Sono appena tornato da una stupenda passeggiata sulla spiaggia. Sono andato a fare un giro insieme al chirurgo capo-progetto. Siamo andati al famoso faro di Beira, quello bianco e rosso che si vede anche sulle foto in Internet con davanti il relitto arrugginito di un peschereccio. Certo il paesaggio è depurpato, ma i relitti di navi hanno sempre un certo fascino (anche se ho saputo che lo stanno pian piano smantellando). Da lì ci siamo allontanati dalla città camminando su una spiaggia deserta, vastissima, di sabbia finissima e chiara, orlata da palme tutte piegate nella stessa direzione da un vento incessante. Il mare qui è sempre di un colore grigio-beige ed è veramente caldo; c’era la bassa marea per cui il mare si era ritirato lasciando un bagnasciuga lunghissimo. Insomma un paesaggio da cartolina. Poi dopo qualche centinaio di metri siamo arrivati al villaggio dei pescatori: incredibile! Avrei scattato un migliaio di foto, ma purtroppo ancora non me la sento di andare in giro con la macchina fotografica, soprattutto sulla spiaggia. Il villaggio è formato da una fila di capanne di paglia su cui si staglia una bandiera ormai tutta smangiata; davanti alle capanne sono stese le enormi reti da pesca, alcune da riparare; lungo la spiaggia c’è una fila infinita di canoe di legno di varie dimensioni; e poi ci sono tutti questi gruppetti di persone indaffarate, ognuno con il proprio compito: le donne sono sedute in cerchio e molte hanno legato alla schiena, con le tipiche stoffe, il bambino piccolo di cui spuntano solo testa e braccine; con calma e pazienza dividono i vari tipi di pescetti appena pescati; nel loro compito sono aiutate dai bambini più grandi, che sono gli unici che vengono distratti dal nostro arrivo; gli uomini hanno compiti differenti: alcuni portano dalla riva al villaggio degli ammassi di reti che verranno poi stese insieme alle altre; altri fanno rotolare sulla sabbia le canoe per riportarle al loro parcheggio sulla spiaggia; altri ancora entrano in mare superando, con difficoltà, le onde che si infrangono sulla riva; stormi di uccelli bianchi (tipo gabbiani) ne approfittano per raccogliere gli scarti gettati via dalle donne.
E’ impossibile descrivere a parole la bellezza di questo luogo, ma volevo provarci perché ne sono rimasto incredibilmente affascinato; questo è stato il primo contatto con il villaggio dei pescatori, ma sicuramente ci saranno molte altre occasioni in futuro, e non vedo l’ora di portarci anche Julia: se ne innamorerà! Cavolo, ho un paradiso dietro casa e non lo sapevo!
2 commenti:
tana liberi tutti !!!!!
:) :D :D
(pero' secondo me nella foto quassu' dovevi avere un occhio chiuso ;)
Magico magico Muga...a..a..!
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