sabato 29 gennaio 2011

Haiti -18

Lingua creola haitiana

Una cosa mi ha colpito e incuriosito da subito riguardo il creolo haitiano: la grande somiglianza con il francese.
Quando ti abitui al suono, sembra una sorta di francese un po’ “semplificato”. Ed è anche più facile da scrivere rispetto al francese perché si scrive come si pronuncia. Non me ne vogliano gli studiosi del creolo. È solo una mia impressione da profano. Ho letto su internet che ci sono diversi studiosi che, rivendicando la dignità linguistica del creolo, ritengono una erronea semplificazione sostenere che il creolo sia solamente un francese più basico.
Ma sicuramente noto una grande differenza rispetto alle altre lingue “pre-coloniali” che ho incontrato fino ad ora.
In Rwanda (kinyarwanda), in Madagascar (malgascio), in Mozambico (almeno una ventina di diversi dialetti!), in Tanzania (swahili) e via dicendo, la lingua locale conserva le proprie caratteristiche ed è estremamente differente dalla lingua colonizzatrice.
La spiegazione è tanto “semplice” quanto terribile.
Gli haitiani non hanno una propria lingua pre-coloniale perché anche loro non erano qui prima della colonizzazione! Cioè gli haitiani non esistono?!? Beh, non proprio. Diciamo che qualcuno c’era prima, ma non erano proprio questi qui. Quelli che ci sono adesso.
Mi spiego meglio. Dunque...

…l'isola di Hispaniola, di cui Haiti occupa la porzione più occidentale, era in origine abitata dagli indigeni taino e arauachi. Il 5 dicembre del 1492, la Santa Maria, capitanata da Cristoforo Colombo, sbarcò dove oggi sorge Môle-Saint-Nicolas: l'intera isola fu subito rivendicata a favore della Spagna. La riduzione in schiavitù e le conseguenti condizioni di vita molto precarie portarono ad una drammatica diminuzione della popolazione indigena nel quarto di secolo successivo alla scoperta dell'isola. Per sopperire alla carenza di manodopera, gli spagnoli cominciarono a deportare schiavi africani, impiegati soprattutto nella ricerca dell'oro. La popolazione della colonia era composta da 3 diversi gruppi etnici: gli europei (circa 32.000 nel 1790) che detenevano il controllo politico ed economico, la gens de couleur (28.000 individui liberi e di sangue misto, di cui la metà mulatti, definibili come classe sociale di status inferiore) e, infine, gli schiavi africani (ben 500.000). Gran parte degli schiavi risultava essere nata in Africa e non ad Haiti. Infine, vi erano quelli che, con un termine inglese, sono noti come maroons: ex-schiavi che, sfuggiti ai loro padroni, vivevano nelle terre più elevate, completamente estranei al resto della colonia. E’ per questo che nel creolo haitiano sono riscontrabili diverse influenze ad opera delle lingue dell'Africa occidentale, fra cui il wolof e alcune lingue gbe (soprattutto fon ed ewe).
[fonte: wikipedia]


…pazzesco no?!

Haiti - 17

...alcune foto scattate dalla macchina durante una visita nei centri periferici che supportiamo per il trattamento del colera...

domenica 23 gennaio 2011

Haiti - 16

Uno degli avvenimenti più importanti dell'ultima settimana è stato il trasloco nella nuova casa.
preparare i bagagli. smontare le zanzariere. imballare tutto l'ufficio. caricare tutto. scaricare tutto. riorganizzare l'ufficio. dividersi le stanze. rimontare le zanzariere.
'na fatica!
la prima mattina nella casa ci siamo svegliati con varie sorprese.
in ordine di gravità:
non c'era acqua per lavarsi
eravamo invasi dalle zanzare
nessuno si era ricordato di comprare il caffè!!!
attimo di panico generale. io stavo impazzendo. un guaglione italiano senza caffè!
come inizio giornata una vera merda.
poi le cose pian piano sono migliorate. adesso siamo già organizzati. adesso siamo una vera e propria famiglia. con tanto di ruoli assegnati.
c'è il capo famiglia severo. la mamma buona. lo zio un po' strano. la sorellina alla moda. la sorella più tranquilla. il fratello musicista.
io ho deciso di fare il fratello che rutta e si lava poco!
la cosa bela della nuova casa è la posizione. più verso il centro della città. in mezzo alla gente. per andare al lavoro la mattina attraversiamo strade piene di vita. vediamo sempre una fila interminabile di studenti di tutte le età che camminano verso scuola. una colonna uniforme di divise scolastiche.
ecco qualche foto della città...
[la prima alba nella nuova casa]
[la vista dalla nostra terrazza - i vicini]

Haiti - 15

Outreach

Domenica scorsa sono finalmente uscito dalle quattro mura del centro per il colera per visitare altri centri periferici che appoggiamo nelle zone circostanti.
Eravamo io e M, infermiera giapponese.
Attraversiamo una lingua d'asfalto lungo la pianura dell'Artibonite. distese di campi coltivati. principalmente riso, mais e fagioli. dolci pendii fanno da cornice.
attraversiamo qualche piccola cittadina. piccoli negozietti sgarrupati ai lati della strada. merce di qualsiasi tipo esposta, ovviamente tutto di recupero. moto-taxi ovunque. venditori vari. sostanzialmente un sacco di gente per strada.
ad un certo punto svoltiamo a destra. inizia una strada secondaria. sterrato. si va verso le montagne. e iniziano i piccoli villaggi. gente di montagna. spariscono le macchine. noi siamo gli unici gipponi a passare accanto alle capanne coprendo tutto di polvere. incrociamo solo moto-taxi. uno-due-tre persone più il carico. su discese terrificanti con freni precari. un suicidio!
passiamo qualche torrente. la strada inizia ad arrampicarsi sul pendio della montagna. una ripida serpentina ci porta in cima. la vista è spettacolare. da qui si domina tutta la vallata.
passiamo accanto a piccoli gruppi di case. costruzionoi semplici. differenti dalla città. sembra di essere sulle colline ruandesi. mi tornano alla mente molte cose.
le moto cedono il passo ad asini e cavalli. qui gli unici mezzi di trasporto.
bambini-pastori ci guardano un po' disorientati. ci salutano.
qualcuno addirittuta mi grida "colera!!!". minchia che bella fama!
arriviamo al centro per il trattamento del colera.
piccolo. pochi pazienti. poco staff. sembra il nostro CTC in miniatura.
visito i pazienti insieme alla infermiera haitiana. ha fatto un buon lavoro. discutiamo insieme i casi più gravi. poi passo a vedere i casi più tranquilli.
inizio a parlare creolo. solita reazione. risata. stupore. poi attaccano a parlarmi contenti.
esaurisco tutto il mio repertorio. ci facciamo qualche bella risata. costringo tutti i pazienti a stracannarsi gran bicchieroni di SRO (sale di reidratazione orale). mi siedo accanto ad una anziana signora. rompo il ghiaccio con i convenevoli creoli. è contenta di vedere un medico. inizia a parlarmi di tutti gli acciacchi di una vita. mi perdo e chiedo aiuto per la traduzione.
poi controlliamo lo stock e scarichiamo il materiale che abbiamo portato per coprire le necessità dei prossimi giorni. è già tardi.
salutiamo e torniamo verso casa. lungo il tragitto tento di rubare foto dalla macchina in corsa. non posso chiedere all'autista di fermarsi ogni cinque minuti. sembro un bambino alla prima gita scolastica.
faccia fuori dal finestrino
dito sul pulsante
mille foto al minuto
stile giapponese.
e dire che la mia collega (giapponese appunto) non ce l'ha nemmeno la macchina fotografica!
luoghi comuni.
arriviamo a casa. quasi mi dispiace. è stata una giornata veramente interessante.
la cosa positiva è che dovrò tornare ancora nei centri in periferia per nuovi controlli medici.
non vedo l'ora...
[cimitero haitiano - tombe costruite come piccole case]


sabato 22 gennaio 2011

Haiti - 14

...dove ero rimasto.....ah sì, evasione.

beh evasione non proprio, ma qualcuno deve aver letto il mio blog. perchè nell'ultima settimana
abbiamo traslocato in una nuova casa
mi hanno spedito per una giornata verso remoti villaggi (seguiranno racconti e foto)
e ora mi trovo in un albergo in riva ad una stupenda spiaggia caraibica...
lo chiamano R&R. rest and recovery. un riposo di due giorni/due notti dopo 7 settimane di "terreno" (in gergo da cooperante fico).
questa mattina direttamente dal centro per il colera alla camera in riva al mare!
uno shock. sembra un altro mondo. in effetti E' un altro mondo. in questo qui gli haitiani sono ricchi e pasciuti e bevono cocktails a bordo piscina senza scacazzare e vomitare a destra e manca. un altro aspetto dell'isola. un enorme divario sociale. la massa povera e l'elite super-ricca.

arrivo alla reception. tutti gli ospiti eleganti. io indosso ancora la divisa da lavoro. maglietta maleodorante con il logo dell'associazione in bella mostra, pantaloni scoloriti dal cloro, zainetto, marsupiale (residuo del mozambico), tracolla per macchina fotografica in finto-jeans e sporca, chitarra sottobraccio. diciamo un figlio dei fiori un po' sfigato!
pago. mi legano al polso un braccialetto tipo villaggio turistico (e pure rosa). ahi cominciamo male. spero solo di non dover partecipare a qualche torneo tipo tiro alla fune o di non dover scoppiare palloncini con il culo per il gioco aperitivo!
entro nella camera e corro a spegnere l'aria condizionata regolata su 14 gradi! sono pazzi. come in moz.
vado al ristorante. pranzo a buffet. anzi abbuffè visto che non pago io. cibo ottimo. dopo settimane di pollo fritto e patatine. addirittura torta e macedonia di frutta fresca!
svengo un attimo nel letto. mi ripiglio. poi corro in spiaggia. deserta.

sono solo. finalmente il mare!
entro nell'acqua. dopo troppo tempo.

per un attimo penso a tutto il vibrio che c'è dentro. che faccio vado?!
respiro profondo. mi tuffo.
acqua fresca. cristallina. azzurro intenso.
rimango sott'acqua. passano minuti, ore. rilasso il corpo. mi lascio trasportare dalla corrente.

un attimo di pace assoluta

per dimenticare lo stress e la fatica.
ora tutto è perfetto.
o quasi.
manca Ju...

sabato 15 gennaio 2011

Haiti - 13

...chiuso da sei settimane in un albergo a tre minuti di macchina dal lavoro.
casa lavoro lavoro casacasa lavoro lavoro casa casa casa lavoro lavoro casa lavoro lavoro casa casa lavoro lavoro casa casa casa lavoro lavoro casa lavoro lavoro casa casa lavoro lavoro casa casa casa lavoro lavoro casa lavoro lavoro casacasa lavoro lavoro casa casa casa lavoro lavoro casa lavoro lavoro casacasa lavoro lavoro casa casa casa lavoro lavoro casa lavoro lavoro casa casa lavoro ...
mi sembra di essere il mitico jacky nell'overlook hotel. porte tutte uguali. lunghi corridoi. un bambino con il triciclo. le gemelle. REDRUM!!!


...e poi deve esserci qualcosa di strano, di maledetto. eravamo un gruppo numeroso. un sacco di gente. colleghi simpatici. ma siamo sempre meno. sempre meno.
qui la gente sparisce!
mi sa che è come in dieci piccoli indiani...
chissà come andrà a finire. ne resterà uno solo? no, quello era highlander.
confusione. confusione.
sarà la malaria cerebrale?
sarà l'isolamento?
già annodato le lenzuola.
già preparato il manichino finto gianluca.
stanotte si evade...

venerdì 14 gennaio 2011

Haiti - 12

Haiti è un paese purtroppo già visto. Come il Rwanda, il Mozambico, il Brasile, il Madagascar...
Isola caraibica. Paradiso dei turisti. Spiagge stupende, palme, sole, mare cristallino.
Come già scritto per il Rwanda...un contrasto troppo stridente tra la bellezza dei luoghi e la difficoltà di viverci.
Non so come fosse la vita prima del terremoto. Dal poco che ho letto non doveva essere facile.
Dopo il terremoto sembra quasi impossibile.
Tutto è instabile. Tutto è precario. Gli edifici. Il lavoro. La politica. La salute. La vita.
Nessuno pensa al domani. Comprensibile. Oggi hai fortuna e mangi. Domani chissà.
Pensare al futuro è un lusso che solo noi "nati nel posto giusto" possiamo permetterci.
Nessuna retorica. Nessun senso di colpa o fustigazione. Solo un dato di fatto. Da non dimenticare. Tutto qui.
La capitale è un ammasso di macerie. Letteralmente. Case pericolanti o già crollate. Cumuli di sassi e sabbia ovunque. Persone che tentano di sistemare la propria casa o quel che ne resta. Tutti hanno diritto ad un tetto. Seppur di tela o lamiera. Ovunque tendopoli. Tende a perdita d'occhio. Pochi centimetri le separano. Fili stesi con vestiti ad asciugare. Piccoli fornelli a carbone. Fuocherelli sparsi nella notte.
Per attraversare la città in macchina servono ore. Strade distrutte. Traffico caotico. Incroci e imbottigliamenti. Uomini in divisa tentano di mettere ordine. Inutilmente.
La città è tagliata da un canale. Tipo i navigli a Milano. Ma con dentro un fiume di merda. Spazzatura. Rottami. Liquami. Bambini ci camminano dentro in cerca di qualcosa. Chissà cosa poi...
Colleghi qui da più tempo mi dicono che i bambini bevono dalle pozzanghere ai bordi delle strade.
In tutto questo scenario un'epidemia di colera. L'ennesima tragedia. Accanimento della sfiga.
E come sempre due lati della medaglia.
Da un lato la gente colpita dalla malattia. Gente che muore.
Dall'altro gente che finalmente trova lavoro. Dopo tanto tempo. Dopo anni di disoccupazione. Un tasso di disoccupazione nell'isola elevatissimo. Il baraccone degli aiuti umanitari che arriva con un fiume di soldi e possibilità di lavoro per molte persone. Per qualche settimana, forse qualche mese, soldi mai visti, mai così tutti insieme.
Chi lavora sodo. Chi si arrangia con piccole attività. Chi approfitta della situazione. Finchè dura.
E chi spera che questa emergenza duri in eterno. Per continuare a lavorare. Per avere qualche soldo in più. Per avere qualche possibilità di un futuro.
La speranza di una "rinascita" si basa sulla morte di altri...
che cinica assurdità. Ma quasi comprensibile.
In questi giorni stiamo riducendo il personale del centro. Meno pazienti. Meno personale. Logico.
Ma difficile. Difficilissimo. Dopo settimane (per me), mesi (per altri miei colleghi) passati a lavorare insieme ad un progetto. Condividendo molte ore di lavoro. Uno sforzo per tutti.
E' stato molto triste. Non ci sono abituato. Non riuscivo a guardarli negli occhi. Non sono riuscito a sostenere il loro sguardo. Carico di delusione. E consapevolezza che per loro tutto tornerà come prima. Magari qualche soldo in più in tasca. Ma senza un lavoro.
Difficile. Molto.

giovedì 13 gennaio 2011

Haiti - 11

12 gennaio 2011 ore 16.53
un anno esatto dal terremoto che ha distrutto haiti
il rispetto per la tragedia ha fermato per un minuto il nostro lavoro
silenzio surreale
sguardi provati dal ricordo
preghiere
ognuno a suo modo
giornata differente
una paziente piangeva nel suo letto
la madre morta un anno fa
sepolta dalla propria casa

sabato 8 gennaio 2011

Haiti, il punto a un anno dal sisma

L'interesse scatenato dal terremono inferiore a quello per una trasmissione Tv. Haiti abbandonata sempre e comunque.

Scritto da
Roberto Codazzi

[leggi l'articolo su peacereporter]

giovedì 6 gennaio 2011

martedì 4 gennaio 2011

Haiti - 8

[foto by JC - phptpshop by GianMuga]

Haiti - 7

...una giornata cominciata male con una ragazzina di tredici anni quasi persa per il colera...
...una giornata finita bene salutando la ragazzina di tredici anni prima di tornarmene a casa...