Comunicazione
Oggi giornata di svolta!
Ormai il francese non è più un problema, o quasi. Sono migliorato a vista d'occhio e ormai capisco bene e parlo solo in francese con il personale. Ho capito che per avere un buon accento francese basta avere un po' la puzza sotto il naso e parlare con una prugna in bocca e un'altra nel culo!!!
E poi oggi giornata tranquilla nel centro colera, quindi ho utilizzato il tempo (e l'aiuto del personale) per imparare un po' di creolo (un miscuglio di francese e lingue locali)!!!
E' la tecnica che io e J abbiamo sperimentato con successo in tutti i nostri viaggi. Serve a farti accettare più velocemente dalla popolazione locale, soprattutto in contesti come questo, in cui la maggior parte della popolazione non prla la lingua dei bastardi colonizzatori!!!
All'inizio ti guardano come se fossi matto, poi si mettono a ridere tra loro nel vedere il bianco pennellone che tenta di comunicare con le tre parole che ha appena imparato. Poi sgomitano e fanno a gara per insegnarti più parole possibile, e ti fanno discorsi sempre più complicati in cui ti perdi. Oggi continuavo a chiedere parole o frasi che mi servono per salutare e per parlare con i pazienti. E annotavo tutto sul mio blocchettino (da cui ormai sono inseparabile). E quando uscivo dalla stanza, sempre la stessa reazione. Girato l'angolo sentivo un boato, una fragorosa risata.
Ad un certo punto tutto lo staff che mi incrociava mi sorrideva e mi salutava in creolo, e io rispondevo con un gran sorriso e con un perfetto creolo!!!
Poi sono tornato nel posto in cui dormiamo, e ho cominciato a parlare con tutto lo staff locale, e loro non ci credevano! Hanno apprezzato di brutto. Sono qui da nove giorni e tento di comunicare nella loro lingua. Altri miei colleghi sono qui da più di un mese e non ci hanno mai neanche provato.
Nel pomeriggio mi sono messo già alla prova con i pazienti, il mio vero obbiettivo. Ho fatto il giro del pomeriggio parlando con tutti i pazienti con le frasi e parole base e ha funzionato di brutto!!! Di solito quasi non ti rispondono, e devi chiedere alla infermiera di tradurre. Oggi ho fatto da solo e alcuni pazienti (quelli messi meglio) mi accoglievano nella stanza con risate e sorrisoni!
Sono troppo felice.
Comunicare.
Il segreto per conoscere!!!
mercoledì 15 dicembre 2010
lunedì 13 dicembre 2010
Haiti - 5
Da questa mattina piove quasi ininterrottamente. Nel pomeriggio nubi nerissime hanno portato una pioggia tropicale che in poche ore ha quasi allagato il centro!!!
Una manna per l'amico Vibrio!
Questo vuol dire che nei prossimi giorni dobbiamo aspettarci un nuovo aumento dei casi colera, dopo una fase di riduzione (almeno qui dove siamo noi).
Ci sarà da correre...
Una manna per l'amico Vibrio!
Questo vuol dire che nei prossimi giorni dobbiamo aspettarci un nuovo aumento dei casi colera, dopo una fase di riduzione (almeno qui dove siamo noi).
Ci sarà da correre...
domenica 12 dicembre 2010
Haiti - 4
Tristezza!!! Oggi hanno trasferito in un altra cittadina di Haiti un collega, un medico spagnolo con cui avevo legato moltissimo, fin dal primo giorno. E' incredibile come in situazioni di questo tipo ci si leghi in modo così forte a persone che conosci da così poco tempo. Con C. è scattata subito un'intesa straordinaria. Stesse caratteristiche, ossia entrambi un po' cazzoni. Anche lui schiavo della battuta e del tormentone. E poi è l'unico a parlare anche portoghese, visto che ha lavorato per qualche tempo in Angola. Per cui belle chiaccherate e tante cazzate. Ci siamo ammazzati dalle risate. Anche sul lavoro tra una corsa e l'altra per collassi vari ci si fermava a sparare qualche cagata per sdrammatizzare. Nei primi giorni mi ha aiutato moltissimo durante qualche momento un po' difficile. Insomma un amico.
venerdì 10 dicembre 2010
Haiti - 3
Oggi giornata di lavoro al Centro per Trattamento del Colera (CTC).
Cavolo sto colera è veramente pazzesco!!! E' una malattia estremamente "dinamica". Vedi un paziente che sta più o meno bene, ti sembra stabile, ti parla. Poi ti spara tre scagazzate da un litro l'una e un paio di vomitate paura e ti collassa nel giro di cinque minuti! Devi girare continuamente tra i letti per il colera (che hanno un buco nel mezzo con un secchio sotto)
tastando il polso a tutti i pazienti e controllare quanto liquido perde e quanto liquido gli stai dando. Passi in una stanza e vedi tutto tranquillo. Il tempo di fare un giro nell'altro corridoio, torni e vedi tre che stanno stramazzando. E' un continuo. Poche soste. Le infermiere corrono da una parte all'altra tentando di stare dietro a tutto, anche se è molto difficile (a volte anche per la preparazione del personale locale). Non puoi abbassare la guardia un attimo.
Oggi pomeriggio stavo passando per la zona "osservazione", dove teoricamente ci sono i casi lievi che si sparano solo i beveroni. Vedo sta bambina, che dieci minuti prima stava bene, esausta appoggiata alle gambe della mamma. Controllo. Quasi niente polso, occhi infossati, pelle disidrata. La spostiamo subito nel reparto e si inizia la idratazione con le flebo. Nel giro di un'ora era già un'altra persona. Anche questo è pazzesco. Ti collassano davanti in un attimo e in un attimo si riprendono.
Vabbuò non vale fare un post troppo "medico", però è la prima volta che lavoro in un'epidemia e non sono abituato a vedere così tanti pazienti di questo tipo tutti insieme.
PS. Per alcuni amici (di cui immagino già i commenti): la prossima volta vi parlo delle gnocche haitiane!!!
Cavolo sto colera è veramente pazzesco!!! E' una malattia estremamente "dinamica". Vedi un paziente che sta più o meno bene, ti sembra stabile, ti parla. Poi ti spara tre scagazzate da un litro l'una e un paio di vomitate paura e ti collassa nel giro di cinque minuti! Devi girare continuamente tra i letti per il colera (che hanno un buco nel mezzo con un secchio sotto)
tastando il polso a tutti i pazienti e controllare quanto liquido perde e quanto liquido gli stai dando. Passi in una stanza e vedi tutto tranquillo. Il tempo di fare un giro nell'altro corridoio, torni e vedi tre che stanno stramazzando. E' un continuo. Poche soste. Le infermiere corrono da una parte all'altra tentando di stare dietro a tutto, anche se è molto difficile (a volte anche per la preparazione del personale locale). Non puoi abbassare la guardia un attimo.
Oggi pomeriggio stavo passando per la zona "osservazione", dove teoricamente ci sono i casi lievi che si sparano solo i beveroni. Vedo sta bambina, che dieci minuti prima stava bene, esausta appoggiata alle gambe della mamma. Controllo. Quasi niente polso, occhi infossati, pelle disidrata. La spostiamo subito nel reparto e si inizia la idratazione con le flebo. Nel giro di un'ora era già un'altra persona. Anche questo è pazzesco. Ti collassano davanti in un attimo e in un attimo si riprendono.
Vabbuò non vale fare un post troppo "medico", però è la prima volta che lavoro in un'epidemia e non sono abituato a vedere così tanti pazienti di questo tipo tutti insieme.
PS. Per alcuni amici (di cui immagino già i commenti): la prossima volta vi parlo delle gnocche haitiane!!!
mercoledì 8 dicembre 2010
Haiti - 2
Il Viaggio
Ore 5.45 San Donato Milanese - Linate. Ad aspettarmi una coda infinita di partenti per il ponte di Santambros. Quasi perdo l'aereo.
Ore 9.00 Parigi aeroporto Charles de Gaulle. Ovviamente per il prossimo volo devo cambiare non terminal, ma addirittura aeroporto! Quindi devo pure aspettare il mio zaino prima di salire sul bus destinazione aeroporto Orly.
Ore 11.00 Arrivo all'aeroporto Orly. Prossimo aereo alle 12.00. Chiusura Check-in ore 11.00! Fila della stramadonna causa sciopero del personale di terra. Minchia! E adesso?! Vedo passare un gruppetto con zaini e borse tutte ricoperte di adesivi delle varie organizzazioni presenti ad Haiti. Mi aggrego a loro e riusciamo a passare per prendere l'aereo, che ovviamente sta aspettando tutti e non parte fino alle 13!
Ore 16.30 Pointe a Pitre (Guadalupe). Dopo 8 ore e mezza di volo arriviamo ai caraibi! Dall'aereo vista meravigliosa. Il problema è che per me sono già le 21.30 ma l'orologio segna 5 ore in meno (fuso orario bastardo!).
Senza neanche il tempo per un cafferino si riparte per Haiti, ancora un'ora e 40 di volo (il terzo aereo della giornata!).
Ore 17.30 Arrivo a Port au Prince, Haiti. Nel frattempo abbiamo guadagnato un'altra bella oretta di fuso. Ho in corpo tutta una giornata di viaggio, ma siamo solo a metà pomeriggio!
All'aeroporto tutto tranquillo. Un fottio di espatriati di varie organizzazioni. Ancora adesivi e loghi dappertutto. Ogni giorno arrivano nuovi rappresentanti del baraccone umanitario.
Ci vengono a prendere.
Percorriamo la città. Vediamo poco. E' già buio. Sui due lati della strada tende accatastate una accanto all'altra. A prdita d'occhio. Tutti gli sfollati del terremoto. Appiccicate sui lat delle tende le facce sorridenti dei candidati alle elezioni presidenziali.
Un sacco di macchine in giro. Un traffico caotico. SFrecciano motorini evitando le enormi buche. La jeep sobbalza costantemente. Le strade fanno veramente cacare! Controlliamo costantemente che gli zaini appoggiati sul cassone dietro non volino via (o che qualcuno non ce li fotta!).
Arriviamo a destinazione. Dopo un veloce briefing mangiamo qualcosa e crolliamo distrutti dalla giornata di 30 ore!!! Dormo male a causa della differenzia di fuso. Mi sveglio alle 3 di notte e faccio fatica a riprendere il sonno. La tensione non aiuta.
Il giorno dopo mi alzo prestissimo. A colazione scopro che i piani per me sono cambiati. Altro spostamento. Parto da Port au Prince. Destinazione Saint Marc, sulla costa verso nord-ovest.
Arrivo nel posto dove mi fermerò (almeno penso) per i prossimi mesi. Il tempo di appoggiare lo zaino in camera, mangiare un boccone e mi portano nel CTC, il Centro per il Trattamento del Colera. Mi presentano i colleghi locali ed espatriati e inizio a orientarmi, non senza difficoltà.
Torno a casa....un po' frastornato. O meglio, ancora rincoglionito dai cambiamenti degli ultimi giorni.
A cena conosco il gruppo degli espatriati. Americani, francesi, spagnoli, argentini. Si parla con un miscuglio di parole in tutte le lingue. L'importante è comunicare e farsi capire no?! Però mi sento un po' come Salvatore de "Il nome della rosa"!!!
continua...
Ore 5.45 San Donato Milanese - Linate. Ad aspettarmi una coda infinita di partenti per il ponte di Santambros. Quasi perdo l'aereo.
Ore 9.00 Parigi aeroporto Charles de Gaulle. Ovviamente per il prossimo volo devo cambiare non terminal, ma addirittura aeroporto! Quindi devo pure aspettare il mio zaino prima di salire sul bus destinazione aeroporto Orly.
Ore 11.00 Arrivo all'aeroporto Orly. Prossimo aereo alle 12.00. Chiusura Check-in ore 11.00! Fila della stramadonna causa sciopero del personale di terra. Minchia! E adesso?! Vedo passare un gruppetto con zaini e borse tutte ricoperte di adesivi delle varie organizzazioni presenti ad Haiti. Mi aggrego a loro e riusciamo a passare per prendere l'aereo, che ovviamente sta aspettando tutti e non parte fino alle 13!
Ore 16.30 Pointe a Pitre (Guadalupe). Dopo 8 ore e mezza di volo arriviamo ai caraibi! Dall'aereo vista meravigliosa. Il problema è che per me sono già le 21.30 ma l'orologio segna 5 ore in meno (fuso orario bastardo!).
Senza neanche il tempo per un cafferino si riparte per Haiti, ancora un'ora e 40 di volo (il terzo aereo della giornata!).
Ore 17.30 Arrivo a Port au Prince, Haiti. Nel frattempo abbiamo guadagnato un'altra bella oretta di fuso. Ho in corpo tutta una giornata di viaggio, ma siamo solo a metà pomeriggio!
All'aeroporto tutto tranquillo. Un fottio di espatriati di varie organizzazioni. Ancora adesivi e loghi dappertutto. Ogni giorno arrivano nuovi rappresentanti del baraccone umanitario.
Ci vengono a prendere.
Percorriamo la città. Vediamo poco. E' già buio. Sui due lati della strada tende accatastate una accanto all'altra. A prdita d'occhio. Tutti gli sfollati del terremoto. Appiccicate sui lat delle tende le facce sorridenti dei candidati alle elezioni presidenziali.
Un sacco di macchine in giro. Un traffico caotico. SFrecciano motorini evitando le enormi buche. La jeep sobbalza costantemente. Le strade fanno veramente cacare! Controlliamo costantemente che gli zaini appoggiati sul cassone dietro non volino via (o che qualcuno non ce li fotta!).
Arriviamo a destinazione. Dopo un veloce briefing mangiamo qualcosa e crolliamo distrutti dalla giornata di 30 ore!!! Dormo male a causa della differenzia di fuso. Mi sveglio alle 3 di notte e faccio fatica a riprendere il sonno. La tensione non aiuta.
Il giorno dopo mi alzo prestissimo. A colazione scopro che i piani per me sono cambiati. Altro spostamento. Parto da Port au Prince. Destinazione Saint Marc, sulla costa verso nord-ovest.
Arrivo nel posto dove mi fermerò (almeno penso) per i prossimi mesi. Il tempo di appoggiare lo zaino in camera, mangiare un boccone e mi portano nel CTC, il Centro per il Trattamento del Colera. Mi presentano i colleghi locali ed espatriati e inizio a orientarmi, non senza difficoltà.
Torno a casa....un po' frastornato. O meglio, ancora rincoglionito dai cambiamenti degli ultimi giorni.
A cena conosco il gruppo degli espatriati. Americani, francesi, spagnoli, argentini. Si parla con un miscuglio di parole in tutte le lingue. L'importante è comunicare e farsi capire no?! Però mi sento un po' come Salvatore de "Il nome della rosa"!!!
continua...
martedì 7 dicembre 2010
Haiti - 1
...dopo geriatra in mozambico...
...dopo casalingo a milano...
...adesso mi invento colerologo (?) ad Haiti!!!
Insomma sempre nuove esperienze senza mai sapere quello che sto facendo!!! Sempre a reinventarsi e cercare di imparare in fretta...
Sicuramente non ci si annoia, sempre stimoli nuovi, ma quel senso di inadeguatezza...
...dopo casalingo a milano...
...adesso mi invento colerologo (?) ad Haiti!!!
Insomma sempre nuove esperienze senza mai sapere quello che sto facendo!!! Sempre a reinventarsi e cercare di imparare in fretta...
Sicuramente non ci si annoia, sempre stimoli nuovi, ma quel senso di inadeguatezza...
giovedì 2 dicembre 2010
Giornata contro l'AIDS
MOZAMBICO
A Beira, donne e solidarietà
Le “mamme sieropositive” camminano molto, bussano alle porte, raccolgono notizie, soprattutto aiutano. Siamo a Beira, un grande porto dell’Oceano Indiano, e qui uno su cinque ha il virus dell’aids. “Il loro compito è sostenere le donne sieropositive da un punto di vista psicologico e sociale” dice alla MISNA Andrea Atzori, un esperto dell’organizzazione italiana Medici con l’Africa Cuamm che lavora in Mozambico da anni. Di recente, le “mamme sieropositive” si sono costituite in associazione. Sanno di essere fortunate perché, grazie a un difficile lavoro di prevenzione, i loro figli non hanno il virus dell’aids. Ora, con l’aiuto di tre centri di assistenza medica, vogliono dirlo anche alle altre: fate il test e, se siete sieropositive come noi, curatevi e proteggete i vostri bambini. Contrastare la trasmissione del virus da madre a figlio è fondamentale a Beira, una delle zone più difficili del Mozambico, uno dei paesi più difficili d’Africa. “Qui – dice Atzori - l’aids è ancora un’emergenza”. L’aumento del numero delle persone in cura è un fatto positivo, ma sul piano della prevenzione e della costanza nel trattamento resta molto da fare. Le “mamme sieropositive” di Beira vanno a trovare chi ha smesso di prendere i farmaci e cercano di capire perché lo ha fatto. Il loro lavoro aiuta a mantenere vivo il legame tra le comunità e ospedali cittadini non sempre forniti di anti-retrovirali, farmaci che devono essere assunti in modo regolare e per tutta la vita. La lotta contro l’abbandono della cura è una degli impegni più importanti a sud del Sahara, anche perché non è possibile capire se e quando saranno disponibili profilassi efficaci. “La ricerca può aiutare molto – sostiene Atzori – ma programmare gli interventi pensando che domani ci sarà il vaccino sarebbe sbagliato”.
Fonte: Misna
A Beira, donne e solidarietà
Le “mamme sieropositive” camminano molto, bussano alle porte, raccolgono notizie, soprattutto aiutano. Siamo a Beira, un grande porto dell’Oceano Indiano, e qui uno su cinque ha il virus dell’aids. “Il loro compito è sostenere le donne sieropositive da un punto di vista psicologico e sociale” dice alla MISNA Andrea Atzori, un esperto dell’organizzazione italiana Medici con l’Africa Cuamm che lavora in Mozambico da anni. Di recente, le “mamme sieropositive” si sono costituite in associazione. Sanno di essere fortunate perché, grazie a un difficile lavoro di prevenzione, i loro figli non hanno il virus dell’aids. Ora, con l’aiuto di tre centri di assistenza medica, vogliono dirlo anche alle altre: fate il test e, se siete sieropositive come noi, curatevi e proteggete i vostri bambini. Contrastare la trasmissione del virus da madre a figlio è fondamentale a Beira, una delle zone più difficili del Mozambico, uno dei paesi più difficili d’Africa. “Qui – dice Atzori - l’aids è ancora un’emergenza”. L’aumento del numero delle persone in cura è un fatto positivo, ma sul piano della prevenzione e della costanza nel trattamento resta molto da fare. Le “mamme sieropositive” di Beira vanno a trovare chi ha smesso di prendere i farmaci e cercano di capire perché lo ha fatto. Il loro lavoro aiuta a mantenere vivo il legame tra le comunità e ospedali cittadini non sempre forniti di anti-retrovirali, farmaci che devono essere assunti in modo regolare e per tutta la vita. La lotta contro l’abbandono della cura è una degli impegni più importanti a sud del Sahara, anche perché non è possibile capire se e quando saranno disponibili profilassi efficaci. “La ricerca può aiutare molto – sostiene Atzori – ma programmare gli interventi pensando che domani ci sarà il vaccino sarebbe sbagliato”.
Fonte: Misna
mercoledì 1 dicembre 2010
LONTANO DA DOVE?
Festa di compleanno per Medici con l'Africa Cuamm
Niccolò Fabi, Paolo Rumiz, Saba Anglana, Archimia, Carla Stella e altri nomi dello spettacolo e della cultura insieme per una festa "a sorpresa” per Medici con l’Africa Cuamm. Teatro, musica e immagini coinvolgenti per una serata speciale, curata da Marco Amato, per ricordare, nel giorno esatto del 60esimo dalla fondazione, la storia, il presente e il futuro di Medici con l’Africa Cuamm.
Vi aspettiamo numerosi!
Ingresso libero fino ad esaurimento posti
Per maggiori informazioni: www.mediciconlafrica.org
Niccolò Fabi, Paolo Rumiz, Saba Anglana, Archimia, Carla Stella e altri nomi dello spettacolo e della cultura insieme per una festa "a sorpresa” per Medici con l’Africa Cuamm. Teatro, musica e immagini coinvolgenti per una serata speciale, curata da Marco Amato, per ricordare, nel giorno esatto del 60esimo dalla fondazione, la storia, il presente e il futuro di Medici con l’Africa Cuamm.
Vi aspettiamo numerosi!
Ingresso libero fino ad esaurimento posti
Per maggiori informazioni: www.mediciconlafrica.org
Un luogo NON comune
Gli stranieri sono delinquenti...
I rom rubano...
Gli immigrati ci fregano il lavoro...
Gli extracomunitari portano malattie...
Ai tanti luoghi comuni che affollano i discorsi sull’immigrazione,
I rom rubano...
Gli immigrati ci fregano il lavoro...
Gli extracomunitari portano malattie...
Ai tanti luoghi comuni che affollano i discorsi sull’immigrazione,
il Naga risponde quotidianamente con la sua attività.
Sostieni un Luogo Non Comune, Sostieni il Naga!ASSOCIAZIONE NAGA - Via Zamenhof, 7/a - Tel: 0258102599 - Fax: 028392927 - E-mail: naga@naga.it
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