontiere (MSF) pubblica oggi il nuovo rapporto sulle crisi umanitarie dimenticate dai media nel 2007. Il rapporto contiene la “top ten” delle crisi umanitarie più ignorate nel mondo e un’analisi realizzata in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia sullo spazio dedicato alle crisi umanitarie dai principali telegiornali della televisione generalista in Italia. Le dieci crisi umanitarie identificate da MSF come le più ignorate sono: Somalia, Zimbabwe, tubercolosi, malnutrizione infantile, Sri Lanka, Repubblica Democratica del Congo, Colombia, Myanmar, Repubblica Centrafricana e Cecenia. L’analisi delle principali edizioni (diurna e serale) dei telegiornali RAI e Mediaset mostra, innanzitutto, un calo delle notizie sulle crisi umanitarie nel corso del 2007, che passano dal 10% del totale delle notizie (dato 2006) all’8% (6426 notizie su un totale di 83200). Di queste, solo 5 sono quelle dedicate alla Repubblica Democratica del Congo, dove il conflitto continua a infuriare nell’est del paese, e nessuna alla Repubblica Centrafricana, dove la popolazione è intrappolata nella morsa degli scontri tra gruppi armati, e dove lo scorso giugno un’operatrice umanitaria di MSF è stata uccisa in un attacco. Una tendenza già riscontrata nei precedenti rapporti è quella, da parte dei nostri media, di parlare di contesti di crisi solo laddove riconducibili a eventi e/o personaggi italiani o comunque occidentali. Emblematici in questo senso sono la crisi in Somalia, cui si fa riferimento soprattutto in occasione di vertici politici cui partecipa il governo italiano o dell’omicidio di Ilaria Alpi; la guerra in Sri Lanka di cui si parla esclusivamente in occasione del ferimento dell’ambasciatore italiano; la Colombia che entra nell’agenda dei notiziari soprattutto per il sequestro di Ingrid Betancourt, in questo paese il conflitto tra governo, gruppi guerriglieri come FARC e ELN e gruppi paramilitari ha provocato la fuga di oltre 3 milioni di persone, portando la Colombia al terzo posto tra i paesi con il più alto numero di sfollati dopo Repubblica Democratica del Congo e Sudan. Alla tubercolosi, che ogni anno provoca due milioni di vittime, e a cui nel 2006 erano state dedicate solo tre notizie, nel 2007 i TG hanno dedicato 26 notizie, di cui tuttavia ben 15 sulla vicenda di un americano affetto da una forma di tubercolosi resistente ai farmaci che viaggiava in aereo tra Stati Uniti ed Europa. Il Darfur, dove il conflitto tra il governo del Sudan e i diversi gruppi di opposizione armata ha provocato lo sfollamento di oltre due milioni di persone dal 2004, ha visto una copertura mediatica maggiore rispetto al 2006. Le notizie, tuttavia, erano soprattutto relative a iniziative di raccolta fondi e di brevi visite di personaggi celebri del mondo dello spettacolo. Alla malnutrizione, che ogni anno uccide 5 milioni di bambini sotto i 5 anni, sono state dedicate solo 18 notizie, la maggior parte delle quali in relazione a generici appelli del Papa contro la fame nel mondo e alla campagna “Il Cibo non Basta” di MSF per promuovere l’utilizzo degli alimenti terapeutici pronti all’uso per combattere la malnutrizione infantile. All’AIDS, che uccide due milioni di persone ogni anno, 54 notizie.
Alla malaria, che ne causa una ogni 3 secondi, solamente 3. “MSF è stata creata da un gruppo di medici e giornalisti con il duplice obiettivo di portare soccorso alle popolazioni in pericolo e di testimoniare della loro situazione”, afferma Kostas Moschochoritis, direttore di MSF Italia. “È spesso difficile, in Italia ma anche nel resto del mondo, raccontare le vite e le sofferenze dei milioni di persone che incontriamo e curiamo ogni anno in oltre 65 paesi del mondo. È importante che i media si impegnino per informare sulla realtà dei tanti contesti di crisi nel mondo perché raccontare significa sollevare problemi che altrimenti resterebbero nascosti e richiamare alle proprie responsabilità nei confronti delle popolazioni in pericolo i governi e le istituzioni. Ed è importante anche perché i cittadini italiani hanno il diritto di essere informati sulle tante crisi umanitarie, perché non è vero, come viene spesso affermato, che queste non interessano: lo dimostrano le centinaia di migliaia i cittadini italiani che, attraverso le loro donazioni, contribuiscono all’azione di MSF per aiutare popolazioni spesso dimenticate, e i 30mila italiani che lo scorso anno hanno aderito alla campagna di MSF “Dimmi di Più” chiedendo un’informazione più attenta alle crisi umanitarie”. Contemporaneamente al rapporto sulle crisi dimenticate, MSF ha presentato alla stampa il libro “Non tornerò col dubbio e con il vuoto”, edito da Il Pensiero Scientifico Editore. Il libro, con la prefazione di Giovanni Porzio, inviato di Panorama, è una raccolta di testimonianze di alcuni degli oltre 150 italiani che ogni anno partono come operatori umanitari di Medici Senza Frontiere dalle tante crisi umanitarie (guerre, epidemie, catastrofi naturali) degli ultimi anni: dallo Tsunami alle crisi nel Darfur e in Repubblica Democratica del Congo, dal terremoto in Pakistan alle guerre in Afghanistan, in Colombia e in Uganda; dalle pandemie di AIDS in Africa e in Asia alle violenze in Liberia e in Haiti.
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domenica 9 marzo 2008
Una domenica a Milano?
Ieri a Beira cielo coperto, grigiume, pioggerella insignificante tutto il giorno: invece di una bella tempestona tropicale c'è toccata la classica domenica inverno/autunnale milanese, che infatti abbiamo trascorso con maratona film fino a sera. E pensare che avevamo in programma una bella gita al mare!!. Poi finalmente nel pomeriggio il cielo si è aperto e ci ha regalato un tramonto in riva al mare.
8 marzo
“Investire sulle donne non è solo la cosa giusta da fare, è la cosa intelligente. Sono convinto che, nelle donne, il mondo abbia a disposizione il potenziale più significativo e tuttavia più largamente inutilizzato per lo sviluppo e la pace”: lo ha affermato il segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon nel suo messaggio per il centenario della Giornata internazionale delle donne che quest’anno verte sul tema “Investire su donne e fanciulle”. “Quando le donne hanno accesso a finanze, credito, tecnologie e mercato, sono in grado di espandere i loro affari e di contribuire efficacemente alla crescita economica sostenibile e allo sviluppo” ha aggiunto Ban Ki-Moon, ricordando il successo del microcredito e invitando tutta la comunità internazionale a “mobilitare le forze di cambiamento a livello globale e a valorizzare i risultati a livello regionale”. Anche l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) ha ricordato che “il microcredito è davvero il barlume di speranza, la sola via d’uscita dalla povertà” per molte donne. Entro la fine del 2006 133 milioni di persone avevano ricevuto microprestiti contro i 13 milioni di nove anni fa e la maggior parte di loro erano donne che sopravvivevano con meno di un euro al giorno. Secondo il rapporto “Tendenze di impiego globale per le donne” diffuso ieri dall’Ilo, è anche grazie al microcredito se oggi lavorano 1,2 miliardi di donne contro le 200 milioni di lavoratrici di un decennio fa. Tuttavia le donne continuano a costituire solo il 40% della forza lavoro e “restare fuori dalla forza lavoro spesso non è una scelta ma un’imposizione”. Tenuto conto che le donne rappresentano oltre la metà della popolazione mondiale, secondo il presidente dell’Assemblea generale dell’Onu Srgjan Kerim, “le donne verranno veramente valorizzate solo quando globalmente verrà promossa globalmente la necessaria volontà politica di rispettare pienamente gli impegni presi e rendere disponibili le appropriate risorse umanitarie, finanziarie promesse”. Anche l’Alto Commissario per i diritti umani Louis Arbour ha denunciato che “molti stati non stanno adempiendo le loro promesse di riformare le loro leggi e sradicare le discriminazioni istituzionali”: in alcuni paesi alle donne viene impedito di mantenere il proprio nome, in altri di avere diritti su terreni o di ereditare proprietà, in altri ancora non hanno libertà di movimento se non accompagnate da uomini o non possono ricoprire incarichi pubblici. Secondo la Arbour, “gli effetti del fallimento nel creare una vera parità legale tra uomini e donne in ogni tipo d’arena sociale, economica e politica stanno avendo un effetto dannoso per le donne in molti paesi, talora di grado devastante” e il più grave riguarda i crimini sessuali: anche quando sono riconosciuti come un crimine nella maggior parte dei sistemi legali, non vengono perseguiti adeguatamente a causa di legislazioni inadeguate o tradizioni locali. “Finché gli stati non prenderanno i loro impegni sul serio, investire su donne e fanciulle resterà un argomento retorico” ha concluso la Arbour.
Rievocando le parole dell’Alto Commissario e ricordando la campagna contro la violenza sulle donne lanciata il 25 febbraio 2008 da Ban Ki-Moon, anche tre esperti indipendenti dell’Onu sui diritti umani – la relatrice speciale sulla violenza contro le donne Yakin Ertürk, il relatore speciale sulle abitazioni adeguate Miloon Kothari e l’esperto indipendente sugli effetti delle politiche di riforma economica e del debito estero sui diritti umani, in particolare economici, sociali e culturali, Bernards A. N. Mudho – hanno osservato che, nonostante gli impegni presi, “l’aumento della povertà e dell’emarginazione e la mancanza di meccanismi di protezione, alimentano la violenza e rendono donne e fanciulle facile obiettivo di abusi come il traffico e erodono i loro diritti”. Il Fondo dell’Onu per l’infanzia (Unicef) dal canto suo ha auspicato maggiori interventi per migliorare la salute materna nel tentativo di scongiurare il mezzo milioni di morti legate al parto che avvengono ogni anno e di ridurre i tassi di mortalità infantile. Si stima che attualmente una donna incinta su quattro non riceva alcuna assistenza prenatale e che oltre il 40% partorisca senza l’assistenza di personale qualificato e che un bambino orfano di madre abbia maggiori probabilità di morire prima dei due anni rispetto a un bambino che ha la madre in vita. Anche Margaret Chan, direttrice generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms/Who), ha sottolineato la correlazione tra promozione delle donne e sanità: “Quando alle donne è data l’opportunità di esprimere il loro potenziale, gli indicatori sanitari migliorano rapidamente per loro, per le loro famiglie e comunità. L’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati (Acnur/Unhcr) ha invece lanciato un manuale sulla protezione di donne e ragazze dalle violenze di genere e stanziato circa un milione di euro per promuovere progetti contro la violenza sessuale e di genere in 14 paesi. Sarebbero invece cinque le strategie per “investire su donne e fanciulle”, secondo Rachel Mayanja, consigliere speciale del Segretario generale sui problemi di genere e la promozione delle donne: usare le risorse pubbliche per ridurre il divario di genere; aumentare progressivamente la ripartizione delle risorse destinate alle donne; creare un clima d’investimento trasparente per promuovere l’occupazione e la produttività delle donne; aumentare i servizi finanziari accessibili alle donne e infine finanziare progetti d’infrastrutture come strade, servizi sanitari e reti idriche perché “come sanno tutti, le donne spendono un sacco di tempo a cercar acqua”.
www.misna.org
Matapa
MATAPA
Ingredienti per 2 persone:
300 gr di foglie di Cassava (Mandioca)
1 pomodoro
Arachidi fresche
Latte di cocco (1 cocco)
Curry
Aglio
Cipolla
Olio
Peperoncino
Sale
Preparazione:
Soffriggere aglio e cipolla. Aggiungere il pomodoro pelato tagliato in piccoli pezzi. Aggiustare di sale e peperoncino. Aggiungere le foglie di Mandioca (precedentemente tritate o sminuzzate in un pesto). Aggiungere latte di cocco e curry, aggiustare di sale. Lasciare cuocere a fuoco basso, eventualmente aggiungere acqua. Verso la fine della cottura aggiungere ancora latte di cocco e un bicchiere di arachidi fresche tritate. Servire con riso.
martedì 4 marzo 2008
Farmaci SIDA/AIDS
UGANDA
SIDA/AIDS: FARMACI "LOCALI" A PREZZO EQUO
E’ entrata in funzione, due anni dopo l’approvazione del progetto, la prima fabbrica locale di farmaci antiretrovirali per il trattamento della sindrome da immunodeficienza acquisita (sida/aids) e di medicinali contro la malaria. Situato a Luzira, alla periferia orientale della capitale Kampala, l’impianto ultra-tecnologico occupa una superficie di più di sette ettari sulla quale verranno prodotti i tre farmaci necessari al trattamento completo per i malati di sida/aids, destinati al territorio ugandese ma anche all’esportazione. Il progetto è nato da un accordo di collaborazione tra la il governo di Kampala, la società ugandese importatrice ‘Quality Chemicals Industries’ e l’indiana ‘Cipla’, più grande produttore mondiale di farmaci generici. “Sin dall’inizio ho sostenuto la costruzione della fabbrica perché molti di noi soffrono di malaria e di sida/aids” ha detto il presidente Yoweri Museveni ieri all’inaugurazione, denunciando l’ostruzionismo di “sabotatori” che “preferiscono importare”. Circa 300.000 persone in Uganda hanno bisogno degli antiretrovirali che, fabbricati in loco, avranno un costo inferiore a quelli importati.
www.misna.org
SIDA/AIDS: FARMACI "LOCALI" A PREZZO EQUO
E’ entrata in funzione, due anni dopo l’approvazione del progetto, la prima fabbrica locale di farmaci antiretrovirali per il trattamento della sindrome da immunodeficienza acquisita (sida/aids) e di medicinali contro la malaria. Situato a Luzira, alla periferia orientale della capitale Kampala, l’impianto ultra-tecnologico occupa una superficie di più di sette ettari sulla quale verranno prodotti i tre farmaci necessari al trattamento completo per i malati di sida/aids, destinati al territorio ugandese ma anche all’esportazione. Il progetto è nato da un accordo di collaborazione tra la il governo di Kampala, la società ugandese importatrice ‘Quality Chemicals Industries’ e l’indiana ‘Cipla’, più grande produttore mondiale di farmaci generici. “Sin dall’inizio ho sostenuto la costruzione della fabbrica perché molti di noi soffrono di malaria e di sida/aids” ha detto il presidente Yoweri Museveni ieri all’inaugurazione, denunciando l’ostruzionismo di “sabotatori” che “preferiscono importare”. Circa 300.000 persone in Uganda hanno bisogno degli antiretrovirali che, fabbricati in loco, avranno un costo inferiore a quelli importati.
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lunedì 3 marzo 2008
Snakebites
...ok ammetto di essere stato un po' latitante in queste ultime settimane...è che ero impegnato di brutto a preparare la lezione che ho tenutoo oggi in Università: SNAKEBITES!!
Ma vi immaginate? Un Geriatra di Milano che lavorava a Cinisello Beach che parla a studenti mozambicani di morsi di serpenti tipici del Mozambico, la persona giusta al posto giusto; MA QUANDO MAI HO VISTO UN SERPENTE IN VITA MIA!!!
Però devo dire che è stato molto interessante preparare la lezione, leggere il materiale, cercare le foto su internet; ci sono un pacco di siti sull'argomento, da quelli ultra-tecnici ai vari blog in cui lo sfigato di turno australiano mostra le foto dell'operazione chirugica che ha subito quando è stato morso dal serpente della famiglia delle SALCAZZAE! Ho trovato delle foto veramente splatter, con i vari arti smangiati dal veleno e via dicendo. Beh, insomma, l'argomento si prestava ad una lezione non pallosa, ma nonstante questo, insieme ad un professorino brillante che non ha fatto mancare spunti comici (immaginate quando dovevo parlare del fatto che non si deve sucare dalla ferita!), la platea sembrava un po' smortina, forse perchè faceva un caldo infernale, non c'erano nemmeno i ventilatori sul soffitto, ed erano le 7.15!! Minchia questi sono fuori di testa, metteno le lezioni dalle 7.15 alle 9, A ME, che iniziavo il giro in reparto alle 10.30 dopo il sesto caffè!!!!!!
Vabbuò anche questa è andata...
Alla prossima
GianMuga
PS: qui di seguito solo due esempi delle simpatiche bestioline tipiche in Mozambico!!
Ma vi immaginate? Un Geriatra di Milano che lavorava a Cinisello Beach che parla a studenti mozambicani di morsi di serpenti tipici del Mozambico, la persona giusta al posto giusto; MA QUANDO MAI HO VISTO UN SERPENTE IN VITA MIA!!!
Però devo dire che è stato molto interessante preparare la lezione, leggere il materiale, cercare le foto su internet; ci sono un pacco di siti sull'argomento, da quelli ultra-tecnici ai vari blog in cui lo sfigato di turno australiano mostra le foto dell'operazione chirugica che ha subito quando è stato morso dal serpente della famiglia delle SALCAZZAE! Ho trovato delle foto veramente splatter, con i vari arti smangiati dal veleno e via dicendo. Beh, insomma, l'argomento si prestava ad una lezione non pallosa, ma nonstante questo, insieme ad un professorino brillante che non ha fatto mancare spunti comici (immaginate quando dovevo parlare del fatto che non si deve sucare dalla ferita!), la platea sembrava un po' smortina, forse perchè faceva un caldo infernale, non c'erano nemmeno i ventilatori sul soffitto, ed erano le 7.15!! Minchia questi sono fuori di testa, metteno le lezioni dalle 7.15 alle 9, A ME, che iniziavo il giro in reparto alle 10.30 dopo il sesto caffè!!!!!!
Vabbuò anche questa è andata...
Alla prossima
GianMuga
PS: qui di seguito solo due esempi delle simpatiche bestioline tipiche in Mozambico!!
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